Rassegna stampa 26-27.05.11

ANAGNI. NUOVA ORDINANZA DI ABBATTIMENTO POLLAME IN LOCALITA' QUATTRO STRADE. POLEMICA MARANGONI-ISTITUZIONI
LINK AL TESTO DELL'ORDINANZA
Il Messaggero FR 27.05.11 p.49
di PAOLO CARNEVALE

ANAGNI. NUOVA ORDINANZA DI ABBATTIMENTO POLLAME IN LOCALITA' QUATTRO STRADE. POLEMICA MARANGONI-ISTITUZIONI
LINK AL TESTO DELL'ORDINANZA
Il Messaggero FR 27.05.11 p.49
di PAOLO CARNEVALE
Una nuova ordinanza di abbattimento di bestiame. Pollame per la precisione. In seguito al riscontro di valori fuori norma di sostanze diossinosimili. Che gli animali avrebbero assunto beccando a terra. È ancora evidente l’emergenza ambientale ad Anagni, in seguito alla nuova ordinanza emanata ieri dal sindaco della città dei papi Carlo Noto. Il sindaco, avuti i riscontri sui valori elevati di sostanze inquinanti presenti negli animali di una azienda posta in località Quattro strade, ha deciso di seguire la strada dell’abbattimento degli animali. Una via già seguita nel gennaio del 2010, quando 22 galline e 2 papere, sempre in zona, vennero abbattuti per gli stessi motivi.
La notizia della nuova ordinanza si è sparsa in un baleno in città. Ed ha acceso ancora di più un ambiente molto sensibile alle tematiche ambientali. Ieri in città infatti, hanno tenuto banco le dichiarazioni fatte il giorno prima dallo stato maggiore della Marangoni. Che aveva denunciato una “persecuzione” nei propri confronti da parte di chi da tempo ipotizzerebbe un ruolo attivo della ditta in merito al disagio ambientale. La Marangoni aveva anche criticato la bocciatura del progetto Car fluff. E si era infine interrogata sulla possibilità di investire ancora in zona visto l’ambiente avverso. Parole che a molti sono sembrate al limite del ricatto occupazionale. Così ha replicato il sindaco Noto: «Se vogliono fare del terrorismo allora sappiano che, se davvero fosse dimostrato che loro inquinano, dovrebbero certamente andare via. Nessuno mette in relazione la diossina alla Marangoni. Che la situazione ambientale in zona sia seria è dimostrato dal fatto che- ha ribadito ancora Noto- ho emesso appunto una nuova ordinanza di abbattimento animali contaminati dalla diossina in località Quattro Strade». Noto è stato poi durissimo sull’ipotesi di congiura fatta dai vertici della Marangoni: «Sono del frustrati mentali». Sulle polemiche per la bocciatura del progetto Car fuff ha detto che «la conferenza dei servizi ha stabilito che il Car fluff è inquinante». Noto ha infine contestato le accuse di discriminazione della ditta: “ le indagini non colpiscono solo la Marangoni. I tecnici controllano tutti». «La Marangoni sbaglia- è stato, sul tema, il commento dell’assessore provinciale all’ambiente Fabio De Angelis-: i controlli la stanno tutelando; non c’è alcun atteggiamento ostile nei confronti di chi crea occupazione. Sul Car fluff c’è stata una valutazione di impatto ambientale che ha stabilito delle cose, hanno fatto ricorso ed hanno perso. Questi sono i fatti». Il presidente del Das (Diritto alla salute) Alesssandro Compagno infine, ha voluto esprimere «solidarietà alle forze dell’ordine che da tempo svolgono controlli costanti e non devono essere criminalizzati. Se la Marangoni non vuole essere discriminata accetti un pubblico dibattito, non si chiuda nelle sue stanze, dando dati che nessuno può controllare».

