Appello Ministro Galletti su SIN Valle del Sacco

Pubblichiamo il testo dell'APPELLO/LETTERA APERTA
Per sottoscriverlo è necessario inviare una mail al seguente indirizzo:
lavalledelsacco2014@libero.it
Promotori: Antonella D’Emilia, Luca Ascani
APPELLO AL MINISTRO dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On Gianluca Galletti
Oggetto: sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Lazio depositata il 16/07/2014, su ricorso numero di registro generale 5277 del 2013 contro Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
RICHIEDONO
al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
On. Gianluca Galletti
La sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha rimesso a fuoco la pericolosità dell’inquinamento del sito del Bacino del Fiume Sacco, e al riguardo gli scriventi pongono pertanto all'attenzione del Ministro l'urgenza di far ripartire in seno al SIN le procedure dei lavori di bonifica, riferite alle criticità più importanti ed incisive sulla salute dei cittadini del territorio della Valle.
Fanno presente a tal proposito che, a seguito del declassamento operato dal decreto del gennaio 2013, ogni azione di disinquinamento è stata sospesa, se non per l’ordinarietà, da oltre un anno e mezzo, che le popolazioni del territorio coinvolto non sono più monitorate dallo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento, SENTIERI, e che le popolazioni della Valle del Sacco permangono in una condizione critica di emergenza ambientale e sanitaria non più accettabile ne procrastinabile.
La piena assunzione di responsabilità dello stato centrale nei confronti dell'azione di bonifica della Valle del Sacco, inoltre, può e deve essere occasione per la costruzione di una maggiore partecipazione delle istituzioni locali e della popolazione attraverso le proprie reti associative, allo scopo di affrontare con piena consapevolezza l'emergenza ambientale e sociale del territorio.
Valle del Sacco, 23 luglio 2014
Rifiutiamoci, la raccolta firme per il referendum consultivo
Comunicato stampa Rifiutiamoci:
“La carica dei mille: la festa della raccolta firme”
Colleferro,

Sabato 19 è stata una giornata calda! Non parliamo solo della temperatura.
La mattinata è iniziata con un'azione dimostrativa da parte dei consiglieri di minoranza, che hanno calato uno striscione dal tetto del comune. Un innocuo striscione con la scritta “Basta Monnezza”, ha causato l'intervento delle forze dell'ordine, dei vigili e dei carabinieri, che hanno posto fine alla dimostrazione conducendo i consiglieri in commissariato. Un gesto pacifico e dimostrativo ha richiesto l'intervento delle forze dell'ordine; la semplice manifestazione delle proprie posizioni sembra sufficiente per passare una mattinata in commissariato.
Come realtà ambientaliste, impegnate da anni, per la difesa del territorio e per il rispetto della legalità all'interno degli edifici delle nostre istituzioni ci chiediamo se abbia senso perseguire chi lotta per la salute della propria città o se sia meglio rivolgere l'attenzione verso chi consapevolmente fa affari sulla pelle dei cittadini avallando politiche scellerate di gestione della cosa pubblica. Invitiamo le forze dell'ordine, nel pieno e legittimo esercizio delle proprie funzioni, a guardare cosa succede dentro il comune di Colleferro: un fiume di striscioni vi indicherà la strada.
A Largo San Francesco nel pomeriggio sale ulteriormente la temperatura.
Dalle 16:30 associazioni e cittadini che fanno parte della campagna RIFIUTIAMOCI continuano la raccolta firme per un referendum che ha un chiaro obiettivo: dire no all'impianto TMB di Colle Fagiolara. La partecipazione è massiccia da subito: alcuni cittadini si presentano prima dell'arrivo degli organizzatori, lì già dalle 16:00, sotto il sole sono già pronti a fare la loro parte con una firma. Una firma che è un gesto semplice ma ricco di significato, ognuna è il risultato dell'impegno delle associazioni e delle persone che ogni giorno si battono per un futuro migliore per la Valle del Sacco, a partire da Colleferro e passando per i paesi vicini. Passare l'intero pomeriggio a raccogliere delle firme ci fa capire ancora meglio cosa è che preoccupa i nostri concittadini e perché sono venuti a firmare.
L'idea di uno sviluppo sensato ed attento alle tematiche ambientali: ci si rende subito conto che qualcosa non va nel modo in cui i nostri rifiuti vengono gestiti: la seconda discarica più grande nel Lazio dopo Malagrotta sorge tra il Monumento Naturale della Selva di Paliano e l'Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato “Paolo Parodi Delfino”, una scuola superiore; l'inceneritore di Colleferro, costruito a meno di 200 metri dal centro abitato e col parere negativo della ASL, ha contribuito al peggioramento della qualità di vita generale di uomini, donne e, soprattutto, bambini ( fonte: http://www.eraslazio.it/impianti/colle-sughero-colleferro ). E' contro questa logica che si firma un referendum per abrogare tutte le delibere che consentirebbero ad un impianto di alimentare discarica ed inceneritori in un unico ciclo perverso dei rifiuti.
