Colleferro, Studio Epidemiologico ERAS su inceneritori e discariche


Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco
 
Inceneritori e discariche, il male è nell’aria.

  


Il 31 luglio 2012 è stato terminato il “Rapporto Epidemiologia Rifiuti Ambiente Salute nel Lazio – ERAS Lazio, Valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Lazio”. La pubblicazione è avvenuta nei giorni scorsi.
Si tratta di un programma di epidemiologia ambientale coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale in collaborazione con l’Agenzia regionale di Protezione Ambientale (ARPA) del Lazio.

 

ERAS è un programma nato per capire se esiste o meno un nesso causale tra presenza di impianti utilizzati nel ciclo dei rifiuti (discariche, inceneritori) e lo stato di salute della popolazione che vive in prossimità di questi impianti (più precisamente entro un raggio di 5 Km).
Il rapporto è ampio, articolato e complesso, e sarà oggetto di un approfondito studio da parte di RETUVASA, ma ci è sembrato doveroso, in prima battuta, riferire ai cittadini della Valle del Sacco le conclusioni cui è giunto.

Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco
 
Inceneritori e discariche, il male è nell’aria.

  


Il 31 luglio 2012 è stato terminato il “Rapporto Epidemiologia Rifiuti Ambiente Salute nel Lazio – ERAS Lazio, Valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Lazio”. La pubblicazione è avvenuta nei giorni scorsi.
Si tratta di un programma di epidemiologia ambientale coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale in collaborazione con l’Agenzia regionale di Protezione Ambientale (ARPA) del Lazio.

 

ERAS è un programma nato per capire se esiste o meno un nesso causale tra presenza di impianti utilizzati nel ciclo dei rifiuti (discariche, inceneritori) e lo stato di salute della popolazione che vive in prossimità di questi impianti (più precisamente entro un raggio di 5 Km).
Il rapporto è ampio, articolato e complesso, e sarà oggetto di un approfondito studio da parte di RETUVASA, ma ci è sembrato doveroso, in prima battuta, riferire ai cittadini della Valle del Sacco le conclusioni cui è giunto.

Nella nostra regione vi sono nove discariche per i rifiuti urbani: un impianto nella provincia di Viterbo, uno nella provincia di Frosinone, due nella provincia di Latina e cinque nella provincia di Roma. Ecco le conclusioni di ERAS a questo proposito:

«Lo studio ha riguardato tutta la popolazione che nel Lazio risiede entro 5 Km dalle discariche per Rifiuti urbani per la quale si è evidenziato un quadro di mortalità e morbosità relativamente sovrapponibile a quello regionale, con le sole eccezioni nei maschi delle malattie dell’apparato respiratorio (compresa la broncopneumopatia cronica ostruttiva, BPCO), i tumori della pleura e il mieloma multiplo… L’analisi di mortalità basata sui confronti interni (residenti vicino ad una discarica/esposti a concentrazioni elevate vs residenti lontano/esposti a concentrazioni più basse) non ha fornito elementi di grande rilievo, ad eccezione di una più elevata mortalità tra le donne per tumore della vescica e tra gli uomini per patologie a carico dell’apparato urinario; questi eccessi si sono osservati in maniera omogenea tra i diversi siti. Al contrario, per quanto riguarda i ricoveri ospedalieri sono stati osservati aumenti per malattie cardiovascolari e respiratorie» (pag. 46, vol. 3 del rapporto).
 
Per quanto riguarda gli inceneritori, il rapporto prende in considerazione i quattro impianti attivi nel Lazio, collocati uno nel comune di San Vittore del Lazio, due nel comune di Colleferro (adiacenti) e l’ultimo nel comune di Roma (gassificatore).
«I risultati hanno evidenziato come gli uomini residenti in aree identificate dai valori massimi di PM 10 emesso dagli impianti mostrino un eccesso del 31% di ospedalizzazioni per malattie dell’apparato respiratorio e del 79% per malattie polmonari cronico ostruttive (BPCO), rispetto ai residenti in aree meno esposte. Anche tra i bambini esposti a livelli medi e più elevati di concentrazione del tracciante del termovalorizzatore si è osservato un aumento di ricoveri per infezioni acute delle vie respiratorie (+78%)» (pag. 223, vol 3).
 