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«Ho letto sulla stampa di oggi le dichiarazioni dei vertici aziendali della Marangoni Spa che accusano gli enti di controllo ambientale di un accanimento nei confronti dell’azienda. Le accuse appaiono infondate e soprattutto ingenerose nei confronti di attività finalizzate a mettere fine ad una situazione di criticità ambientale che, spesso immotivatamente, vede sul banco degli imputati solo la Marangoni», commenta così l’assessore provinciale Fabio De Angelis. «I controlli delle ultime settimane da parte di Arpa, carabinieri e corpo forestale si sono resi necessari a causa del perdurare di presenza di schiuma nelle acque dello scarico della Marangoni ma dai controlli è emerso, ad esempio, l’allaccio “abusivo” di altre attività che potrebbero essere responsabili della presenza di schiuma denunciata dai comitati dei cittadini. In generale come ho avuto modo di ricordare in occasione dell’incontro con il Commissario regionale di Arpa, la condizione della nostra Provincia risulta molto critica soprattutto alla luce delle novità presenti nel nuovo Piano di tutela delle acque e del nuovo Piano di tutela dell’aria – continua l’assessore – Infine, per quanto riguarda la bocciatura dell’inceneritore del “car fluff” va ricordato che il parere obbligatorio e vincolante di Valutazione di Impatto Ambientale è stato contrario, a causa dei superamenti degli inquinanti, e i ricorsi al Tar e Consiglio di Stato, presentati dalla Marangoni, hanno avuto esito negativo. A questo punto credo che ogni ulteriore commento sia del tutto inutile».

FROSINONE. TARIFFE IDRICHE, PAROLA AL TAR
La Provincia FR, 27.05.11
La decisione dei giudici del Tar di Latina potrebbe esser resa nota già questa mattina. Ieri, infatti, si è tenuta – come annunciato – l’udienza in camera di consiglio per trattare il ricorso presentato dall’Acea Ato5 Spa, che gestisce il servizio in provincia di Frosinone, contro il silenzio dell’Ambito territoriale ottimale nel fissare le tariffe idriche.
L’Acea, in sintesi, ha chiesto ai giudici amministrativi di obbligare l’Ato5 a fornire le tariffe idriche con cui fatturare l’acqua erogata. Come noto, a seguito delle vicende legate all’annullamento – deciso dall’assemblea dei sindaci nel 2009 – degli aumeni tariffari accordati ad Acea Ato5 nel 2007, l’autorità d’ambito non ha più provveduto a fornire nuove tariffe idriche per gli anni dal 2006 al 2009. Per il 2010 c’è solo una tariffa provvisoria e comunque giudicata insufficiente a coprire la gestione da Acea, mentre per il 2011 (che per metà è già passato) la tariffa non c’è affatto. Come non è stata mai redatta la revisione del piano d’ambito prevista ogni tre anni dalla legge.
Se il ricorso del gestore verrà accolto il giudice dovrebbe ordinare all’Ato5 di provvedere entro un certo numero di giorni (per la complessità del caso si tratterebbe di qualche mese) a predisporre i necessari piani e le tariffe. Inoltre, vista la riconosciuta obbligatorietà (che sarebbe stata a quel punto acclarata dal Tar) nell’assumere questi provvedimenti e vista l’espressa richiesta dell’Acea, il Tar dovrebbe anche nominare, con lo stesso provvedimento ed a spese dell’Ambito territoriale, un commissario “ad acta” incaricato di compiere gli atti ordinati all’Ato5 qualora questo, trascorso inutilmente il tempo assegnato, non vi avesse adempiuto. Soluzione quest’ultima in cui tutti – al di là delle dichiarazioni ufficiali e influenzate dalla campagna elettorale per le comunali ancora in corso – sperano: l’Acea perché così avrebbe un soggetto terzo, diverso dall’amministrazione provinciale con cui poter discutere (visti gli ormai pessimi rapporti e l’incomunicabilità rilevata); e il presidente della Provincia Antonello Iannarilli perché così, sollevato dal peso di dover rivedere le tariffe (che necessariamente saranno più alte dell’unica attuale esistente) non dovrà sottoscrivere nuovi aumenti e potrà continaure a dire ai cittadini di aver provato a mandare via l’Acea ma di non averlo potuto fare davanti al mancato appoggio dei sindaci che finora, effettivamente, non gliel’hanno permesso.