“Oggi firmo perché a Colleferro non si deve più morire così” - Queste le parole di una persona che evidentemente ha sperimentato cosa significa essere vittime del luogo in cui si vive e in cui un giorno si avranno dei figli che vedremo crescere con la preoccupazione che l'aria che respirano e l'acqua che bevono gli possa fare male.
“Firmo perché se non cambia questa città me ne andrò via” - Non ci si può sentire a casa se il luogo in cui vivi ti allontana. Cresce il numero di persone che sentono il disagio di vivere in una terra massacrata dove l'idea di sviluppo che domina è quella dell'economia della monnezza!
A fine serata la conta delle firme raccolte fornisce l'idea della partecipazione che c'è stata: in un solo pomeriggio 800 firme di cittadini residenti a Colleferro e se aggiungiamo anche la presenza consistente di persone dei paesi limitrofi arriviamo a un migliaio di persone in piazza che hanno scelto di unirsi perché stanche di dover barattare la loro salute con il profitto e gli interessi di chi gestisce un sistema al collasso.
Ci teniamo a ringraziare i consiglieri di opposizione per aver avanzato in consiglio comunale la proposta di Referendum cittadino sulla questione TMB e un grazie speciale va a tutti i cittadini che hanno partecipato e parteciperanno alla raccolta firme.
Il nostro impegno sarà sempre massimo e malgrado le difficoltà che ogni giorno incontriamo durante questa faticosa lotta, giornate come quella di sabato ci danno la forza e lo stimolo di andare avanti!
Vi invitiamo ai prossimi appuntamenti per raccogliere le firme:
Mercoledì 23 luglio, dalle ore 18:00 su Corso Filippo Turati
Giovedì 24 Luglio, dalle ore 17:00 sul Corso Filippo Turati
Grazie a tutti
Le associazioni e i Cittadini della campagna Rifiutiamoci
ll TAR Lazio boccia sonoramente il Ministero dell'Ambiente sul delassamento da SIN a SIR
COMUNICATO STAMPA DEL 18/07/2014
Bonifiche, TAR Lazio boccia sonoramente il Ministero dell'Ambiente sui declassamenti dei Siti di Interesse Nazionale a Siti di Interesse Regionale.
Primo stop alla strategia ministeriale di mettere la polvere inquinata sotto il tappeto.
Ora cambiare radicalmente il decreto "inquinatore protetto" in discussione in Parlamento.

Il Ministero, sulla base delle valutazioni dei suoi dirigenti e funzionari, prendendo spunto da una modifica al Decreto legislativo 152/2006 riguardante i criteri per l'individuazione dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (le aree più inquinate del paese), ne avevano declassati ben 18 siti su 57, trasformandoli in Siti di Interesse Regionale. Un'operazione realizzata in sordina, senza alcun coinvolgimento delle comunità (tranne le regioni a cui il Ministero aveva dato pochi giorni di tempo per esprimersi) ma dalla portata enorme, visto che i funzionari e i dirigenti del Ministero considerarono degna di declassamento anche la Terra dei Fuochi (ma anche La Maddalena in Sardegna)!
La Regione Lazio, il comune di Ceccano e, con intervento "ad adiuvandum", l'associazione "Rete per la Tutela della Valle del Sacco ONLUS" hanno proposto un ricorso sul declassamento del sito "Valle del Sacco" che ora il TAR del Lazio ha accolto pienamente.
Per il Coordinamento nazionale siti contaminati, per il Forum dei Movimenti per l'Acqua e per la Rete Stop Biocidio Lazio si tratta di una sentenza importantissima per i risvolti che dovrebbe avere a livello nazionale. Le motivazioni alla base dell'accoglimento del ricorso sul SIN Valle del Sacco rappresentano una pesantissima censura sull'intera operazione portata avanti dal Ministero dell'Ambiente per sollevarsi dalle proprie responsabilità dopo un decennio di sostanziale inazione rispetto al risanamento dei SIN e, più in generale, rispetto allo stato di inquinamento di moltissime aree del paese.
I giudici del TAR, infatti, ritengono che, rispetto all'applicazione dei nuovi criteri per il riconoscimento (o l'esclusione) delle aree "il ragionamento del Ministero, ad avviso di questo Collegio, è erroneo in radice" e che "La norma applicata sembra anzi ampliare (piuttosto che restringere) le fattispecie dei territori potenzialmente rientranti nell’ambito dei siti di interesse nazionale...". Infatti il Ministero aveva inteso che un'area per essere classificata quale SIN dovesse soddisfare contemporaneamente tutti i criteri del Decreto. Scrivono i giudici del TAR Lazio "Il testo normativo non autorizza, in effetti, ad avviso del Collegio, una lettura tale da indurre a considerare, per la qualificazione di SIN, la presenza di tutte le circostanze cui l’art. 252 comma 2 predetto fa riferimento.....Si tratta, in altre parole, di criteri che variamente combinati devono (o possono) portare l’Amministrazione a riconoscere quella grave situazione di compromissione e di rischio ambientali tale da implicare (a prescindere dalle cause che l’hanno determinata) il superiore interesse nazionale".
