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TAR

Colleferro, udienza TAR Lazio ordinanza Zingaretti sulla discarica


Comunicato Stampa
Rete per la Tutela della Valle del Sacco e
Comitato Residenti Colleferro

 
Battaglia legale contro la tritovagliatura nella discarica di colle Fagiolara:
 udienza del TAR LAZIO  il 26 giugno 2014

 
 

Il 26 giugno 2014 il TAR del Lazio si pronuncerà sulla richiesta di sospensiva avanzata dalla Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa) e dal Comitato Residenti Colleferro (CRC), che hanno presentato ricorso sul metodo della tritovagliatura mobile, autorizzato dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, per il prosieguo del conferimento di rifiuti tal quale, mediante sminuzzamento, presso la discarica di colle Fagiolara a Colleferro.
 
Tra i motivi dell’impugnazione la proroga di un sistema estremamente dannoso come evidenziato dalla normativa europea, che ritiene il sistema della tritovagliatura inadeguato per la salvaguardia della salute dell’uomo e dell’ambiente, oltre che inidoneo a garantire un ciclo virtuoso dei rifiuti, in quanto non avviati al riuso, recupero e riciclaggio.
 
Il TAR del Lazio si è già pronunciato in merito alla questione in occasione del ricorso contro il Piano Rifiuti emanato dalla giunta Polverini, definendo il sistema fuori norma rispetto alle Direttive europee. Nella stessa decisione si poneva in risalto anche la transitorietà della Circolare dell’allora ministro Prestigiacomo del 2009, che permetteva l’utilizzo della tritovagliatura solo temporanemente, fermo restando, a regime, l’obbligatorietà di rispettare le Direttive Comunitarie.
 
La questione viene definitivamente chiarita dalla Circolare del ministro Orlando del 6 agosto 2013, che allinea le nostre normative a quelle europee e definisce illegale il sistema di triturazione, illegalità ribadita successivamente anche da ARPA Lazio, quando è stata chiamata a pronunciarsi sulla rispondenza delle discariche regionali alla citata circolare ministeriale.
                                                               
In questo quadro normativo, la giunta Zingaretti, su proposta dell’assessore Michele Civita, e dietro richiesta della società regionale Lazio Ambiente SpA, gestore della discarica, il 27 febbraio 2014  mantiene aperta la discarica di tal quale, concede di fatto un’ulteriore proroga di sei mesi e autorizza la tritovagliatura, che tra l’altro veniva effettuata già dall’aumento di volumetria autorizzata dalla Giunta Marrazzo.
 
In questa partita il Comune di Colleferro entra in gioco adducendo “superiori” motivi economici, disinteressandosi del fatto che la semplice riduzione di volumetria tramite trituratore è causa certa di pericoli per l’ambiente e la salute dell’uomo, come ampiamente dimostrato dai risultati del rapporto ERAS.
Al di sopra di tutto la Giunta Comunale pone gli interessi di pochi e nomina un legale per appoggiare ad adiuvandum la Regione Lazio, dimostrando “coerenza” e confermando di  preferire il denaro alla salute dei cittadini. Come sempre nasconde le sue gravi responsabilità in materia di salute pubblica dietro le (false) esigenze di bilancio. Basti ricordare come l’Amministrazione Comunale non abbia utilizzato lo stesso metro di intervento per sostenere la Regione Lazio e le Associazioni locali contro il declassamento della Valle del Sacco da Sito di Interesse Nazionale a Sito di competenza regionale.
 
“Tutti sappiamo che lo smaltimento dei rifiuti in discarica è considerato dall'art. 4 della direttiva quadro dell’Unione europea  (2008/98/CE) come l’ultima opzione nella gerarchia dei rifiuti, che è orientata alla prevenzione, riciclaggio e riutilizzo dei rifiuti stessi. In questo contesto anche l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) previsto come l’ennesima soluzione di un problema inesistente, diventa obsoleto all’interno di una visione virtuosa a lungo termine nella gestione dei rifiuti. Sulla stessa linea oggi contrastiamo l’illegittimità dell’ordinanza Zingaretti sulla proroga alle attività nel sito di Colleferro e ne chiediamo l’annullamento” precisa Alberto Valleriani, presidente della Rete per la Tutela della Valle del Sacco.
 
