Rassegna stampa Retuvasa 14.01.11

ANAGNI, LA PATATA BOLLENTE DELLA BONIFICA DELLA DISCARICA DI RADICINA GIRATA AL COMUNE. MA NON  CERTO ALL'AMMINISTRAZIONE AL TEMPO RESPONSABILE
La Provincia Fr 14.1.11 p.24 
ANAGNI, LA PATATA BOLLENTE DELLA BONIFICA DELLA DISCARICA DI RADICINA GIRATA AL COMUNE. MA NON  CERTO ALL'AMMINISTRAZIONE AL TEMPO RESPONSABILE
La Provincia Fr 14.1.11 p.24 
Discarica Radicina, il danno e la beffa. Nei giorni scorsi, accertata la presenza di "percolato" con la vasca di raccolta ormai prossima al collasso, gli enti provinciali hanno imposto al Comune la bonifica del sito, accertato che la ditta incaricata a suo tempo, è più o meno "defunta". La città e gli abitanti di Anagni, dopo il cadeau ricevuto dal presidente Badaloni e dal governo cittadino provinciale e regionale di allora, era il 1997, si ritrovano ammorbati da sostanze pericolose, e costretti a sborsare fior di milioni per la loro problematica e difficile eliminazione.

Dal conferimento nel sito dei rifiuti di tutti i 91 comuni frusinati, oltre ai materiali immessi di nascosto provenienti da chissà dove, non sono stati mai attivati i dovuti controlli per la verifica del percolato e del probabile inquinamento delle falde sotterranee, e la stessa Arpa, interpellata telefonicamente, aveva ammesso appena un anno fa, addirittura di non essere a conoscenza della discarica. Nei giorni scorsi alcuni tecnici del Comune si sono recati presso la zona ai bordi della Macchia comunale, per accertare la situazione e studiare il da farsi, per evitare una catastrofe dalle conseguenze inimmaginabili. Abbiamo il timore, però, che si stia "ciurlando nel manico".

La versione ufficiale, che il percolato venga raccolto nella apposita vasca per essere prelevato e smaltito, non ci convince. Come si può notare dalle foto, la enorme cavità destinata a ricevere i rifiuti presentava il fondo ben al di sotto del livello del terreno. Non sembra esistere una vasca di raccolta collegata alla profondità necessaria. La stessa Adiconsum nel sollecitare Comune e Prefetto, mise a disposizione conoscenze e documenti. Sarebbe meglio darsi una mossa, prima di doversi pentire amaramente della ingiustificabile inerzia.

PROCESSO "INCENERITORI".  A VUOTO IL PRIMO CONFRONTO IN AULA SULL'INQUINAMENTO DEGLI IMPIANTI DI COLLEFERRO

UDIENZA RINVIATA, ASSENTE LA REGIONE

Cinque giorni 14.1.2011, p. 17

Una proroga per motivi tecnici. Anche il Wwf e l’Unione giovanile si costituiscono parte civile

Codici: «In un processo di questa portata la Regione avrebbe dovuto manifestare la propria presenza»