PROCURA DI FROSINONE, SI INSEDIA AL VERTICE GIUSEPPE DE FALCO
Il Messaggero FR 27.05.11 p.45
«Conosco bene questo territorio, ho lavorato a Paliano, ad Alatri e a Frosinone. Qui, i colleghi li conosco tutti». E’ il primo commento del nuovo Procuratore della Repubblica di Frosinone, Giuseppe De Falco. «Sono arrivato appena da un giorno – ha spiegato – ma una cosa mi sembra già chiara: la carenza di uomini, mezzi e risorse». Un problema che attanaglia buona parte degli uffici giudiziari italiani ma che a Frosinone è particolarmente grave soprattutto per la carenza di uomini: mancano all’appello investigatori e amministrativi e in particolare sono scoperti cinque ruoli direttivi: tutte le persone andate in pensione negli ultimi anni non sono state sostituite. Il magistrato comunque si è già messo al lavoro e ha già incontrato i sostituti procuratori che lavoreranno con lui per avere il quadro della situazione. «Negli ultimi vent’anni mi sono occupato di reati contro l’ambiente, contro la pubblica amministrazione e di criminalità organizzata – racconta – un’esperienza che credo mi sarà utile nell’affrontare i problemi di questo territorio».
V.B..


COMUNICATO STAMPA ASS. DIRITTO ALLA SALUTE 26.05.11
IL TAR DEL LAZIO HA RIGETTATO LA RICHIESTA DI
SOSPENSIVA DEL PROVVEDIMENTO DI CHIUSURA DELL'OSPEDALE DI ANAGNI
 
L'avv. Dal Pozzo ha sottolineato che "Si tratta dela stessa ordinanza
che venne pronunciata sul caso di Pontecorvo. C'è un solo riferimento
alle eccezioni che vengono rinviate alla discussione finale, nel merito.
Ritengo che, così come formulata, l'ordinanza possa essere impugnata
davanti al Consiglio di Stato."

RELAZIONE DELLA CONFERENZA STAMPA DEL 25.05.11 ALLA MARANGONI TYRE DI ANAGNI – MAURO MEAZZA, ANAGNI CAPUT MUNDI

La sala conferenze della Marangoni di Anagni è molto confortevole. Poltrone morbide nelle quali puoi rischiare di sprofondare e, magari, addormentarti. L'ho sperimentato personalmente proprio ieri. In occasione della conferenza stampa che l'azienda ha organizzato in mattinata. Un'importante occasione per capire il punto di vista industriale dopo gli ultimi avvenimenti locali, culminati in una denuncia da parte del Corpo Forestale dello Stato. Ed importante anche per approfittare della cortesia Marangoni. Non negherò infatti la bontà dei pasticcini offerti nel rinfresco conclusivo.

Stavolta la Marangoni ha pensato di fare le cose un po' in grande. Ed ha inviato qui ad Anagni niente poco di meno che il suo amministratore delegato, Massimo De Alessandri, che nella foto è il secondo da destra, con gli occhiali e le mani giunte.

In occasione di una circostanza del genere due sono le cose davvero importanti di cui occorrerebbe rendere conto. La prima riguarda cosa l'azienda ha detto. La seconda invece cosa l'azienda non ha detto. Decisamente più interessante.

Comincerò dalle parole esplicite, ovviamente. Niente di sorprendente, beninteso. A fronte della denuncia per «emissione di sostanze pericolose nell’atmosfera», come riportato nel comunicato stampa di una ventina di giorni fa del Corpo Forestale dello Stato,  De Alessandri ha risposto prima con l'orgoglio: «non abbiamo mai rubato nè inquinato, in 35 anni di attività nessun procedimento contro di noi».  Quindi con l'incredulità: «chissà perchè gli inquinatori siamo noi. In questi ultimi 12 mesi abbiamo subito 1 controllo a settimana: così non si può lavorare». Quindi ha lanciato il suo monito finale: «a questo gioco dell'oca noi non ci stiamo».