Sulle bonifiche si sta giocando una partita al ribasso rispetto alle politiche industriali del paese, con una strategia volta ad annacquare il principio "chi inquina paga" a favore dei grandi gruppi industriali che non vogliono pagare integralmente il prezzo del risanamento delle aree che hanno contaminato. In poco più di un anno vi sono stati ben quattro decreti, tutti volti a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto (Governo Monti: Decreto di declassamento dei SIN; Governo Letta: Decreto del "fare" e Decreto "destinazione Italia"; Governo Renzi: Decreto "competitività" ora in discussione in parlamento). Grazie alla mobilitazione dei comitati le prime tre norme sono state modificate limitando i danni ma ora con il Decreto Competitività "inquinatore protetto" si rischia di nascondere il reale stato di contaminazione del paese e di procedere a bonifiche sulla carta.
Invitiamo nuovamente i parlamentari a modificare il Decreto competitività secondo l'appello che abbiamo lanciato nei giorni scorsi. Al Ministro Galletti chiediamo di riesaminare l'intera operazione di riclassificazione dei SIN alla luce delle indicazioni del TAR Lazio, includendo anche i nuovi siti gravemente inquinati che quasi ogni giorno vengono posti all'attenzione dell'opinione pubblica nonché di procedere alla valutazione dell'efficacia del lavoro svolto in questi anni dagli uffici ministeriali preposti.
La sentenza è disponibile al link: https://94.86.40.196/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=TWMT75ESK76VGHCH3YO4EJJ2BI&q=valle+or+del+or+sacco
I 18 SIN DECLASSATI PER DECRETO IL 11 GENNAIO 2013
Abruzzo ("Fiumi Saline Alento"), Campania ("Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano", "Pianura","Bacino Idrografico del fiume Sarno" ed "Aree del Litorale Vesuviano", Emilia Romagna ("Sassuolo-Scandiano); Lazio ("Bacino del fiume Sacco" e "Frosinone"), Liguria ("Pitelli" a La Spezia); Lombardia ("Milano-Bovisa" e "Cerro al Lambro"), Marche ("Basso Bacino del fiume Chienti"), il Molise ("Guglionesi II"), Piemonte ("Basse di Stura"), Sardegna ("La Maddalena"), Toscana ("Le Strillaie"), Veneto ("Mardimago-Ceregnano") e la Provincia Autonoma di Bolzano ("Bolzano").
FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA
RETE STOP BIOCIDIO LAZIO
COORDINAMENTO NAZIONALE SITI CONTAMINATI
Il TAR del Lazio ripristina il Sito di Interesse Nazionale Valle del Sacco
RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO
Il TAR accoglie le nostre ragioni e reintegra il Sito di Interesse Nazionale “Bacino del Fiume Sacco”

Ad essere reintegrato come SIN è dunque l’intero bacino imbrifero del fiume Sacco, che comprende non solo l’area emergenziale in ragione della contaminazione da beta-HCH, ma appunto l’intero bacino imbrifero, che si estende nelle Province di Frosinone e Roma, e in minima parte di Latina.
Francesco Bearzi (Coordinatore Provincia Frosinone)
Alberto Valleriani (Presidente)
Valle del Sacco, 18.07.14
CLICCA QUI per la sentenza del TAR Lazio sede di Roma
AMA-ACEA, i nuovi Cerroni
Comunicato Stampa
Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Comitato Residenti Colleferro
Associazione Mamme Colleferro
COLLEFERRO: IL REGNO DEI RIFIUTI DI MARINO, ZINGARETTI E AMA-ACEA
Come chiudere il ciclo dei rifiuti di Roma capitale?
La risposta è ovvia, ce la comunica il quotidiano La Repubblica del 15 luglio 2014, dalle sue pagine romane, si “investe” sugli inceneritori di Colleferro, speculando sulla salute della comunità locale.
Se qualcuno aveva qualche dubbio sulla mossa con cui la Regione Lazio copre il buco di 1,5 milioni di euro che si è creato nel bilancio del Comune di Colleferro a seguito del minor conferimento in discarica nel 2013 rispetto al 2012, ebbene se lo può togliere. E' la mancetta alla Giunta di Colleferro, guidata da Cacciotti, affinché continui a dare il suo sostegno al funzionamento degli inceneritori, alla realizzazione del TMB, destinato ad alimentarli assieme alla discarica, ai quali si garantirà un radioso futuro.
Con la vendita dei fatiscenti e pericolosi impianti di incenerimento – una linea ferma da due mesi e l’altra a funzionamento ridotto - Lazio Ambiente SpA potrebbe ricevere capitale fresco per la costruzione del TMB: costo previsto 26 milioni di euro circa, come da piano economico allegato al progetto e approvato recentemente in Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e avverso il quale la Rete della Valle del Sacco e il Comitato Residenti Colleferro si sono opposti con ricorso al TAR del Lazio il 9 maggio 2014.