E’ stata rinviata al 25 febbraio l’udienza preliminare, presso il Tribunale di Velletri, contro il direttore tecnico degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro, il responsabile della gestione dei rifiuti ed altri 24 soggetti implicati a vario titolo nella vicenda dell’inquinamento e degli scarichi tossici dell’inceneritore di Colleferro. I reati contestati vanno dal traffico illecito di rifiuti, areati  informatici  atti  a  cancellare, alterare e sopprimere informazioni  e  dati  relativi  alle emissioni dei fumi, eliminando e sostituendo i valori fuori limite con  altri  nella  norma,  falso  in analisi e formulari, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico; truffa aggravata ai  danni  dello  Stato;  favoreggiamento personale; violazione dei valori limiti delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni; accesso abusivo a sistemi informatici. Il rinvio, di prassi, è stato deciso in seguito  alla  mancanza  di  alcune notifiche agli imputati del processo. «E’ chiaro  – commenta Ivano Giacomelli, segretario nazionale del Codici – che gli imputati non si siano fermati davanti  a  nulla  al  fine  di  conseguire  i  profitti  lucrativi,  non esitando, addirittura a bruciare rifiuti pericolosi, a manomettere i  sistemi  che  avrebbero  reso pubblici i misfatti da loro conseguiti, a minacciare i dipendenti che  facevano  il  loro  dovere. Colleferro è considerato il paese in cui  vige un disastro ambientale senza precedenti in provincia di Roma – prosegue Giacomelli – è anche indicato dai pediatri come il paese con un numero di bambini affetti da asma ed  altre  patologie  respiratorie talmente  alto  da  porsi  in  concorrenza  con  grandi  città  italiane, come Roma e Milano, pur avendo un’incidenza del traffico urbano e di altri fattori di rischio minore  o pari a quello di queste metropoli. Evidentemente se in questi  studi  viene  menzionato solo Colleferro come paese maggiormente colpito da patologie respiratorie pediatriche, un motivo ci sarà, ossia che tali patologie  sono  determinate  dalle emissioni prodotte da insediamenti  industriali  del  luogo  e, anche, dai fatti criminosi commessi».  Durante  l'udienza  preliminare sono state presentate nuove costituzioni di parte civile. A Codici e  alla  Rete  per  la  tutela  della Valle del Sacco, si sono aggiunti nelle ultime ore l'Unione giovanile,  il  Comune  di  Paliano  e  il Wwf. «In questo contesto, esprimiamo amarezza per l’assenza in  aula  della  Regione  Lazio  – commenta Giacomelli. In un processo  di  questa  portata  e,  soprattutto per la gravità dei fatti che hanno coinvolto e coinvolgono migliaia di cittadini, la Regione  avrebbe  dovuto  manifestare la propria presenza, essa, invece, continua a rimanere sorda  dinanzi  alle  istanze  e  alle paure dei cittadini». Quello che è accaduto a Colleferro in questi anni  di  cattiva  gestione  degli inceneritori  –  prosegue  Valentina  Coppola,  segretario  Provinciale Codici Roma – è il motivo principale per cui molti cittadini  si  ribellano  quando  si parla  di  installare  inceneritori  nei  loro  paesi.  Gli  abusi  sono stati  talmente  tanti  da  creare sfiducia  oltre  che  ovvi  timori nelle persone. Ci auguriamo che a febbraio la giustizia darà finalmente  un  segnale  certo,  in direzione della legalità a tutela della salute e dell’ambiente».

Sul tema La Provincia Fr 14.1.11 p. 25
Prima udienza con prevedibile nulla di fatto, al processo per le vicende connesse al termocombustore di Colleferro. Ieri mattina il magistrato, dopo la lettura degli atti e dell'elenco nominativo delle persone interessate alla vicenda, ha rinviato l'udienza al prossimo 25 febbraio. Dei tecnici e responsabili di Gaia, era presenta l'ing. Stefania Brida, persona di carattere che certamente non intende sottrarsi al confronto.

Addirittura, pare che ci sia nell'aria l'avvisaglia di colpi di scena; sembra infatti messa in serio dubbio la identificazione di personaggi collegati alle intercettazioni telefoniche, elemento cardine dell'inchiesta. Intanto dopo i comuni di Colleferro e Paliano, e le intenzioni di Retuvasa, anche il Wwf per bocca di Vanessa Ranieri presidente del Wwf Lazio intende costituirsi parte civile. "E' stata chiesta oggi l'ammissione di parte civile da parte della nostra Associazione nel processo che vede imputate ben 26 persone dinanzi al Tribunale di Velletri per i fatti legati allo smaltimento dei rifiuti negli impianti di trattamento di Colleferro" dicono quelli del Wwf

Aggiungendo come "a questi documenti faranno parte della conferenza stampa convocata dal WWF Lazio sul tema dei rifiuti per mercoledì 19 gennaio alle 10.00 presso la sala conferenze di via Po 25/C. Nel corso dell'incontro con i giornalisti verranno anche affrontati i problemi di Malagrotta e della Valle Galeria a Roma, gli aspetti noti e meno noti del nuovo piano rifiuti regionale e le varie proposte di nuove discariche e inceneritori sul territorio, mentre la raccolta differenziata segna il passo, nonostante i buoni risultati là dove è stata programmata e applicata con professionalità e costanza. quanto riguarda Colleferro, intanto, attendiamo il 25 febbraio 2011 per la prossima udienza". Sulla costituzione di parte civile, c'è attesa per le decisioni del Giudice. Quando a rappresentare "i cittadini e il territorio" sono più di un ente, la cosa appare tutt'altro che semplice.
 

