Colleferro, città del disarmo o ancora città d'armi?
Colleferro, Città del Disarmo o ancora Città d’Armi?
Sfogliando il catalogo della produzione bellica Nexter-Mecar-Simmel Difesa.

Ricordiamo en passant che Colleferro è nata come città d’armi a Segni Scalo, intorno a uno stabilimento per la fabbricazione di esplosivi militari e industriali della Società “Bombrini Parodi Delfino”. Tracce di armamenti prodotti dall’azienda madre (e arrivati a destinazione attraverso complesse e diaboliche triangolazioni) si rinvengono in numerosi conflitti, a partire dall’entrata in guerra del nostro paese nella prima guerra mondiale (1915) fino al conflitto legato alla “primavera araba” in Libia (2011), passando, solo per ricordarne alcune altre, per la seconda guerra mondiale, la guerra Iraq-Iran degli anni Ottanta, la seconda guerra del Golfo (2003) e l’intervento della coalizione internazionale in Afghanistan (2005).
Senza dubbio la produzione di armi è parte integrante della storia cittadina. E non se ne può certo andar fieri, pensando ad esempio alle mine antiuomo BPD-SB33 che provocano ancor oggi morte e mutilazioni ai bambini dell’Afghanistan, oppure ai proiettili d’artiglieria da 155mm e ai razzi da 122mm Firos 25-30 venduti a Saddam Hussein insieme alle istruzioni per trasformarli in vettori di armi chimiche con corredo dei risultati delle simulazioni compiute nell’area industriale colleferrina, o ancora alle famigerate Cluster Bombs.
Molti credono ancor oggi che lo sviluppo di Colleferro debba essere molto grato alla produzione bellica e che se le armi, in particolare quelle più “sporche”, fossero state prodotte altrove in Italia sarebbero arrivate ugualmente a destinazione. Non pochi, per fortuna, ribattono che non è mai giustificabile scambiare il posto di lavoro con il sangue di altri popoli, tacendo tra l’altro dei problemi ambientali apportati dall’industria bellica al nostro territorio.
Ripercorriamo alcuni dei nodi più significativi del nostro passato prossimo, non noti ai più.
Nel 2000 il testimone di alfiere dell’industria bellica locale passa alla Simmel Difesa SPA. Nel 2007, l’azienda è assorbita dalla multinazionale britannica Chemring Groups PLC, che considera tale acquisizione come strategica per coprire settori assenti dalla sua produzione. I presupposti non sembrano però dare i frutti sperati, visto che nel 2014 la multinazionale cede la Simmel Difesa, insieme alla belga Mecar, alla francese Nexter, leader d’oltralpe e azienda di Stato. La cessione coinvolge tanto le attività produttive di Colleferro (Rm) quanto quelle di dismissione di armamenti di Anagni (Fr) [entrambe le aree sono oggi inserite nella nuova perimetrazione del Sito di Interesse Nazionale “Bacino del fiume Sacco” in fase di ultima definizione, insieme al distaccamento della ex BPD di Ceccano (Fr)].
Dopo le manifestazioni di rimostranza contro le Cluster Bombs nel 2004, la Simmel Difesa chiude il proprio sito al pubblico accesso. Il Coordinamento Contro la Guerra Valle del Sacco e Monti Lepini è comunque in gran parte riuscito a ricostruirlo, attraverso foto e descrizione delle caratteristiche degli armamenti in produzione. Tale report è stato pubblicato da Peacelink .
Oggi siamo riusciti a reperire il nuovo catalogo Nexter, suddiviso per aziende collegate.
Siamo purtroppo assuefatti a questi odiosi strumenti di morte. Ma non tutti saranno felici di apprendere che troviamo ancora in produzione a Colleferro alcuni articoli che dovrebbero essere categoricamente esclusi dalla vendita per il loro possibile utilizzo criminale.
Si tratta dei sempiterni razzi da 122mm Firos 30 e dei proiettili da artiglieria da 155mm, come già ricordato utilizzati illegalmente anche come vettori di armi chimiche, in possesso di molte nazioni attualmente in guerra civile o impegnate in conflitti esterni, come l’Iraq, la Libia, la Siria e l’Arabia Saudita. E non va dimenticato il rischio sempre più concreto che tecnologie del genere finiscano in mano al terrorismo internazionale, magari ricadendoci addosso...
È dunque essenziale, anche alla luce dell’attualità di una produzione bellica locale dai tratti inquietanti, continuare a far crescere una memoria storica robusta, critica e consapevole, aggiornandola continuamente e cercando di sviluppare l’identità di città del Disarmo. Intendiamo mantenere viva l’attenzione su queste tematiche e sollecitare nuovi filoni di ricerca, proponendo a studiosi e attivisti di sviscerare i risvolti storici, occupazionali e sociali delle aziende che hanno lasciato segni dolorosi e negativi nel nostro passato e che continuano a rischiare di inquinare eticamente e ambientalmente il nostro futuro.