Dopo decenni di supina acquiescenza, da parte di Giunte di ogni colore politico al Comune di Roma ed alla Regione Lazio, con lo stratega Cerroni dietro le quinte, siamo arrivati al punto di svolta, all’imposizione di una mera gestione industriale dei rifiuti aggiornata, ma in realtà delle più tradizionali, inquinanti e in via di superamento.
I cani hanno fiutato la preda. L'accoppiata Acea-Ama ambisce a diventare il terzo polo nazionale dei rifiuti, si appresta a fare grandi profitti sui rifiuti e se si fanno profitti i rifiuti devono aumentare, non certo diminuire.
Altri cani hanno fiutato l'osso ed in questi mesi vanno proponendo impianti a biomasse per la produzione di biogas-tecnologia del compostaggio anaerobico fortemente inquinanti, con una capacità di trattamento ridondante rispetto alle necessità del territorio.
Per Colleferro e la Valle del Sacco un destino segnato da un proliferare di impianti inquinanti per il trattamento dei rifiuti.
In grande spolvero gli amministratori delegati di AMA ed ACEA e l'assessore Michele Civita, con la benedizione del Sindaco di Roma, Ignazio Marino e il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Tutti d’accordo per mettere definitivamente una pietra tombale su un’area vasta già abbondantemente provata, per utilizzare una metafora “come un pugile che riceve continuamente colpi, senza che suoni mai il gong”.
Siamo ad un punto di svolta per il nostro territorio, si parla molto nelle istituzioni di rilancio sociale ed ambientale della Valle del Sacco di nuove tecnologie per la bonifica: se queste sono le premesse le prospettive assomigliano molto al passato, altro che moratoria su impianti generatori di nuove emissioni.
Altri cattivi segnali compromettono la possibilità di decidere del nostro futuro.
E' prossima l'istituzione della Città Metropolitana, retta da una forma di governo di secondo livello, lontana quindi dal controllo dei cittadini, mentre una ristretta cabina di regia dietro ad un tavolo mascherato da banchetto si appresta a decidere sull'uso dei fondi europei, stralciando la bonifica della Valle del Sacco dalle sue azioni prioritarie.
Questa volta, però, non ci faremo rapinare del nostro futuro: discariche ed inceneritori devono essere espulsi dal nostro territorio; ciò sarà possibile se ci sarà una stretta alleanza per una strategia 'Rifiuti Zero' tra tutti i territori, in primo luogo la città di Roma.
Del nostro futuro sarà possibile decidere se le comunità della valle saranno coinvolte capillarmente, se la visione di uno sviluppo alternativo sarà condivisa con altri territori.
La nostra voce si farà sentire, grideremo forte e chiaro i nostri NO ed i nostri SI.
Li grideremo nelle nostre città e di fronte a tutti i palazzi che ancora una volta segnano una drammatica distanza dai nostri bisogni e dalle nostre volontà.
Colleferro-Valle del Sacco, 16 luglio 2014
f.to
Alberto Valleriani – Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Ina Camilli – Comitato Residenti Colleferro
Anna Elisa Nardone – Associazione Mamme Colleferro
Scrivi anche tu ai Senatori: "Si alle bonifiche, No alla sanatoria per gli inquinatori".
Appello da:
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Coordinamento Nazionale Siti Contaminati
Stop Biocidio Lazio e Abruzzo
SCRIVI AI SENATORI
DECRETO 91/2014 = Inquinatore protetto

Sostanzialmente si demanda tutto al privato in un vero e proprio "far west" dove a rimetterci sono le comunità che vivono nelle migliaia di siti inquinati nel nostro Paese.
Diviene, dunque, urgente far sentire la pressione ai Senatori affinchè si odoperino per far modificare radicalmente tali norme.
Per questo Ti invitiamo a far pervenire il testo sottostante e la cartolina allegata.
In fondo il materiale occorrente compreso l'indirizzario mail dei Senatori.
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Oggetto: Decreto 91/2014 = “Inquinatore protetto”
"Gentile Senatrice/ore,
Le scrivo in merito al Decreto 91/2014 ora in discussione in Parlamento.
Partito con il positivo intento di semplificare le farraginose procedure delineate dal Testo Unico dell'Ambiente (D.lgs.152/2006) si è trasformato in un vero e proprio invito a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto.
Infatti, con tale decreto, dal punto di vista sanitario e giudiziario, si perderebbe la sicurezza sul reale stato di contaminazione a cui sono stati esposti magari per decenni i cittadini. La popolazione che vive in un'area inquinata (ma anche i ricercatori che devono valutare l'esposizione ad inquinanti e le eventuali conseguenze) dovranno basarsi sui dati dei privati per capire se sono stati esposti a pericoli per la salute!
Inoltre, una volta avvenuta la bonifica faranno fede solo i dati “autocertificati” dei privati. Ma viene spontaneo chiedersi: quale privato, quale multinazionale autocertificherà mai l'esistenza di uno stato di inquinamento per il quale potrebbe essere chiamata a rispondere per danni nelle aule dei tribunali?