PALIANO. ANCORA DUBBI SULLA GESTIONE DE LA SELVA

 

FROSINONE. ACEA ATO 5, PRONTI AD ANDARCENE
Il Messaggero FR 14.1.11 pp.29-30 
di Vittorio Buongiorno
«Abbiamo tentato di fare tutto quello che era possibile». Manca una settimana all’assemblea dei sindaci che deve mettere ai voti la proposta di Antonello Iannarilli sul contenzioso con il gestore del servizio idrico, ma Acea Ato 5 sembra aver già preso una decisione. «La diffida che abbiamo inviato all’autorità d’ambito dava 30 giorni di tempo per sanare le inadempienze. Quel termine scade il 20 gennaio, ci piace pensare che qualcosa possa ancora accadere, che vinca il buon senso», dice il presidente della spa, Ranieri Mamalchi.

Altrimenti?

«Altrimenti il 21 ci riuniremo, ci confronteremo con la capogruppo e si vedrà».

Iannarilli nella sua relazione ha detto che la convenzione del 2007 vi garantisce 690 milioni di troppo e ha aggiunto che si tratta di una truffa.

«Abbiamo già dato mandato ai legali per essere tutelati. A sensazione ci sembra solo un diversivo per deviare l’attenzione dell’opinione pubblica. La deliberazione della Conferenza dei sindaci del 2007 è stata già annullata nel 2009 dalla stessa conferenza dei sindaci e contro quell’atto noi abbiamo presentato ricorso al Tar. Il 24 febbraio si terrà l’udienza. Noi non abbiamo mai chiesto di essere amici del committente, noi siamo il gestore e vogliamo solo gestire il servizio nel migliore dei modi. Tutte le cose dette da Iannarilli erano conosciute e soprattutto oggetto di procedimenti giudiziari che dovranno essere definiti dalla magistratura».

Torniamo alle cifre che vi vengono contestate.

«E’ sempre la solita vecchia storia. Quando abbiamo assunto la gestione nel 2003 era stata completata l’acquisizione appena dell’8% degli impianti. Ad oggi ancora manca quella di Cassino, Atina, Paliano e del Consorzio industriale Asi. Era normale, oltre che legittimo, chiedere la rivalutazione della tariffa. Ma adesso non è questo il problema. Vorremmo che qualcuno chiarisse perché fino ad oggi l’Autorità d’ambito e l’assemblea dei sindaci hanno omesso di determinare le tariffe relative agli anni 2006, 2007, 2008, 2009, 2010 e 2011, perché non ha ancora definito il piano d’ambito 2011-2013. In sostanza non ha risposto alla nostra diffida».

E quindi?

