VERTICI GESTIONALI INCENERITORI COLLEFERRO. REQUISITI:INQUISITI
Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco

Il processo si aprirà il 12 novembre prossimo e Retuvasa è stata ammessa come parte civile.
I capi di imputazione, già prima del rinvio a giudizio e con la presunzione di innocenza, sarebbero stati sufficienti, a nostro modesto avviso, per disporre la rimozione dei componenti del vertice di gestione da qualsiasi incarico, che invece ancor oggi ricoprono. Uno di essi è stato addirittura nominato responsabile per la certificazione EMAS, finalizzata al conseguimento dei certificati verdi in sostituzione dei CIP6 e al “miglioramento delle prestazioni ambientali” dell’azienda.
Non ci galvanizza neppure il passaggio di consegne alla Direzione Tecnica da Paolo Meaglia a Francesco Capriotti. Si apprende infatti che quest’ultimo il 22 febbraio scorso è stato rinviato a giudizio, insieme ad altri due dirigenti cui si contestano i reati di crollo colposo, aggravato dalla previsione dell’evento e deturpamento di bellezze naturali, in relazione al disastro ambientale del gennaio 2011 nel Golfo dell’Asinara (Sardegna): a causa della rottura di un oleodotto della centrale termoelettrica di Fiumesanto, si riversarono in mare 36.000 litri di olio combustibile.
In relazione a ciò sarebbe auspicabile che si spiegasse alla cittadinanza cosa è avvenuto negli inceneritori di Colleferro il 13 novembre 2012, quando si innalzò nell’atmosfera una densa nube, forse per la rottura di uno dei tubi di collegamento alla combustione, e quali sostanze siano state emesse in atmosfera senza filtrazione.
Potrebbe trattarsi, tra l'altro, di diossine e PCB (policlorurobifenili), consueti prodotti della combustione di rifiuti [nello scorso febbraio riclassificati da 26 esperti di 12 paesi riunitisi presso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): da probabili cancerogeni (Gruppo 2A) a cancerogeni (Gruppo 1).
A prescindere dalla nostra contrarietà ad un ciclo dei rifiuti incentrato sull’incenerimento, è più che legittimo nutrire dubbi e sospetti riguardo all’operato dei personaggi sopra citati, così come è sconfortante che i soggetti decisori non provvedano ad un’operazione di pulizia e trasparenza.
Ci auguriamo che il passaggio del Consorzio Gaia, e quindi anche della gestione degli inceneritori, alla regionale Lazio Ambiente SpA determini un cambio di rotta nell’attribuzione di incarichi di responsabilità con possibili implicazioni ambientali e sanitari, a favore di soggetti che non destino giustificate preoccupazioni.
Restiamo, con molta meno pazienza del passato, in attesa di adeguati provvedimenti e risposte esaustive.
Colleferro, 27 marzo 2013
I capi di imputazione, già prima del rinvio a giudizio e con la presunzione di innocenza, sarebbero stati sufficienti, a nostro modesto avviso, per disporre la rimozione dei componenti del vertice di gestione da qualsiasi incarico, che invece ancor oggi ricoprono. Uno di essi è stato addirittura nominato responsabile per la certificazione EMAS, finalizzata al conseguimento dei certificati verdi in sostituzione dei CIP6 e al “miglioramento delle prestazioni ambientali” dell’azienda.
Non ci galvanizza neppure il passaggio di consegne alla Direzione Tecnica da Paolo Meaglia a Francesco Capriotti. Si apprende infatti che quest’ultimo il 22 febbraio scorso è stato rinviato a giudizio, insieme ad altri due dirigenti cui si contestano i reati di crollo colposo, aggravato dalla previsione dell’evento e deturpamento di bellezze naturali, in relazione al disastro ambientale del gennaio 2011 nel Golfo dell’Asinara (Sardegna): a causa della rottura di un oleodotto della centrale termoelettrica di Fiumesanto, si riversarono in mare 36.000 litri di olio combustibile.
In relazione a ciò sarebbe auspicabile che si spiegasse alla cittadinanza cosa è avvenuto negli inceneritori di Colleferro il 13 novembre 2012, quando si innalzò nell’atmosfera una densa nube, forse per la rottura di uno dei tubi di collegamento alla combustione, e quali sostanze siano state emesse in atmosfera senza filtrazione.
Potrebbe trattarsi, tra l'altro, di diossine e PCB (policlorurobifenili), consueti prodotti della combustione di rifiuti [nello scorso febbraio riclassificati da 26 esperti di 12 paesi riunitisi presso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): da probabili cancerogeni (Gruppo 2A) a cancerogeni (Gruppo 1).
A prescindere dalla nostra contrarietà ad un ciclo dei rifiuti incentrato sull’incenerimento, è più che legittimo nutrire dubbi e sospetti riguardo all’operato dei personaggi sopra citati, così come è sconfortante che i soggetti decisori non provvedano ad un’operazione di pulizia e trasparenza.
Ci auguriamo che il passaggio del Consorzio Gaia, e quindi anche della gestione degli inceneritori, alla regionale Lazio Ambiente SpA determini un cambio di rotta nell’attribuzione di incarichi di responsabilità con possibili implicazioni ambientali e sanitari, a favore di soggetti che non destino giustificate preoccupazioni.
Restiamo, con molta meno pazienza del passato, in attesa di adeguati provvedimenti e risposte esaustive.
Colleferro, 27 marzo 2013