“Noi vogliamo che cessi ogni forma di tolleranza verso una discarica illegale che riceve rifiuti indifferenziati e non trattati, in violazione delle vigenti disposizioni europee. Il sistema della tritovagliatura è privo dei presupposti per garantire la sicurezza dell’ambiente e della salute umana”, commenta Ina Camilli, rappresentante del Comitato Residenti Colleferro.
 
A questo punto spetta al TAR del Lazio porre fine ai conferimenti illegali di rifiuti tal quale e pronunciarsi definitivamente sul merito della tritovagliatura, accogliendo la richiesta di sospensiva presentata dai proponenti. Qualunque sia la decisione, questa verrà protocollata presso la Corte di Giustizia Europea che il 19 giugno scorso ha avviato le fase delle udienze in merito alla causa contro l’Italia sulla mancata selezione dei materiali o stabilizzazione prima del conferimento nelle discariche del subATO di Roma e Latina e sul fatto che nel Lazio non è stata creata una rete integrata e adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti tenendo conto delle migliori tecniche disponibili.
Qualora il nostro paese venisse condannato, la Regione Lazio sarà responsabile del pagamento di una multa salata, come sempre prelevata dalle tasche dei cittadini.
 
 
Colleferro, 24 giugno 2014
  
f.to      Alberto Valleriani – Rete per la Tutela della Valle del Sacco
            Ina Camilli – Comitato Residenti Colleferro

Colleferro, autorizzato l'impianto di TMB


Comunicato Stampa
Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Comitato Residenti Colleferro
 
Colleferro, sui rifiuti la Regione Lazio non cambia rotta e autorizza il TMB
 
 
Il 7 maggio 2014 il presidente della Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa), Alberto Valleriani, e la rappresentante del Comitato residenti Colleferro (CRC), Ina Camilli, hanno inviato un telegramma al Sindaco di Colleferro, Mario Cacciotti, per chiedere l’adozione di un decreto contingibile ed urgente teso a “fronteggiare la situazione di emergenza in materia di igiene pubblica locale causata da attività nocive e dannose per la salute pubblica in corso in questi giorni presso la discarica.”
 
Dai responsabili della società di gestione, Lazio Ambiente SpA, abbiamo accertato che la tritovagliatura mobile, autorizzata dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, tramite Ordinanza di proroga del 27 febbraio 2014, n. 1 – di cui abbiamo contestato la legittimità rispetto alle Direttive europee - non viene eseguita salvaguardando la salute dell’uomo e dell’ambiente. “Da alcuni giorni, infatti, insieme agli odori mefitici del percolato, abbondantemente emergente in superficie, a cause delle copiose piogge, si propagano in atmosfera miasmi insopportabili a causa della rimozione dei residui della tritovagliatura rimasti in giacenza per settimane e che ora devono essere movimentati per essere trasportati presso il sito di stoccaggio”, riferisce Ina Camilli del CRC.
 
Il 3 maggio 2014 abbiamo presentato presso il Comando di Polizia Locale di  Colleferro una denuncia per dare voce ai cittadini, studenti e docenti dell’IPIA - che risiedono a circa 500 metri dalla discarica di Colle Fagiolara - ammorbati dalla presenza di odori nauseabondi tali da causare immediati, quanto gravi, malesseri fisici conseguenti all’inalazione dell’aria contaminata”, precisa Alberto Valleriani, presidente di Retuvasa.
 
Il 28 aprile 2014 la questione è stata sottoposta ad un delegato della Segreteria del Presidente Zingaretti, con la precisazione che gli odori mefitici si diffondono con cadenze periodiche, in orari diurni e notturni, in estate ed inverno, in particolare dal venerdì al lunedì, tali da provocare malessere e malori riconducibili alla presenza nell’aria di sostante maleodoranti e nauseabonde, oltre la soglia della c.d. normale tollerabilità, con una fortissima accentuazione d’estate, in presenza di elevate temperature.
 
