Rassegna stampa 15.03.11

ANAGNI. A SEGUITO DELLO STUDIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ORDINANZA DEL SINDACO PER LA PRESENZA DI PIOMBO OFF LIMITS AL POZZO DI PONTE DEL TREMIO
Ciociaria oggi 14.03.11 pp.1 e 19

PROVINCIA DI FROSINONE
PASTENA. FUSTI TOSSICI INTERRATI, RIESPLODE L’ALLARME.
Leoluca Orlando interroga il ministro. Il Comune: subito verifica per fugare i dubbi
Il Messaggero FR, 15.03.11 p.35 – di De.Co

ANAGNI. A SEGUITO DELLO STUDIO DI MONITORAGGIO AMBIENTALE, ORDINANZA DEL SINDACO PER LA PRESENZA DI PIOMBO OFF LIMITS AL POZZO DI PONTE DEL TREMIO
Ciociaria oggi 14.03.11 pp.1 e 19

PROVINCIA DI FROSINONE
PASTENA. FUSTI TOSSICI INTERRATI, RIESPLODE L’ALLARME.
Leoluca Orlando interroga il ministro. Il Comune: subito verifica per fugare i dubbi
Il Messaggero FR, 15.03.11 p.35 – di De.Co
Torna l’incubo rifiuti tossici e stavolta a scendere in campo è chiamato direttamente il ministro dell’ambiente. Lo scenario stavolta è Pastena, il minuscolo paese famoso per le grotte carsiche. Qui, nel 1997, venne data la concessione per il risanamento di un terreno, al lato della provinciale 151 Pastena-Castro e accanto ad un torrente che affluisce all’interno delle Grotte, con il materiale di riporto della costruenda linea ferroviaria Tav Roma-Napoli. Si chiamano tecnicamente “interventi di miglioramenti fondiari” e sono avvenuti a decine lungo tutto il percorso dell’alta velocità. Un’azione che rientrerebbe nella consueta prassi amministrativa e che invece è arrivata ad essere oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata giovedì scorso dall’onorevole Leoluca Orlando (Idv) al ministro dell’Ambiente. «Mi sembrava doveroso, essendo io eletto nel collegio del Lazio – ha detto – fare quanto in mio potere per fugare le preoccupazioni dei cittadini. Da anni, infatti, ci sarebbero numerose testimonianze confermerebbero il forte sospetto che su quel terreno, così come in altre aree che circa dieci anni fa la Tav utilizzò come siti di scarico, siano stati interrati illegalmente e clandestinamente rifiuti tossici e pericolosi». Orlando addirittura ipotizza l’ombra della camorra. «Si parla di buche realizzate durante la notte e poi già spianate alla mattina, di rumori di bidoni metallici scaricati dai camion. In questi anni, i rapporti di processi, documenti e testimonianze, hanno descritto uno scenario spregiudicato, nel quale la criminalità organizzata approfittando di un clima di illegalità silente e diffusa, si era impadronita degli appalti della Tav e condizionava fortemente la gestione dei cantieri. E in questo specifico caso non risulta essere mai stata fatta chiarezza».
Prima ancora che il Ministero però, forse arriveranno i tecnici incaricati dal Comune. Il consiglio comunale di Pastena, nell’ottobre 2010, infatti, ha deliberato su mozione del consigliere Arturo Gnesi, di accertare la presenza o meno di rifiuti tossici e pericolosi nei siti usati dalla Tav per smaltire gli scavi della linea ferroviaria in costruzione. «Oggi i nostri uffici – ha spiegato il vicesindaco Augusto De Lellis – stanno valutando la possibilità di affidare l’incarico a tecnici esterni per verificare una volta per tutte come stanno le cose. Andiamo oltre le nostre competenze per fare chiarezza, anche se sono sicuro che sia solo una millanteria, magari a fini elettorali: quei lavori erano supportati da numerose certificazioni tecniche, non certo campati in aria». Anche il sindaco Edorardo De Angelis è su questa posizione: «Siamo tranquilli al 100%», afferma. L’interrogazione, e il dubbio, comunque rimangono.
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CEPRANO. VELENI SOTTERRATI ALLA EUROPRESS: RISCHIO CONTAMINAZIONE DELLA FALDA
Il Messaggero FR, 15.03.11 p.35
L’inquinamento nell’area Europress a Ceprano rischia di essere più grave del previsto. L’estate scorsa nel sito industriale dismesso alle porte della città vennero individuati altri fusti interrati contententi scarti di lavorazione, con molta probabilità rifiuti tossici. Non era il primo rinvenimento, nel sito infatti già tre anni fa erano stati trovati altri rifiuti nell’area dell’azienda che produceva etichette per i fustini di detersivi, poi andata fallita. L’argomento era tornato d’attualità dopo la scoperta, sempre a Ceprano dei fusti interrati alla Olivieri dopo le rivelazioni di numerosi operai. In quel caso si andò a colpo sicuro: i fusti sono stati trovati, ma si è rischiato il disastro ambientale e gli operai che materialmente hanno scavato si sono sentiti male per le esalazioni. Per questo la Procura per il sito Europress ha deciso di andare con i piedi di piombo. Anche in questo caso sono state le rivelazioni di ex operai che hanno consentito agli investigatori della Guardia di Finanza di circoscrivere altri punti di interramento di rifiuti nell’area che complessivamente si estende per 4 ettari. Dalle dichiarazioni risulterebbe che nell’area sono stati interrati sacchi di juta contenenti fanghi tossici e fusti riempiti di acidi e inchiostri usati per la stampa delle etichette. Ma in questo caso si è preferito evitare scavi. C’è la certezza che i fusti ci sono: sono stati individuati infatti con sofisticate apparecchiature dagli esperti dell’Istituto di geofisica e vulcanologia. Ma sono stati proprio questi ultimi a chiedere agli inquirenti, guidati dal sostituto procuratore Adolfo Coletta, analisi ancora più approfondite. C’è il serio rischio, infatti, che i rifiuti tossici siano colati nel terreno fino a raggiungere e a contaminare la falda acquifera. Per questo la procura ha chiesto all’Arpa di effettuare un controllo sulla falda per valutare i livelli di inquinamento. «A giorni faremo il punto della situazione – ammette il direttore dell’Arpa, Ennio Zaottini – In casi come questo le falde è bene controllarle sempre. Dobbiamo verificare, se ci sono dei pozzi sarà anche piuttosto semplice. Altrimenti sarà più complicato».
 