Per questo invitiamo chiunque voglia esercitare attività volontaria in tal senso a unirsi al nuovo gruppo di studio operante sulla produzione bellica colleferrina, presente e passata, contattandoci all’indirizzo e-mail retuvasa@gmail.com o al numero telefonico 335-6545313.
Colleferro, 15.01.16
EMERGENCY E RETUVASA, "CAMPAGNA CELLULARI PER BENEFICENZA"
Comunicato Stampa
Emergency Colleferro e Retuvasa
La Campagna “Cellulari per beneficenza”

Il senso dell’iniziativa? Prevenire i possibili danni ambientali derivanti da un cattivo smaltimento dei nostri telefoni e sostenere, contemporaneamente, le numerose associazioni di volontariato che aderiscono al programma.
Una singola batteria di cellulare è in grado da sola di contaminare migliaia, se non milioni, di litri di acqua. Se pensiamo che in Italia ci sono oltre 50 milioni di cellulari vecchi e che spesso esiste la cattiva abitudine di buttare gli apparecchi non più utilizzati direttamente nella pattumiera dell’indifferenziato, non è difficile immaginare le disastrose conseguenze che si potrebbero ripercuotere sulla salute collettiva. Ogni cellulare, infatti, contiene metalli dannosi come piombo, cadmio e litio, plastiche e circuiti con sostanze tossiche e inquinanti.
Consegnarci il vostro vecchio telefonino è un semplice gesto con un doppio vantaggio. La campagna “Cellulari per beneficenza” è, infatti, il primo progetto italiano che recupera fondi da destinare in beneficenza attraverso il riciclo dei cellulari usati, mettendo in moto un circolo virtuoso che, dal 2009, è riuscito a donare più di 150.000 euro alle oltre cinquanta associazioni Onlus che partecipano al programma. Il sistema di donazione è semplice, con tre diverse modalità: via internet, via posta o attraverso i raccoglitori che le associazioni predispongono in tutta Italia. Il ricavato della vendita, riportato sul sito www.comprocellulari.it, andrà a favore dell’associazione prescelta.
Nel nostro territorio, Retuvasa ha deciso di farsi promotrice di questo programma a sostegno di Emergency pubblicizzando l’iniziativa e mettendo a disposizione i propri volontari per la raccolta.
Una buona occasione per venirci a trovare il 4 dicembre, Festa patronale di Santa Barbara, dalle ore 10,00 alle ore 19,00, in Via Berni presso la rotonda del campo sportivo.
Successivamente i contatti per il ritiro del vostro cellulare da riciclare o per il posizionamento di un raccoglitore sono:
retuvasa@gmail.com ; emergencycolleferro@gmail.com ; 3356545313
Per avere maggiori informazioni sul programma potete consultare il sito www.cellulariperbeneficenza.it.
Colleferro, 2 dicembre 2013
9 APRILE, SIT IN A MONTECITORIO PER I DIRITTI NEGATI

Dato che in quella data ci sarà il pronunciamento sull'incostituzionalità del cosiddetto “Decreto salva ILVA”, avverso il quale è doveroso precisare che “la Costituzione sancisce e garantisce il diritto alla salute dei cittadini", così come il lavoro, che ora si trovano paradossalmente sui due piatti della bilancia giudiziaria. Questo è il prezzo che ha pagato negli anni anche la Valle del Sacco...così come Taranto e numerose altre situazioni territoriale nel nostro paese.
Il decreto inoltre mette in luce un inedito "scontro istituzionale" sulle tematiche ambientali. A Taranto un Ministro che esautora d'imperio le decisioni di un magistrato, nella Valle del Sacco un continuo di veti e scontri incrociati, in particolar modo sul tema rifiuti, tra Commissari, Ministro e rappresentanza elettiva.
L'adesione a tale iniziativa nasce da un ben più profondo legame che unisce i cittadini del Salento, avvelenati dai fumi dell'Ilva e degli altri impianti ivi presenti, a quelli della Valle del Sacco, anch'essa storico sito industriale, ora chiamati a confrontarsi con le scomode eredità ambientale lasciata dagli impianti che hanno, negli anni, abusato e stuprato questi territori.
Una connessione che questa partecipazione intende ribadire, rafforzando ancor più il fronte di coloro che chiedono giustizia ambientale, dopo anni di barbari sversamenti, pratiche illecite e pericolose, tanto per l'ecosistema che per i cittadini residenti.