Oltre alla Polizia locale le Autorità interpellate per la verifica del rispetto delle prescrizioni in materia di gestione della discarica sono l’Assessore comunale all’Ambiente, i titolari dei competenti Uffici comunali, i rappresentanti di Regione e  Provincia, il Presidente di Lazio Ambiente, l’Ufficio Igiene pubblica della ASL RMG, l’ARPA, l’Ufficio Commissariale di Colleferro, il Comando dei Carabinieri, i Vigili del fuoco ed il  Corpo forestale dello Stato.
 
E’ stata intrapresa anche la strada della Commissione Europea, inviando dettagliate segnalazioni, nel merito della decisione che dovrà prendere la Corte di Giustizia anche sulla situazione delle discariche laziali.
 
Spetterà tuttavia al TAR Lazio di pronunciarsi sul ricorso contro l’Ordinanza di proroga n.1/2014 del Presidente della Regione Lazio,Nicola Zingaretti, presentato da Retuvasa e Comitato residenti Colleferro circa la rispondenza del sistema della tritovagliatura alle Direttive europee e alla circolare del Ministro Orlando del 6.8.2013.
 
Per chiudere, il 5 maggio 2014 dopo quasi 4 anni di iter amministrativo, è stato autorizzato l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) dai competenti Uffici della Regione Lazio, funzionale al mantenimento in vita dei due vetusti inceneritori e della discarica di Colleferro, decisione che stronca ogni possibilità di avviare una politica virtuosa del ciclo dei rifiuti, negando al territorio e a chi lo abita la prospettiva di una scelta in termini di risanamento e bonifica dell’area urbana industriale. Infatti, l’impianto di TMB autorizzato, come da progetto del 2010, prevede – in linea di massima – che il 30% di rifiuto entrante sia destinato a CDR per gli inceneritori, mentre il restante rifiuto sarà inviato in biocelle per l’inertizzazione e utilizzato come materiale per copertura di discarica (FOS).
Per dirla in breve Colleferro torna ad essere - per usare un eufemismo - un vero polo industriale – non di eccellenza sotto il profilo tecnologico e ambientale! – completamente sganciato da una strategia politica in materia di rifiuti rispondente alle normative europee, quali la sostenibilità ambientale del ciclo integrato dei rifiuti con riduzione delle emissioni; la sostenibilità economica legata a soluzioni e tecnologie avanzate e la sostenibilità sociale di impianti accettabili dalle popolazioni, in grado di fornire posti di lavoro e risorse su scala locale.
La politica non ha voluto dare una svolta e gettare le basi per intervenire su un’area notevolmente compromessa, che chiede e necessita di un radicale cambiamento.
La politica non ha voluto cambiare rotta, continuando a sfruttare il tema dell’emergenza, oramai perenne, per proseguire sulla strada intrapresa negli anni precedenti, confermando di preferire la scelta dello sfruttamento estremo del territorio piuttosto che la prevenzione del danno socio-sanitario.
La politica si assume tutte le responsabilità di questa scelta.
 
E’ oltremodo paradossale che l’Amministrazione Regionale, ora proprietaria dell’impiantistica a Colleferro, autorizzi se stessa seguendo i criteri di un soggetto economico privato e non  privilegi l’interesse pubblico della salvaguardia dell’ambiente e della salute, come risulta conflittuale che il TMB venga installato a ridosso del Monumento Naturale della Selva di Paliano, possibile volano e centro di rilancio dell’intera Valle del Sacco.
 
Siamo consapevoli che la strada della contestazione puntuale e dell’opposizione legale non è il percorso culturale intorno al quale costruire una prospettiva di futuro con tutti i soggetti istituzionali, rappresentando il solo costoso mezzo per tutelare la nostra integrità e incolumità fisica, continuamente minacciata e schiacciata dagli interessi leciti e meno leciti che ruotano intorno all’affare rifiuti. La strada maestra resta il processo di condivisione e consapevolezza dei valori ambientali da difendere e tutelare mediante la partecipazione e coesione tra i vari soggetti sociali.
 