ANAGNI. POZZO INQUINATO
Il Messaggero FR, 15.03.11 p.35 – di Pa.Car.
Tiene ancora banco ad Anagni, a qualche giorno di distanza dal convegno organizzato presso la Sala della Ragione, la discussione sullo stato di salute dell’ambiente della città dei papi. Un convegno che doveva fare il punto su quanto è emerso dalle analisi che negli ultimi mesi sono state effettuiate su acqua, terreni, e sedimenti fluviali. Le analisi hanno riscontrato in diversi casi situazioni di attenzione per varie sostanze: piombo, arsenico, beta hch. In particolare, le analisi effettuate presso un pozzo di una famiglia, in località Ponte del Tremio, hanno fatto emergere valori al di fuori della norma. La zona, come si ricorderà, era salita qualche mese fa agli onori della cronaca in seguito al ritrovamento di pesci morti nel corso d’acqua che passava in mezzo alle case dei residenti.
 
CASTRO. MINI DISCARICA SOTTO IL CAVALCAVIA
Il Messaggero FR, 15.03.11 p.35
Sotto i piloni del cavalcavia della linea super veloce, nella zona che porta alla stazione di Castro Pofi Vallecorsa, sono locate tante mini discariche di rifiuti speciali, pericolosi ed ingombranti. In particolare sono segnalati pneumatici in quantità, oggetti di tutti i tipi anche altamente inquinanti e amianto. L’eternit non è intero, ha anche delle rotture da dove escono i pericolosi residui delle fibre che lo compongono. Tutto questo a pochi chilometri dal Sacco che puzza da morire e straripa immondizia di tutti i tipi.
 
RIFIUTI
CONSORZIO GAIA, UN'INDAGINE ESPLOSIVA IN DIRITTURA D'ARRIVO
MAZZETTE,RUBERIE, DANNI AMBIENTALI
Richiesto maxirisarcimento di 212 milioni di €.
I comuni dei Castelli e del Frusinate indebitati per 53 milioni