Per queste ragioni Le chiedo di intervenire in sede di conversione in legge al fine di superare le criticità che evidenziamo:
- sulla trasparenza e informazione dei cittadini durante il procedimento;
- sulla definizione di criteri minimi rispetto ai dati di partenza necessari per redigere il progetto di bonifica e il piano di caratterizzazione;
- sull'incredibile innalzamento dei limiti di legge per la contaminazione nelle aree militari;
- sulla certificazione a campione di questi dati di contaminazione di partenza da parte delle agenzie regionali;
- sulla modifica del criterio del silenzio/assenso per l'approvazione dei piani di caratterizzazione.
Solo in questo contesto potrebbe giustificarsi un intervento per semplificare le procedure, intervento che così come configurato ad oggi nel Decreto 91/2014 si tradurrebbe in una potenziale sanatoria regalata agli inquinatori contraria al principio "Chi inquina paga".
La ringrazio in anticipo per la disponibilità.
Io sottoscritta/o."
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ALLEGATI
IL TESTO DA INVIARE AI SENATORI
LA CARTOLINA DA ALLEGARE
L'INDIRIZZARIO MAIL DEI SENATORI
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COMUNICAZIONI PRECEDENTI
Comunicato 1
Comunicato 2
Il Decreto 91/2014 si può definire "Inquinatore protetto".
Stop Biocidio Lazio e Abruzzo
Coordinamento Nazionale Siti Contaminati
Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
Non basta il caso dei poligoni equiparati ad aree industriali, il Decreto 91/2014 nasconde una sorpresa ancora più amara per le aree inquinate, da Taranto a Crotone, dal Sulcis a Bussi, da Falconara a Mantova, da Trieste alla Valle del Sacco ed altri migliaia di siti.
Comitati e movimenti: altro che semplificazione, si tratta della completa privatizzazione delle bonifiche e della salute delle persone. Appello ai Parlamentari: superare le criticità in sede di conversione in legge.

Partito, secondo le dichiarazioni del Ministro Galletti, con il positivo intento di semplificare le farraginose procedure delineate dal Testo Unico dell'Ambiente (D.lgs.152/2006) si è trasformato in un vero e proprio invito a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto. Dopo il caso dei poligoni militari trasformati in aree industriali per alzare i limiti di legge per la contaminazione dei suoli, il Decreto contiene una norma ancora più grave che riguarda tutti i siti inquinati italiani, anche quelli ancora da scoprire.
In un paese dove le notizie sulla corruzione nel mondo dei rifiuti e delle bonifiche sono all'ordine del giorno, si demanda tutto al privato in un vero e proprio far west dove a rimetterci sono solo le comunità che vivono nelle migliaia di luoghi inquinati del paese.
La norma prevede che il primo passo sia fatto dall'inquinatore (o dal proprietario dell'area inquinata), che presenta direttamente un progetto di bonifica autocertificando la veridicità dei dati della contaminazione, senza alcun controllo, anche a campione, da parte dell'ente pubblico.
In questa fase emerge un primo problema: come farà l'ente pubblico a verificare l'esatta estensione della contaminazione, visto che è lecito attendersi dai privati una sottovalutazione del reale stato di inquinamento? Ad esempio: si seguirà tutto il corso di un fiume per scoprire l'area esatta interessata dall'inquinamento partito da una fabbrica posta a monte?.
A quel punto la procedura prevede una rapida approvazione da parte dell'ente pubblico del progetto di bonifica (90 giorni; ricordiamo che il Ministero dell'Ambiente per i Siti nazionali di Bonifica convoca le conferenze dei servizi se va bene con una media di una l'anno per sito!).
Approvato il progetto, il privato realizza la bonifica. Solo a quel punto presenta un programma di analisi (il cosiddetto Piano di caratterizzazione) delle aree su cui si è intanto intervenuti. Il Piano deve essere esaminato, prima della sua realizzazione, dagli enti pubblici in 45 giorni e vale il silenzio-assenso!
Qui si pone un secondo problema. Dice un detto “chi cerca, trova, chi non cerca, non trova”. Le sostanze tossiche sono centinaia e attualmente ci sono dei criteri minimi per cercare un certo numero di queste sostanze sulla base delle lavorazioni che hanno interessato il sito. Questo decreto invece da la massima libertà ai privati di scegliere quali sostanze cercare. Considerando che i costi di analisi e bonifiche sono strettamente collegati al tipo di sostanze, ci si può aspettare che i privati provino a presentare piani di caratterizzazione minimali con pochissime sostanze. Poiché queste scelte spostano decine di milioni di euro, si potrà immaginare la pressione per far decorrere inutilmente quei 45 giorni in modo tale da avere il silenzio-assenso, sollevando anche gli enti da qualsiasi responsabilità in caso di mancata risposta.