Un messaggio ancor più importante da rilanciare oggi, a seguito dei nuovi e recenti attacchi che il dimissionario Governo Monti, nella triste figura del suo Ministro per l'Ambiente Corrado Clini, continua a perpetrare ai danni dei territori, a partire del declassamento di molte località, tra cui la Valle del Sacco, da Sito di Interesse Nazionale (SIN) a Sito di Interesse Regionale (SIR), per giungere alla parossistica gestione dell'emergenza rifiuti romana, senza dimenticare l'infame tentativo di autorizzare i cementifici all'incenerimento di rifiuti, classificati quali Combustibili Solidi Secondari (CSS).
Nonostante le motivazioni siano diverse e molteplici, la lotta che unisce Taranto e la Valle del Sacco è la stessa: la difesa dell'ambiente e della salute dei cittadini, prima di ogni profitto, prima di ogni sfruttamento economico.
Il 9 Aprile, a Montecitorio, invocheremo a gran voce: GIUSTIZIA!
Taranto-Valle del Sacco, 5 aprile 2013
Quando la volontà collettiva diventa un progetto: come ricostruire un territorio.

Come ricostruire un territorio
“IL CAMBIAMENTO È PRIMA NELLA TESTA DELLE PERSONE”
L'esempio della RUHR
"QUANDO LA VOLONTA' COLLETTIVA DIVENTA UN PROGETTO": COME RICOSTRUIRE UN TERRITORIO - COLLEFERRO, 23/24/25 NOVEMBRE 2012

Comunicato Colleferro 1912-2012
COME RICOSTRUIRE UN TERRITORIO
“Quando la volontà collettiva diventa progetto: come ricostruire un territorio” è il titolo di questa iniziativa che sarà inaugurata con un evento davvero speciale. Ospite d’eccellenza sarà, infatti, Hanns-Dietrich Schmidt, responsabile dei rapporti internazionali del distretto della Ruhr nella Nordrhein-Westfalen in Germania, che terrà nella sala Konver- Via degli Esplosivi - Bic Lazio, alle ore 17.00, una conferenza per illustrare il progetto Ruhr, ritenuto un esempio d'intervento unico nel suo genere e un modello di riferimento per chiunque voglia far rinascere ex territori industriali. H.D. Schmidt sarà coadiuvato dall’Architetto Antonio Cirillo che effettuerà traduzione e commento.
A seguire daranno il loro contributo la dott.ssa Grazia Maria Piana, Energy Consultant, Specialista in Diritto ed Economia dell’UE, sui processi partecipativi e i Piani Operativi Regionali e il dott. Gabriele Guazzo di CITTALIA - area europa, sui nuovi fondi per il risanamento gestiti dall’ Unione Europea.
L'intento è quello di capire quale sia l’approccio più corretto per muovere i primi passi verso un vero percorso di risanamento del nostro territorio.

A partire dalle ore 9.00, sarà dato il via a “Esperienze a confronto”, con tavoli tematici su: bonifiche SIN e matrici ambientali, salute e diritti, difesa del paesaggio e politiche agricole.
Si approfondiranno, altresì, tematiche fondamentali quali trasferimento, condivisione della conoscenza con percezione pubblica del rischio e del danno; consumo di suolo, aggressione al territorio, all'ambiente, al paesaggio ed alla salute; filiere produttive, modelli di sviluppo, politiche del lavoro e alternative; norme, giurisprudenza, poteri e competenze istituzionali.
Spiegano gli organizzatori : ” Ci siamo resi conto che una seria politica per l’ambiente non può essere costituita da una molteplicità di risposte diversificate nei riguardi delle sempre più innumerevoli rivendicazioni locali. Quindi, occorre partire dalla creazione di un forte rapporto di reciprocità tra le associazioni ed i movimenti territoriali…..per sottoporre all’attenzione delle istituzioni proposte omogenee ed efficaci
Le adesioni al forum sono molte e gli stessi partecipanti avranno la possibilità di integrare e proporre altri temi.
La chiusura avverrà nella mattinata di domenica con un breve tour insieme agli ospiti attraverso Colleferro e dintorni, alla fine del quale ci saranno i saluti.
Gli organizzatori ringraziano fin d’ora tutti gli amici e i vari collaboratori per il prezioso contributo fornito, indispensabile per la buona riuscita dell'iniziativa.
