Basti pensare all’inefficacia delle campagne di informazione per incentivare la raccolta differenziata (RD) porta a porta, mentre contemporaneamente si pensa di costruire nuovi impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) in buona parte alimentati da progetto con rifiuti indifferenziati. E buona parte degli stessi materiali che escono dagli impianti di TMB (carta, plastica) sono destinati all’incenerimento, anziché alla filiera del riciclo e riuso.
Un importante e attendibile spunto per analizzare la situazione del ciclo dei rifiuti nella nostra Regione è offerto dall’ultimo rapporto ISPRA (2012, dati 2010).
Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Nuovi dati sui rifiuti: molte conferme e qualche novità
Il toto-rifiuti della Regione Lazio è in continuo aggiornamento, tra dichiarazioni politiche ora distratte da gravi avvenimenti, interrogazioni parlamentari, lettere inascoltate di cittadini e associazioni alle istituzioni.
Il tempo scorre. Velocemente si avvicina la chiusura della discarica di Malagrotta la cui ennesima proroga sembra essere nell’aria.
Le popolazioni coinvolte dall’impiantistica dell’industria del rifiuto giustamente insorgono, mentre le misure per la crescita sostenibile del Ministero dell’Ambiente prevedono la valorizzazione energetica dei rifiuti non riciclati, quindi l’incenerimento, senza prendere minimamente in esame la valorizzazione sanitaria e ambientale.
Non si risolverà correttamente il problema dei rifiuti se non si attueranno sin da subito politiche di riduzione a monte, riciclo e riuso. Non solo nei proclami, ma nella pratica.
Basti pensare all’inefficacia delle campagne di informazione per incentivare la raccolta differenziata (RD) porta a porta, mentre contemporaneamente si pensa di costruire nuovi impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) in buona parte alimentati da progetto con rifiuti indifferenziati. E buona parte degli stessi materiali che escono dagli impianti di TMB (carta, plastica) sono destinati all’incenerimento, anziché alla filiera del riciclo e riuso.
Un importante e attendibile spunto per analizzare la situazione del ciclo dei rifiuti nella nostra Regione è offerto dall’ultimo rapporto ISPRA (2012, dati 2010).
La produzione regionale di rifiuti complessiva (circa 3,4 milioni di tonnellate) e pro capite (circa 600 kg) rimane, nell’ultimo quinquennio, pressoché invariata.La RD nazionale tocca il 35,3% nel 2010, raggiungendo gli obiettivi fissati dalla normativa con ben quattro anni di ritardo. Siamo molto lontani dal 65% programmato entro il 2012. Se il Nord arriva al 49,1%, il Centro (27,1%) e il Sud (21,2%) non hanno ancora raggiunto la quota di legge fissata per il 2006. La Regione Lazio si ferma al 16,5% (solo +1,4% rispetto al 2009). Dati che parlano da sé.
Passando ai dati provinciali, vediamo Roma al 17,6%, Frosinone appena al 6,1%, terz’ultimo posto in Italia. Per cui, se è vero che Frosinone smaltisce i propri rifiuti senza gravare su altre province, non si può dire che abbia chiuso il proprio ciclo dei rifiuti in maniera virtuosa, in quanto ne conferisce, in buona sostanza, metà in discarica e l’altra metà negli inceneritori.
Decisamente preoccupanti, tra l’altro, sono le percentuali di rifiuti prodotti dall’incenerimento negli impianti di Frosinone (San Vittore) e di Roma (Colleferro). Mediamente, il 20% dei rifiuti entranti si trasforma in ceneri e scorie, pericolose e non, da trattare e poi conferire in altre discariche o altre strutture di smaltimento o recupero.Veniamo alla raccolta differenziata dei Comuni del Lazio, in base ai dati regionali ufficiali del 2009, non dimenticando però che molti Comuni hanno in seguito avviato sistemi di RD porta a porta.
Relativamente alla provincia di Roma, Olevano Romano è il Comune più virtuoso della Valle del Sacco (secondo a livello regionale solo a Genzano), con il 44,3% di RD; Colleferro si attesta all’11,3%, Montelanico segna un discreto 25,8%.
In provincia di Frosinone i valori scendono. Ad esempio, ricordiamo Anagni (6,7%), Paliano (5,3%), Ceccano (5,2%), Sgurgola (2,6%). Tra i migliori, Piglio (21,1%).
Analizziamo ora in dettaglio la situazione di Colleferro, anche in base ai dati del MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale) 2011. A Colleferro, su circa 11.000 tonnellate di Rifiuti Solidi Urbani (RSU), solo 1.800 vengono recuperate. La percentuale di rifiuti urbani destinati al recupero (R13) si attesta al 16,53%. Ben l’ 83,47% dei RSU viene smaltito nella discarica (D1) di Colle Fagiolara.
Entriamo nel dettaglio dei rifiuti differenziati a Colleferro. Il 43% (7,03% sul totale del rifiuto) risulta essere carta, cartone e relativi imballaggi; il 27% (4,44%) imballaggi in materiali misti, quali ad esempio alluminio e vetro; il 15% (2,55%) imballaggi in plastica; il 10% (1,68%) scarti di demolizione e laterizi; le restanti percentuali si suddividono tra abbigliamento e medicinali.Come risulta anche dal COREPLA (Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio ed il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica),
un’alta percentuale degli imballaggi plastici viene avviato al “recupero energetico” in inceneritori e cementifici. Ne consegue che una parte della RD risulta funzionale all’incenerimento. Vale a dire, la stessa logica dell’impianto di TMB in iter autorizzativo.
In ogni caso, la RD porta a porta eliminerebbe dal perverso circuito TMB-discarica-inceneritore un cospicuo quantitativo di rifiuto, che peraltro la legge impone di inviare al recupero per il riciclo e riuso, con notevoli benefici economici, sanitari e ambientali. La Regione Lazio, le Province e i Comuni che ancor oggi non riescono a trovare una soluzione alternativa a tale circuito dovrebbero concentrarsi sulla centralità della raccolta differenziata, sulla sensibilizzazione ad acquisti virtuosi con riduzione a monte del rifiuto, sulla promozione di pratiche di autocompostaggio, sulle isole ecologiche, e su altre tecniche di cui non mancano certo esempi.
E’ anche per ribadire questi concetti che rinnoviamo l’invito a partecipare alla manifestazione del 6 ottobre 2012 a Colleferro.
Valle del Sacco, 26 settembre 2012