A questo punto si fanno le analisi vere e proprie per vedere se la bonifica è stata efficace e, finalmente, si prevedono le contro-analisi da parte dell'ARPA locale. Ma su cosa? Ovviamente solo sui parametri indicati dal privato! Inoltre attualmente le ARPA fanno le contro-analisi solo sul 10% dei campioni. Insomma, ci sarà un'altissima probabilità di avere bonifiche solo sulla carta.
La caratterizzazione a valle e non a monte porta con sé altri gravissimi problemi di carattere ambientale, sanitario e giudiziario. Infatti oggi la caratterizzazione realizzata dal privato in contraddittorio con gli enti fin dall'inizio della procedura permette di valutare l'esatta estensione della contaminazione, mentre con questo decreto il privato potrà presentare un progetto solo su piccole aree o, almeno, ci proverà. Sarà compito dell'ente pubblico in pochissimi giorni e su aree estremamente complesse, in cui di solito ci vogliono anni per capire bene la reale estensione della contaminazione, valutare se possono esistere altre aree limitrofe potenzialmente inquinate, senza avere strumenti reali per fare ipotesi in tal senso (ad esempio, l'accesso e la consultazione degli archivi sulle produzioni).
Dal punto di vista sanitario e giudiziario si perde la sicurezza sul reale stato di contaminazione a cui sono stati esposti magari per decenni i cittadini. La popolazione che vive in un'area inquinata (ma anche i ricercatori che devono valutare l'esposizione ad inquinanti e le eventuali conseguenze) dovranno basarsi sui dati dei privati per capire se sono stati esposti a pericoli per la salute!
Si arriva al paradosso che se un cittadino volesse chiedere i danni sanitari al privato inquinatore dovrebbe basarsi sui dati presentati proprio da chi ha devastato l'ambiente rendendolo pericoloso!Una volta avvenuta la bonifica faranno fede solo i dati dei privati, per carità, “autocertificati”. Ma viene spontaneo chiedersi: quale privato, quale multinazionale autocertificherà mai l'esistenza di uno stato di inquinamento per il quale potrebbe essere chiamata a rispondere per danni nelle aule dei tribunali?
Tra l'altro è incredibile che non vi sia alcun accenno ai doveri di trasparenza e pubblicazione di progetti e dati integrali, nonché della partecipazione dei cittadini ai procedimenti.
Singolare, infine, il fatto che la norma abbia la scadenza, il 2017, come se si trattasse di uno yogurt!
Questa previsione è però rivelatrice del reale intento del Governo. Sulle bonifiche appare evidente la volontà di mettere definitivamente sotto il tappeto le scorie di un passato in cui il sistema industriale italiano programmaticamente cercava di stare sul mercato sotterrando i rifiuti per non pagarne i costi. Ora che la realtà sta venendo a galla con manifestazioni e lutti, lo stesso sistema industriale chiede di non pagare i danni miliardari secondo il principio “Chi inquina paga”.
Per queste ragioni chiediamo ai parlamentari di intervenire in sede di conversione in legge del decreto al fine di superare le criticità che evidenziamo:
-sulla trasparenza e informazione dei cittadini durante il procedimento;
-sulla definizione di criteri minimi rispetto ai dati di partenza necessari per redigere il progetto di bonifica e il piano di caratterizzazione;
-sulla certificazione a campione di questi dati di contaminazione di partenza da parte delle agenzie regionali;
-sulla modifica del criterio del silenzio/assenso per l'approvazione dei piani di caratterizzazione.
Ciò che chiediamo, invece, al Governo è un Piano generale per la bonifiche, che preveda innanzitutto un potenziamento ed una riqualificazione delle strutture di indagine ambientale e di controllo (ISPRA e agenzie locali con organici adeguati e resi indipendenti dalla politica), un finanziamento consistente per i cosiddetti “siti orfani” a causa del fallimento delle imprese inquinatrici, un rafforzamento degli strumenti giuridici ed amministrativi per applicare con efficacia il principio “chi inquina paga” ed, infine, un sistema trasparente di informazione dei cittadini interessati che dia conto di tutti i dati.
Solo in questo contesto potrebbe giustificarsi un intervento per semplificare le procedure, intervento che così come configurato ad oggi nel Decreto 91/2014 si tradurrebbe in una potenziale sanatoria regalata agli inquinatori.
TerraMadre - Montelanico/17-18-19-20 luglio 2014 - Forme di lotta comuni
La proposta dal basso dell'Associazione TerraMadre
Montelanico 17-18-19-20 luglio 2014

Chiunque voglia partecipare con autoproduzioni naturali proprie è libero di farlo, basta contattarci un pò prima ai numeri Federico 3205578389 o Fabio 3488230162, o potete scrivere all'indirizzo terramadre@
Sono ben accetti anche artisti di vario genere (da suonatori a giocolieri) e chiunque abbia qualcosa da aggiungere.
Vi aspettiamo numeros*. Tanti saluti!