La faccenda del gioco dell'oca, in effetti, lì per lì ha lasciato perplesso anche me. Non riuscivo a collocarlo nel quadro generale. Era una metafora, certo, ma di cosa? Per fortuna lo stesso amministratore delegato, in seguito, l'ha spiegata. Il ragionamento, più o meno, è il seguente: se tu fai un controllo oggi e non trovi nulla di anomalo, perchè poi vieni pure la settimana dopo a fare lo stesso, identico controllo? Speri di trovare una settimana dopo quello che non hai trovato oggi? Dopo che non hai mai trovato nulla? Ogni settimana siamo daccapo. Si ricomincia tutto da zero. Proprio come il gioco dell'oca, che ti riporta indietro al punto di partenza.

Il senso di tutta la conferenza stampa, coi classici pezzi grossi, è dettato dallo stesso De Alessandri in questo modo: si tratta di una «denuncia molto aperta». E che cosa sarebbe venuto a denunciare, l'amministratore delegato della Marangoni, quaggiù da noi? Una «particolare volontà», una «ostilità locale». Lo sconcerto dipenderebbe dal fatto che tanti, ovunque, producono e smaltiscono pneumatici, ma solo qui ad Anagni, contro la Marangoni, ci sarebbe questo atteggiamento ostile della popolazione e della città. Solo qui si sentirebbero le puzze. Quest'ultima considerazione accompagnata da regolari sorrisini commiserevoli d'ordinanza.

E poi il messaggio finale. «Vogliamo capire se il territorio ci ama. Se il territorio non ci ama, dovremo inserire tale elemento nelle nostre valutazioni».  Frase direttamente collegabile a quest'altra: «Un altro imprenditore avrebbe già gettato la spugna».

Stante questo punto di vista, non sorprende affatto che tutte le rappresentanze sindacali, presentissime alla conferenza stampa, abbiano sottolineato lo stesso, identico concetto. Usando abbondantemente gli stessi termini che, in altre imbarazzanti circostanze, noi italiani siamo stati abituati a sentir provenire da colui che considera la magistratura un cancro della società. I sindacalisti, infatti, hanno parlato di «stillicidio», «accanimento», «persecuzione». Termini che hanno persino ampliato in un documento distribuito durante la conferenza, e sottoscritto da tutte le segreterie provinciali. In esso l'accanimento diventa «sistematico» e gli attacchi «continui».

Questo è quanto, in soldoni. Ah, no. Quasi dimenticavo. Alla conferenza stampa ha partecipato anche un sonnacchioso Marcello Pigliacelli, presidente Confindustria di Frosinone. Il quale si è animato solo per lanciare un messaggio inquietante. Quando, di fronte alla «denuncia molto aperta» di De Alessandri, ha precisato la natura delle sue preoccupazioni: «Perchè, quando c'è qualcosa che non va, vengono a controllare te?».

Insomma. L'essenziale di quanto avvenuto sta tutto qui. E siete in grado di farvene un'idea abbastanza precisa. Concludo la parte ufficiale sottolineando che c'è stata una piccolissima parentesi pure sul car-fluff. Che comunque non rientrava ufficialmente nell'ambito della conferenza stampa. Argomento, però, sul quale la Marangoni ha pensato bene di non farsi trovare impreparata mandando in prima linea Roberto Tamma, colui che ha firmato il protocollo VIA della sperimentazione dell'inceneritore col ministro Matteoli. Evito accuratamente di entrare nel merito del suo intervento. Sia perchè è stato solo un assaggino. Sia perchè, essendo in corso un contenzioso legale importante sulla questione, è bene mantenere un meditato silenzio sulle strategie che saranno sviluppate nelle sedi opportune. Vi accenno solo che il Tamma ha parlato, a proposito dell'impianto d'incenerimento, di «orgoglio tecnologico» e di «livello estremamente sofisticato». E concludendo che esso è  «il miglior impianto esistente».