Il Corriere della sera, cronaca 15.03.2011
ROMA- Mazzette, soldi spariti nel nulla, sprechi. Dissesti finanziari, danni all’ambiente. E un’esplosiva indagine che sta per concludersi, quella riguardante una discarica a Colleferro costata 30 milioni di euro ma che nessuno ha mai visto, nonostante sulla carta risulti già realizzata. A guardare i numeri che ruotano attorno al consorzio Gaia, quello che si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti in 48 comuni dei Castelli e del Frusinate, viene da chiedersi perché in tanti siano interessati al suo acquisto. Le ultime cifre vengono da una sentenza di febbraio della Corte dei Conti del Lazio che ha visto la condanna di Roberto Scaglione, ex amministratore della società a capitale pubblico e oggi in amministrazione straordinaria dopo la dichiarazione dello stato d’insolvenza nel 2007. Il manager (cinque anni fa ammanettato pure per lo scandalo laziale delle case Asl da cartolarizzare, una storia di decine di appartamenti alienati a prezzi irrisori) dovrà rimborsare le casse erariali per una somma di un milione di euro, l’ammontare – in sostanza – di una serie di bustarelle intascate per aumentare il valore di forniture giunte dall’estero.
MAXI RISARCIMENTO DI 212 MILIONI – In ogni caso quisquile, rispetto alla richiesta di maxi risarcimento di 212 milioni di euro indirizzata dalla procura contabile – in un altro procedimento – ancora a Scaglione e ad altre sette persone, tutti componenti dell’ex cda, ex manager ed ex revisori di Gaia. Il presunto danno erariale in questione equivale alla valanga di soldi arrivata dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal ministero dell’Economia in gran parte spariti nel nulla. Anzi: del fiume di danaro è «rimasta ignota l’effettiva destinazione», per usare le parole dell’atto di citazione.

COMUNI INDEBITATI PER 53 MILIONI – Altre cifre che condizionano l’attività di Gaia , riguardano i debiti – per un totale di 53 milioni di euro – che gli stessi comuni radunati nel consorzio hanno nei suoi confronti. Somme ingenti come quelle che devono restituire Velletri (7 milioni), Valmontone ( 5 milioni), Fiuggi (4,6), Frascati (4), Subiaco (3), Artena (1,5), Palestrina (2). Con i rimborsi congelati, adicembre i circa 500 lavoratori della società si sono ritrovati senza stipendio e tredicesima, garantiti in extremis da un intervento della Regione che ha consentito il ritardato pagamento di un’ecotassa, dando così ossigeno alle casse del consorzio per qualche tempo ancora.

LA PROPOSTA DI POLVERINI E ALEMANNO – Nel frattempo la governatrice Polverini e il sindaco Alemanno hanno suggerito, in tempi diversi, l’acquisto di Gaia, trovando – seppur con vari distinguo – incoraggiamenti bipartisan, dal Pd che per bocca del capogruppo regionale Esterino Montino, in sintonia con Filiberto Zaratti di Sel, pensa a una società pubblica con dentro Acea e Ama, al consigliere Pdl Donato Robilotta che ipotizza una «holding mista». Intanto i due bandi promossi dal ministero dello Sviluppo per vendere il consorzio sono andati deserti e il prossimo acquirente dovrà «accollarsi le pesanti passività accumulate negli anni nei confronti del Ministero del tesoro e della stessa regione Lazio». Una previsione che si legge nella relazione sul Lazio approvata pochi giorni fa dalla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella.

Un camion di Gaia per la raccolta di rifiuti
QUEL FORNO DAL FUNZIONAMENTO «INSPIEGABILE» Al temine dell’inchiesta – durata due anni, ascoltando investigatori, pubblici amministratori e associazioni – deputati e senatori hanno anche avanzato pesanti dubbi sul funzionamento dell’impianto di Colleferro gestito da Gaia. Almeno sino al 2009, è capitato che i forni dell’inceneritore abbiano sovente funzionato in modo «inspiegabile»: concepiti per raccogliere cdr (combustibile da rifiuti trattati) dai comuni dell’hinterland, spesso venivano «spenti» – addirittura un giorno su due – deviando il trasporto dell’immondizia in discarica e bruciando – è l’ipotesi dei parlamentari avvalorata da inchieste della magistratura – spazzatura non trattata, con pesanti effetti nocivi sull’atmosfera.

30 MILIONI SPARITI, INDAGINE CONCLUSA – Non bastasse, c’è il caso dei 30 milioni di euro concessi dalla Cassa Depositi e prestiti nel 2004, per la realizzazione di una seconda discarica a Colleferro. Un vero e proprio impianto fantasma. Lo si legge chiaramente nella relazione firmata dai relatori Candido De Angelis (senatore Fli) e Antonio Rugghia (deputato Pd). «Dalle carte, l’opera risulta completamente edificata nel 2005, invece a tutt’oggi è inesistente – è scritto nel dossier di 76 pagine indirizzato al presidente del Senato Renato Schifani – e non esiste neppure il progetto esecutivo, nonostante siano state giustificate spese per circa 30 milioni di euro, tramite esibizione di fatture». Se non altro la sparizione della colossale somma non è passata inosservata. Lo spiega ancora la relazione parlamentare votata il 2 marzo: «Le indagini relative a questo procedimento sono ormai concluse e la procura della Repubblica di Velletri sta valutando le modalità di esercizio dell’azione penale nei limiti ordinari».
Alessandro Fulloni
15 marzo 2011