TerraMadre
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“Il nostro gruppo si è formato circa tre anni fa, in seguito alla proposta del governo Monti di svendere le terre agricole pubbliche, con l’intento di dimostrare che queste terre possono essere utilizzate dai cittadini e dalle cittadine di ogni dove come una risorsa. Tutelare l’ambiente tramite l’utilizzo di concimi naturali, la conservazione di sementi antiche e lo sviluppo e la riproduzione di specie vegetali autoctone da un lato, mentre dall’altro si può cercare di ricavare un reddito e di acquisire\trasmettere conoscenze che altrimenti verrebbero dimenticate, cosa non di poco conto in un contesto di disoccupazione diffusa, con la conseguente scomparsa dei mestieri più antichi e meno proficui in un’economia spietata come quella capitalista.
Il lavoro collettivo viene organizzato tramite assemblee orizzontali con la divisione in gruppi differenti a seconda del tipo di lavoro che si va a svolgere, ogni bracciante ha la stessa voce in capitolo e le decisioni, per quanto possibile, vengono prese in maniera condivisa, dopo discussioni e confronti. Nonostante ripudiamo ogni gerarchia siamo stati costretti a darci una forma associativa per poter gestire l’uliveto legalmente.
E’ sempre viva inoltre la ricerca di realtà e individualità affini con cui poter allargare la rete di scambio e solidarietà già attiva con altri contadini di Olevano Romano, Affile, Subiaco, Paliano e che abbiamo chiamato Zolle Nomadi. Scambiare sementi, prodotti e conoscenze, aiutarsi nei lavori più duri e collaborare nella costruzione delle iniziative sono solo alcune delle funzioni della rete.
Nei terreni che riusciamo a liberare ed autogestire cercheremo di produrre sempre più prodotti sia per l’autosufficienza e sia per poter distribuirli anche alla cittadinanza, attraverso gruppi di acquisto, mercatini ed iniziative, ridiscutendo il rapporto tra produttori e consumatori e tra essere umano e terra.”
che sfrutta devasta e saccheggia ogni giorno il pianeta e i suoi abitanti,
produrre cibi sani e che non inquinano la terra,
gettare le basi per una società diversa.”
Bussi-Brindisi-Valle del Sacco, storie simili in un Italia disseminata di veleni
Comunicato Stampa
Bussi-Brindisi-Valle del Sacco, storie comuni in una Italia disseminata di veleni
4 Luglio 2014 – Piano d’Orta – Bolognano (PE)

Accomunati da un passato di danni disastrosi inflitti all’ambiente ed alla salute dei cittadini, vogliamo fare del problema delle bonifiche una questione nazionale. Ciò è possibile solo progettando un futuro radicalmente alternativo fondato sulla riconversione ecologica della gestione del territorio, degli assetti urbani e delle filiere produttive.
Ci ritroviamo il 4 luglio 2014 a Piano d’Orta - Bolognano (PE) con il Forum Abruzzese Movimenti per l’Acqua, con il Comitato Villanova e Ondaverde Onlus, con il Comitato No al Carbone di Brindisi, con il Comitato cittadino Pianodortese Fara Ambriliae a visitare luoghi dal vissuto industriale, a parlare di partecipazione, di bonifiche, di indagini epidemiologiche, di discariche, di mancati interventi, di possibili soluzioni per il futuro. Siamo consapevoli che quel passato vuole ritornare riproponendo modelli di sviluppo, logiche speculative, collusioni a tutti i livelli, che abbiamo imparato a riconoscere e denunciare.
Quella della condivisione della conoscenza, dello scambio di esperienze, dell’azione comune è l’unica strada percorribile per progettare e costruire il nostro futuro, rafforzando ed estendendo l’azione locale.
Valle del Sacco, 3 luglio 2014
Colleferro, la Regione Lazio copre un buco di Bilancio
Rete per la Tutela della Valle del Sacco e Comitato Residenti Colleferro
La Regione Lazio copre il buco di 1,5 mln di € del Bilancio del Comune di Colleferro

Non si tratta affatto di risorse aggiuntive per il c.d. porta a porta e per salvaguardare i residenti, ma di una ciambella di salvataggio lanciata in extremis dalla Regione Lazio all’Amministrazione comunale, che ha uno scoperto di Bilancio di 1 milione e 500 mila euro, importo pari alla diminuzione del ristoro ambientale percepito dal Comune di Colleferro nel 2013 rispetto al 2012.
Associazioni ambientaliste, comitati e cittadini denunciano la grave inefficienza e carenza di gestione finanziaria dell’Amministrazione comunale di Colleferro, che doveva prevede la minore entrata derivante dal conferimento di rifiuti già nel Bilancio di previsione del 2013, effettuando un riscontro sul presumibile risultato economico. Invece si è limitata a certificare lo stesso introito annuale di 4,7 milioni del 2012, nonostante il conferimento fosse sceso da circa 160.000 tonnellate nel 2012 a circa 100.000 tonnellate nel 2013 (a ulteriore dimostrazione e conferma che la raccolta differenziata diminuisce il rifiuto da trattare in discarica, nel nostro caso di circa il 30%).