Valle del Sacco, 13 novembre 2012
Info:
retuvasa@gmail.com - 335.65.45.313 , gruppo.logos@tiscali.it – 320.11.09.297
http://www.facebook.com/colleferrocentenario.centannibastano
Il riscatto di quest’area della Germania era stato già sognato da Willy Brandt che, nel 1961, in pieno industrialesimo, i cui effetti avevano prodotto la devastazione del territorio e il degrado delle condizioni atmosferiche a causa dell’ industria estrattiva carbonifera e della produzioni siderurgica, pronunciò una famosa frase: "Il cielo sopra la Ruhr deve tornare ad essere di nuovo blu!".
Con il successivo declino delle industrie minerarie degli anni ‘70-’80, tutto sembrava compromesso: colline cosparse di scorie industriali, ruderi di fabbriche dismesse, urbanizzazioni frammentarie e confuse, tracciati ferroviari fuori uso e, soprattutto, la configurazione sociale profondamente minata, essendo stata in precedenza strutturata in base all'iperspecializzazione produttiva.
Le somiglianze tra il dramma vissuto dagli abitanti della Valle del Sacco e quelli della Ruhr sono innumerevoli. Il fiume Emscher, che conforma la valle tedesca non diversamente dal nostro, era stato trasformato in un lungo scarico a cielo aperto.
Inoltre, anche nel nostro territorio, il tipo di economia caratterizzato dalla presenza di troppe piccole e medie industrie incapaci ancor oggi di trasformarsi da indotto della grande e morente industria in attività autosufficienti, è una delle ragioni del declino socio-economico che stiamo vivendo.
Negli anni ‘90, i problemi della regione della Ruhr furono affrontati con grande coraggio dal governo regionale del Nordrhein-Westfalen che rivoluzionò l'Internationale Bauausstellung Emscher Park (Mostra Internazionale di costruzioni e architettura-IBA) e la trasformò in una società che vedeva nel suo consiglio d’amministrazione importanti esponenti della politica, dell'economia, dei sindacati e delle associazioni ambientaliste. Il comitato di coordinamento è presieduto dal ministro dell'urbanistica e dei trasporti e composto dai rappresentanti della regione, dei comuni principali, degli ordini professionali e da singoli professionisti quali architetti, ingegneri, paesaggisti, artisti, naturalisti.
Il primo passo è abbandonare la presunzione di pianificare ed iniziare a coordinare. L’IBA, non è mai stato un'autorità per la pianificazione.
Nel '99, Wolfgang Pent fu chiaro:”…l’IBA si strutturò piuttosto come un'agenzia di consulenza. Come tale, indicò le direzioni verso le quali le iniziative potevano svilupparsi……. può aver posto degli obbiettivi, fornito delle conoscenze, svolto il ruolo di "Public Relation", ma pianificare è qualcosa che non ha mai fatto" .
Il progetto Ruhr ruota intorno ad un obiettivo: la realizzazione del grande Parco Paesaggistico dell'Emscher ( Emscher Landschaftspark) , un'area di circa 320 Kmq, che rappresenta più di un terzo della superficie complessiva della regione della Ruhr.
Nel Parco dell'Emscher, il paesaggio gioca un ruolo strategico e viene utilizzato come mezzo per agire sull’immaginario, sulle aspettative e sui desideri dell’intera popolazione.
Lungi dal rassegnarsi, i cittadini della Ruhr hanno dimostrato di saper sognare, persino durante gli anni dell'industrializzazione, un grande futuro di riscatto. “…noi vogliamo realizzare solo ciò che per decenni abbiamo immaginato….”.
Anche i confini amministrativi, dei quali oggi si discute a causa dell’accorpamento delle Province e delle confuse autonomie regionali, hanno comportato una sovrapposizione di competenze ed una vergognosa esplosione dei costi. Il mondo delle professioni è rimasto chiuso in se stesso, rivelandosi incapace di conquistare un ruolo sociale, per cui i tentativi di aggregazione sono stati vanificati da piccoli interessi individuali.
La speranza è che questo momento di confronto aiuti le amministrazioni locali a favorire la ricerca delle affinità linguistiche, culturali e culinarie tra le popolazioni della Valle del Sacco.
Anche gli aspetti positivi del nostro passato industriale possono e devono essere conservati, cercando di favorire le relazioni di solidarietà tra lavoratori, le richieste di servizi sociali, il rispetto per il lavoro, il passaggio dal familismo alla difesa dei diritti dell’individuo.
“ In una fabbrica non si fabbrica solo quello che si fabbrica!” disse A. Moravia negli anni ’70, quando il mondo degli intellettuali italiani iniziava a guardare altrove. Benché lo spirito di queste parole sia stato dimenticato nel cassetto della memoria per troppi anni, l’esperienza della Ruhr lo fa tornare di attualità, dimostrando che una comunità che ha vissuto le drammatiche condizioni di vita legate al degrado ambientale, può insegnare al mondo come si costruisce un futuro ecocompatibile.