ANAGNI. DEPURATORE CONSORTILE, CI SONO SPERANZE
La Provincia Fr 15.03.11 p.21
Depuratori e mancato finanziamento… ne resterà uno solo! Come per Highlander, il commissario per l'emergenza Valle del Sacco avv. Pier Luigi Di Palma non ha dubbi "problematico recuperare le somme andate perse per gli impianti finanziati col parziale contributo di Acea; il depuratore di Anagni ha invece concrete speranze di essere ultimato, ed andare finalmente in funzione" aggiungendo "tutto è naturalmente subordinato alla disponibilità dell'Asi, di assumerne la gestione, anche con immediatezza". Il presidente del Consorzio Asi frusinate, Arnaldo Zeppieri, pare più che deciso a farsi carico della gravosa responsabilità, previa naturalmente la perfetta conoscenza dello stato delle cose, ed un piano concreto da attuare anche fin da subito. E senza frapporre indugio, i due enti stanno concordando tempi e modalità per addivenire ad un accordo che preveda la ultimazione dei lavori essenziali al collaudo e successiva presa in consegna. Il depuratore iniziato negli anni novanta, e bloccato dallo tsunami Mani Pulite, è costato somme enormi per custodia e parziale manutenzione. Da circa dieci anni, invece di trattare liquami, ha inghiottito altri finanziamenti, che visti i risultati potevano essere risparmiati. Mesi fa mancavano circa 6 milioni per il completamento; Acea non li aveva, e se ne fece carico il presidente Polverini. I "pochi giorni" sono trascorsi da tempo, e resta fortunatamente la possibilità che, mettendo fine alla telenovela, l'ufficio commissariale e l'Asi di concerto con la Regione, con un deciso scatto di reni, diano dimostrazione ai cittadini di voler loro consegnare un'opera che, accogliendo e trattando i reflui di industrie e privati, rappresenti l'alba di una nuova era.
 
FERENTINO. LA CHIUSURA DEL TRAFFICO NON SORTISCE EFFETTI SUL LIVELLO DI PM10
La Provincia Fr 15.03.11 p.19
Non sembra stia dando risultati positivi la decisione di chiudere al traffico il centro storico della città. Si sapeva già che la soglia massima dei 35 sforamenti era prossima ad essere raggiunta. Appare nel frattempo che il giorno del mercoledì sia il meno adatto per un provvedimento contingente (chiusura del centro al traffico) per cercare di ridurre la concentrazione di polveri sottili PM10 nell'aria ambiente. «Il compito dell'amministratore è quello della prevenzione, tenendo conto di quanto mette a disposizione la tecnica- spiega il sindaco con grande senso di responsabilità- ci siamo attenuti alle vigenti disposizioni, per cui altro non si può fare». Lapidario, ma anche molto realistico, Fiorletta, il quale aggiunge che «la nostra decisione, come ben sapete, scaturisce dalla normativa che prevede che nel caso in cui vengano superati giornalmente i valori limite del PM10 più di 35 volte l'anno, siano prese misure precauzionali per contenere le emissioni stesse, con indicazione di interventi diretti da effettuare in fase di emergenza». La vostra ordinanza non sembra però, avere effetti immediati e concreti. «Diciamo che abbiamo superato già quota trenta. Potremmo rivedere qualcosa se tecnici ed addetti ai lavori ci fornissero ulteriori norme atte all'uso. Siamo amministratori e non tecnici. Due le decisioni da noi assunte: chiudere il mercoledì il traffico in centro come da regolamento e la limitazione della temperatura degli ambienti abitativi. Dunque limitazione, per quanto possibile, senza l'utilizzo di mezzi di trasporto privato, fruendo altresì del servizio di trasporto pubblico». Qualcuno afferma che forse il mercoledì non è il giorno più adetto. «E' vero, perché se avessimo scelto, che ne so, martedì o altri giorni, la critica sarebbe arrivata ugualmente. Ripeto e chiudo questo argomento: noi siamo amministratori e ci affidiamo ai tecnici, i quali devono indicarci i metodi migliori ed efficienti». Il monitoraggio viene effettuato nella zona di Sant'Agata dove si trova la centralina che rileva la consistenza delle polveri sottili.
Egidio Cerelli