La conferenza stampa, dunque, non ha detto cose particolarmente rivoluzionarie, ma a mio parere è possibile darne comunque una lettura un pochino più interessante. Basta grattare un po' la superficie. Potremmo cominciare dal fatto che, a questo incontro, è stato mandato l'amministratore delegato. Una presenza così gerarchicamente alta può significare molte cose. Ad esempio può significare che l'azienda sia rimasta particolarmente colpita dalla denuncia del Corpo Forestale dello Stato. E che, al di là della scontata minimizzazione da contratto, il colpo sia stato accusato per intero. Ma è evidente che non si può mandare un amministratore delegato a dire le stesse cose che potrebbe dire anche qualche altro dirigente. Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, come dicevano i Blues Brothers, e dunque si tratta di capire non solo che cosa il De Alessandri è venuto a dirci. Ma, sopratutto, che cosa è venuto a non dirci.

Sicuramente è venuto a dirci che, se dovessero scoprire che la città non li ama, potrebbero decidere di andarsene. A domanda esplicita l'amministratore delegato non ha dato un'indicazione precisa, ma a molti è parso implicitamente certo il percorso dialettico del suo discorso. Fateci lavorare, avrebbe in pratica ammonito. Lasciate lavorare in santa pace un'industria che paga 18 milioni di stipendi mensili (è stato detto proprio così). Smettetela di venirci a fare le pulci, perchè potremmo decidere di mollare tutto.

Il problema di fondo, però, è che la strategia della Marangoni non è mai apparsa tanto ambigua come in questa circostanza. Perchè durante tutto l'incontro non sono riuscito a capire bene se l'azienda si stava difendendo oppure, come nella migliore strategia difensiva, stava attaccando.

Perchè mai come questa volta si partiva da un dato certo. Esterno alla città ostile. Un apparato dello stato l'ha proprio denunciata, la Marangoni. Ed ha usato parole dal significato inequivocabile. E dunque. Di fronte ad un documento tanto preciso, occorreva una contromossa altrettanto precisa. Se la Marangoni si ritiene vittima di un'ingiustizia, e ritiene di essere assolutamente innocente, perchè non controbattere con argomenti magari un po' noiosi, ma opportuni, a quella denuncia? Avrebbero potuto, chessò, sciorinare un po' di dati. Mostrare grafici di sostanze chimiche e di livelli d'inquinamento automobilistico. Insomma. Avrebbero potuto stupirci coi famigerati effetti speciali.

Ed invece, pensate un po'? Il De Alessandri la sua bella presentazione l'ha mostrata. Ma in essa non c'è stato assolutamente nulla che riguardasse l'ambiente. L'inquinamento. Le sostanze. La compatibilità. L'ecologia. Una risposta forte a quella forte denuncia. Macchè. Ha preferito illustrare 12 bellissime diapositive a colori, intitolate «Situazione aziendale con riferimento alle vicende ambientali», ma nelle quali ha parlato solo di investimenti. Di siti produttivi nel mondo. Di  «production plant & commercial presence». Di ripartizione del fatturato ed, addirittura, della storia dell'azienda a partire dalle lontane origini, datate 1950.

Il signor De Alessandri, insomma, ha fatto finta di dimenticare che tutti noialtri eravamo lì a quell'incontro per sentire la loro risposta ad un'unica domanda. Quella contenuta in un comunicato stampa nel quale si denuncia l'azienda per «emissione di sostanze pericolose nell’atmosfera». A questo occorreva rispondere. In modo esplicito. Diretto. Brutale.