Un quadro contabile solo un po’ più realistico, semplicemente confrontandolo con le stime di Lazio Ambiente SpA, gestore della discarica di Colle Fagiolara, non avrebbe esposto il Comune di Colleferro ad una tale situazione deficitaria, che graverà e pagherà la collettività.
Il Sindaco del Comune di Colleferro, Mario Cacciotti, allarmato dallo squilibrio di bilancio, che si sarebbe riversato sui suoi concittadini, è corso senza indugio dagli “amici” assessori regionali Civita e Sartore per chiedere un contributo - una tantum – con cui perseguire gli equilibri finanziari per il 2014, salvare la sua città e il suo vacillante “prestigio” personale dall’accusa di essere l’unico responsabile della cattiva gestione e del disavanzo.
Rincuorato dalla generosità degli amici in Regione ha chiesto presumibilmente di aumentare la quota relativa al ristoro ambientale, da 30 a 45 euro a tonnellata, ma la Regione ha preferito “elargire” il contributo straordinario sia per impedire richieste analoghe da parte di quei Comuni che ospitano discariche, sia per scongiurare un aumento delle uscite di bilancio per le altre Amministrazioni comunali che conferiscono rifiuti presso il sito di Colleferro.
L’Amministrazione colleferrina incassa e scongiura il deficit di Bilancio, ma la Regione Lazio dove reperisce queste risorse?
Le preleva dai “fondi di riserva”, qualificandole come spese impreviste, ma l’allegato 1 bis della legge regionale n. 14 del 30 dicembre 2013 non prevederebbe che vi si possa fare ricorso per sanare queste situazioni.
Associazioni ambientaliste, comitati e cittadini considerano gravissima la Deliberazione della Regione Lazio, vergognose le motivazioni, false le finalità a favore dei residenti, virtuale il contributo straordinario, strumentalmente oggetto della Deliberazione, e di cui ai cittadini non arriverà un solo euro.
La previsione peraltro di subordinare il contributo ad un’idonea rendicontazione da parte del Comune di Colleferro è il timore che possano ripetersi fatti come quelli accaduti nel 2005, quando venne finanziata la costruzione, mai realizzata, di una seconda discarica a Colleferro, costata oltre “oltre 30 milioni di euro, concessi dalla Cassa depositi e prestiti, senza sincerarsi dell’esistenza di garanzie», che portò ad una indagine per bancarotta fraudolenta il responsabile dell’ex Consorzio Gaia di Colleferro.
Per semplificare, l’incremento della Raccolta Differenziata – c.d. porta a porta – da parte dei 29 Comuni conferitori a Colle Fagiolara (escluso il Comune di Colleferro, proprietario del sito, “stabile” al 16,5%) ha prodotto il “prevedibile” buco di Bilancio, prontamente ripianato dalla Regione Lazio con utilizzo di risorse destinate ad altre tipologie di spesa. Praticamente le nostre Istituzioni locali ed i nostri Rappresentanti ci attribuiscono un premio straordinario per continuare a fare della città di Colleferro, in trasversale simbiosi politica, un aureo immondezzaio.
Il Sindaco di Colleferro, unico vero responsabile del Bilancio comunale, impreparato alla situazione ma tempestivo nell’azione si reca in Regione per chiedere un intervento finanziario straordinario per l’assestamento del Bilancio. La Regione “accoglie” la richiesta, ma vincola il finanziamento all’"obbligo" di avviare la raccolta porta a porta, che ovviamente non è oggetto della richiesta del Sindaco (che invece vede drasticamente ridursi le entrate del ristoro ambientale), né tale finanziamento è destinato alla messa in sicurezza della discarica, trattandosi al contrario di un ulteriore incentivo verso l'ente locale a mantenere la presenza della discarica sul territorio.
La prima questione che porteremo al Tavolo di Coordinamento dei Sindaci della Valle del Sacco, convocato per il 16 luglio è l’interpretazione autentica del testo della Determinazione in oggetto e la ferma volontà della società civile di dialogare ma al contempo di difendere i propri diritti soggettivi ed interessi legittimi in tutte le sedi e di continuare a percorrere tutte le strade, dal Tribunale di Velletri per la salvaguardia della propria salute, all’ARPA Lazio, alla ASL ed al NOE contro un sistema illegale di gestione dei rifiuti, alla Corte dei Conti per danno erariale, all’impugnazione del ristoro ambientale ed al TAR del Lazio contro la tritovagliatura dei rifiuti.
La Rete per la Tutela della Valle del Sacco e il Comitato Residenti Colleferro hanno impugnato il 9 maggio 2014 l’ordinanza regionale del Presidente Zingaretti sul prosieguo del conferimento di rifiuti indifferenziati presso la discarica di Colle Fagiolara. Prima vera ammissione della legittimità della nostra azione l’ordinanza interlocutoria del TAR del Lazio del 26 giugno 2014, che impone, entro 30 giorni, alla Regione di presentare integrazioni documentali.
Colleferro, 2 luglio 2014