Lo studio ha preso anche in considerazione nello specifico le aree di Colleferro («L’area di Colleferro è una delle zone della regione Lazio ad elevata complessità ambientale») e San Vittore.
Ecco le conclusioni per Colleferro: «I risultati dello studio indicano che l’esposizione all’inquinamento atmosferico di background causa nella popolazione esposta un incremento delle ospedalizzazioni per disturbi respiratori. La frequenza di ricoveri per cause respiratorie è aumentata in seguito all’attivazione dei termovalorizzatori e l’analisi ha evidenziato un aumento delle ospedalizzazioni per patologie dell’apparato respiratorio soprattutto tra i bambini e le bambine residenti in aree ad alta concentrazione di questo inquinante (…) La presenza di eccessi di morbosità per patologie respiratorie in entrambi i sessi e un eccesso di asma bronchiale nei bambini è stata osservata in un recente studio condotto nell’area. Gli autori attribuiscono gli eccessi osservati ad una esposizione cronica ad inquinamento ambientale. A tal proposito, anche una indagine nazionale sui disturbi respiratori nell’infanzia aveva rilevato una elevata prevalenza di asma bronchiale tra i bambini residenti a Colleferro. Dunque, in una situazione già complessa dal punto di vista della qualità dell’aria, l’attivazione dei termovalorizzatori ha significato, per gli uomini residenti a Colleferro, un aumento del rischio di ricovero per problemi connessi all’apparato respiratorio del 31% (eccesso che raggiunge il 79% se si considerano le infezioni acute delle vie respiratorie) per i soggetti più esposti al PM 10 rispetto ai residenti nelle aree a bassa esposizione. Un aumento del rischio di ospedalizzazione a seguito dell’inizio di attività degli impianti è stato riscontrato anche tra i bambini» (p. 153-154, vol. 3).

 

Prosegue lo studio sempre riferendosi agli impianti di Colleferro: «In conclusione, i risultati confermano l’ ipotesi che l’ esposizione all’ inquinamento atmosferico di fondo sia causa, nella popolazione residente, di un incremento delle ospedalizzazioni per disturbi respiratori, che si sono ulteriormente aggravate in seguito all’ attivazione dei termovalorizzatori. E’ quindi auspicabile una continua sorveglianza epidemiologica della popolazione residente in una delle aree a più elevata criticità ambientale del Lazio. » (p. 155, vol. 3).
 
Forse è utile ricordare che a suo tempo, nel 1999, la USL di Colleferro espresse parere contrario alla costruzione degli inceneritori con l’inserimento di nuove fonti di emissioni in un contesto di per sé già compromesso dalla presenza di numerose attività industriali.
Fu parte della politica di allora a volere fortemente ciò che i cittadini cercarono di contrastare. Fu parte della stessa politica a volere in contemporanea anche la discarica di Colle Fagiolara.
E’ parte della politica di oggi che invece difende costantemente l’operato di chi sta danneggiando permanentemente lo stato di salute di migliaia di persone di tutte le età.

 

Al di là del giustificato allarme che lo studio impone, il segnale forte che vogliamo lanciare è quello della necessità di cambio di paradigma sulle politiche sin qui attuate nel ciclo dei rifiuti. Il bieco interesse economico non può più prevalere sulla salute delle persone.
Cittadini e amministratori dovrebbero utilizzare strumenti come questo rapporto per assumere consapevolmente le decisioni che incidono in maniera pesante sulla qualità della vita degli abitanti e sulla sostenibilità ambientale. Non è più tempo per scontri ideologici: i fatti parlano da soli, e urge prenderli in considerazione.
Il lavoro è importante e va difeso, ma lo è di più il valore della vita.

 
Colleferro, 13 ottobre 2012