Ci appelliamo, pertanto, alla società civile dell’intera Valle del Sacco affinchè mostri il proprio dissenso, aderendo e sostenendo con noi il suddetto ricorso al TAR, contrapponendosi nelle diverse forme possibili verso chi vuole confermare tutto ciò, proprio nel momento in cui la necessità di riprogrammazione territoriale è d’obbligo e non può passare attraverso decisioni contraddittorie e deleterie per una visione di lungo termine.
 
 
Colleferro, 8 maggio 2014
 

RIFIUTI DI ROMA NELLE PROVINCE DEL LAZIO, SUL RICORSO CLINI AL CONSIGLIO DI STATO


Comunicato Stampa
Rete per la Tutela della Valle del Sacco - Raggio Verde
 
  
In data 22 febbraio 2013 il Ministero dell’Ambiente ha presentato al Consiglio di Stato (CdS) tre ricorsi (nn. 1316, 1318, 1319), impugnando le ordinanze di sospensiva del TAR Lazio in merito al trasferimento dei rifiuti di Roma nelle Province.Con decreto monocratico, il CdS ha provvisoriamente sospeso i provvedimenti emessi dal TAR, fissando l’udienza per la discussione della sospensiva, in composizione collegiale, al giorno 8 marzo 2013. Sembra quindi che il CdS, ad un primo sommario esame, abbia ritenuto che i provvedimenti emessi dal TAR avrebbero potuto determinare il mancato trattamento dei rifiuti provenienti dai Comuni colpiti dall’emergenza (in primis il Comune di Roma) e il consequenziale conferimento di rifiuti non trattati in discarica, con possibili conseguenze anche sotto il profilo di eventuali sanzioni da parte dell’Unione Europea (essendo, proprio su questo punto, aperto un procedimento di infrazione). Pertanto, dal 22 febbraio fino all’8 Marzo, i rifiuti dei Comuni interessati dall’emergenza potranno nuovamente essere trasferiti agli impianti situati nelle Province. Ovviamente, nell’udienza dell’8 marzo lo stesso CdS, a seguito di una disamina più approfondita, potrebbe pervenire a conclusioni differenti e revocare il decreto monocratico.
 
Le associazioni Retuvasa e Raggio Verde rilevano che a tutt’oggi non vi è chiarezza, come rilevato dalla stessa ordinanza di sospensiva del TAR, in ordine alle reali capacità di trattamento meccanico biologico degli impianti dei Comuni colpiti dall’emergenza. Tale circostanza, con espresso riferimento al Comune di Roma, è del resto emersa chiaramente anche in sede di Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Non vi è inoltre chiarezza in ordine alla percentuale di raccolta differenziata raggiunta nei Comuni colpiti dall’emergenza, nonché sulla quantità di rifiuti avviata al riutilizzo, recupero in materia, riciclaggio. In sostanza, quindi, non vi è neppure chiarezza sulla quantità di rifiuti da sottoporre a trattamento meccanico biologico.
Inoltre, ad oggi non si sa se siano stati implementati o autorizzati nuovi impianti per il compostaggio, al fine di evitare il conferimento in discarica dei rifiuti urbani biologici, nonostante il Ministro Clini, a rettifica del precedente decreto, avesse considerato necessario provvedere anche su questo punto.
 
Le sottoscritte associazioni ritengono che, in sede di discussione sulla domanda cautelare in data 08.03.2013, tutti gli aspetti sopra menzionati dovrebbero essere oggetto di adeguato approfondimento, non solo per consentire ai Giudici del CdS di adottare decisioni con la dovuta serenità, ma anche perché le associazioni e la popolazione laziali chiedono maggiore trasparenza e partecipazione nelle scelte politiche, che le riguardano direttamente, specie dopo vent’anni di mala gestione dei rifiuti che hanno comportato le gravi conseguenze in ambito sanitario e ambientale ben evidenziate dai relativi rapporti ISPRA ed ERAS.  
 
Roma, 25 febbraio 2013
 
Vittorina Teofilatto - Raggio Verde
Alberto Valleriani - Presidente Retuvasa
Francesco Bearzi - Coordinatore Retuvasa Frosinone
 
Per info sul presente CS: Vittorina Teofilatto, 3389213916
 

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