Invece. La difesa dell'azienda s'è soffermata sui denari degli investimenti. Sul core business industriale. Sui 500 lavoratori più altri 300 dall'indotto. E poi s'è trastullata sul delineamento di un profilo da vittima. Vittima dei controlli. Vittima della politica. Vittima della città. Vittima delle malelingue. Questa difesa ha dato l'impressione di essere rimasta troppo in alto rispetto alla realtà. Quasi di averla voluta scansare, la sporca realtà. E, quando finalmente ha cercato di scendere nello specifico, è sembrata decisamente inadeguata. A che serve, infatti, mostrare l'ultra certificazione EMAS di azienda ambientalmente compatibile, se poi sulla testa ci si ritrova una denuncia del genere?

Per non parlare, poi, dell'atto materiale della denuncia. Nella conferenza stampa il responsabile del sito anagnino, Gerardo Magale, ha ribadito due circostanze davvero incredibili. La prima riguarda l'atto. Ossia il documento. Magale ha infatti affermato che la denuncia, ancora, non è giunta materialmente all'azienda. Insomma. Esiste il comunicato stampa della denuncia, ma alla Marangoni questa non sarebbe ancora stata notificata. La seconda riguarda le circostanze ambientali nelle quali la denuncia sarebbe nata. Perchè Magale ha chiarito che gli agenti della forestale che fecero il sopralluogo nell'azienda furono accompagnati da lui personalmente durante tutta l'ispezione. E la sua testimonianza nega decisamente che alcuno si sia sentito male, come invece riportato nel comunicato stampa della stessa forestale.

Ebbene. Di fronte ad una divergenza così grave ed insanabile dei punti di vista, solo un giudice potrebbe dire l'ultima parola. Ma alla domanda se l'azienda ha provveduto oppure intende provvedere ad una controdenuncia, l'amministratore delegato ha risposto: «noi facciamo altro; facciamo un altro lavoro». A me pare che, qualsiasi lavoro si faccia, nel caso in cui qualcuno muovesse accuse ritenute tanto infondate sulla base di circostanze ritenute tanto fantasiose, non bisognerebbe far passare neppure cinque minuti per correre dal giudice.

Tanto più che lo stesso De Alessandri, in un'altra circostanza, ha mostrato una certa spietatezza. A proposito della famosa schiuma bianca, infatti, rispetto alla quale la Marangoni ha ribadito la sua assoluta estraneità, accusando invece gli allacci abusivi compiuti da altri alle sue tubature, l'amministratore delegato ha rimproverato Magale. Perchè, in pratica, non ha provveduto a chiudere immediatamente e senza tanti fronzoli quegli allacci abusivi. Compiuti su una proprietà dell'azienda, per giunta. Di fronte alle resistenze di Magale, che ha opposto motivi di opportunità nel caso si trattasse di abitazioni private, De Alessandri ha insistito invece sull'assoluta necessità di chiudere immediatamente quegli allacci, senza se e senza ma.

Allora. Perchè tanta (legittima) intransigenza nei confronti degli allacci abusivi. E tanta (esagerata) condiscendenza, invece, nei confronti di chi ha mosso accuse ritenute infamanti e non veritiere, supportate da eventi ritenuti non essersi mai verificati?

Un annetto fa, in un'altra occasione, il direttore Magale ebbe a definire la propria azienda «asburgica». Personalmente continuo a pensare che, se proprio voleva farle un complimento, avrebbe potuto scegliere di meglio. Ma, comunque, uno che gli Asburgo ha conosciuto, servito ed esaltato, con il suo lavoro, è stato il famoso principe di Metternich. Il quale, però, è stato innanzitutto un eccellente stratega. Grande diplomatico e grande militare. Insomma. Uno che le idee le ha sempre avute molto chiare.

Ecco. Forse, allora, la conferenza stampa di ieri ha dimostrato che all'asburgica Marangoni manca, in effetti, proprio un suo Metternich. Perchè è stato bello sentir parlare di amore e di oche, in quella sala. Ma siamo tutti sufficientemente vaccinati per sapere che un'azienda non insegue il romanticismo. Ma solo il business.

«Si tratta solo di affari, baby». Tutto sta a capire a vantaggio di chi. [Ave]