«Denunceremo alle autorità competenti il reiterato inadempimento dei doveri d’ufficio dei soggetti coinvolti e come già abbiamo detto la società chiederà la risoluzione del contratto per inadempimento. A quel punto, così come è previsto, garantiremo la gestione ordinaria per i successivi 18 mesi, nei quali si dovrà procedere all’indizione della gara».
Altro servizio di V.B a p.30
Al 31 dicembre 2010 Acea Ato 5 ha 128 milioni di euro di debito. Un rosso che la capogruppo ha finanziato con 64 milioni di euro di costi propri. Una voragine su cui pesa la voce dei mancati pagamenti di chi usa l’acqua tutti i giorni. «La morosità per le utenze – spiega l’amministratore delegato di Acea Ato 5, Stefano Magini – ammonta a 40,5 milioni di euro con un crescendo che va dal milione del 2005 ai 18 milioni del 2010». Il numero dei morosi è enorme: 78 mila su 180 mila utenti. E mancano ancora tutti quelli di Cassino città e tutte le industrie del Consorzio industriale Asi. Solo nel capoluogo ci sono 11 mila morosi, a Ceccano oltre 5 mila, ad Alatri 4.700.
«Nell’ultimo anno – continua Magini – per interrompere i termini della prescrizione abbiamo inviato 57 mila raccomandate». Sono le ormai famigerate diffide che hanno scatenato l’ira delle associazioni dei consumatori. «Intanto diciamo subito che la minaccia di ridurre il flusso idrico così come prevede la normativa riguarda ad oggi concretamente solo cinquanta utenze. Noi stiamo solo cercando di spiegare che il servizio va pagato, siamo pronti a rateizzare le cifre più cospicue, ma abbiamo già visto che nella stragrande maggioranza i morosi non sono casi umani. Ci sono esercizi commerciali, gli alberghi delle località turistiche».
«Senza contare – aggiunge il presidente Ranieri Mamalchi – che i costi operativi sono di molto superiori a quelli previsti dal piano di gara. Solo per le analisi a garanzia della potabilità dell’acqua spendiamo 800 mila euro l’anno e per lo smaltimento dei fanghi di depurazione addirittura 3,2 milioni di euro. Se moltiplichiamo questi costi per i 30 anni della concessione arriviamo a circa 130 milioni di euro. Capisce bene che senza gli adeguamenti previsti per legge la gestione non è sostenibile, ecco perché la normativa consente di revisionare il piano ogni tre anni. Senza dimenticare che per i gestori di servizi pubblici l’equilibrio economico e finanziario è previsto dalla legge»
Altro servizio a p.30
Una delle contestazioni che viene rivolta ad Acea Ato 5 da molte zone della provincia è quella di non garantire un servizio all’altezza delle attese. ci sono zone dove l’acqua non arriva o arriva a singhiozzo per tutto l’anno, come mai? «Il problema è semplice: abbiamo ereditato una rete idrica in molti casi vetusta e ormai inadatta – spiega l’amministratore delegato Stefano Magini – Sono condotte in molti casi installate per servire una sola abitazione e oggi, dopo decenni, utilizzate per un intero comprensorio. E’ ovvio che non sono sufficienti. I tubi sono piccoli, per fare arrivare l’acqua dovremmo alzare la pressione, ma se lo facciamo la condotta scoppia. Attualmente sono circa 200 le riparazioni al giorno». «Una cosa da pazzi – commenta il presidente Mamalchi – che riusciamo a sopportare solo grazie alla dedizione dei dipendenti». E Magini ricorda un caso di Boville dove ogni giorno un addetto deve aprire le sezioni una alla volta per riuscire a far riempire i serbatoi delle abitazioni che affacciano su una strada del centro.
 

LA REPLICA DI IANNARILLI AL CENTROSINISTRA

La Provincia Fr 14.1.11 p.2

Questione idrica, replica di Antonello Iannarilli a Francesco Scalia, Lucio Migliorelli e Antonio Cinelli, rispettivamente consigliere regionale, segretario provinciale e capogruppo a Palazzo Gramsci del Partito Democratico. I tre sono stati protagonisti di una conferenza stampa mercoledì mattina nella quale, in sostanza, avevano accusato il presidente della Provincia di aver fornito "dati sballati" sul caso Acea Ato5.

«Dopo aver accolto l'offerta economica della società Acea di 512 milioni di euro per i costi operativi, – scrive Iannarilli – Scalia, con una "semplice" transazione gli riconosce non solo ulteriori 622 milioni di euro ma anche uno sconto aggiuntivo sugli investimenti pari a 49 milioni di euro. Naturalmente, secondo Scalia, sempre nel rispetto e per favorire in primis il semplice utente.

Torno a ribadire che in molti non avevano capito l'entità della operazione.

Tutti – sottolinea ancora Iannarilli – confermano il totale fallimento della gestione dell'acqua ma nessuno ha ancora compreso, preso in considerazione e soprattutto affrontato il problema del continuo disagio dei cittadini che non hanno il servizio ma sono costretti a pagare fatture esorbitanti, con tariffe che aumentano in misura esponenziale.

Dall'esposizione della mia relazione è emerso quanto già riscontrato nell' indagine. Sarà un onore per me esporre la mia tesi dinanzi ad un giudice su quanto accaduto, perché la mia coscienza mi permette di essere sereno e tranquillo.

Non ho scheletri nell'armadio e non ho pulci da nascondere. Quanto alla minaccia di Scalia di rivolgersi alla magistratura relativamente alla nomina dei dirigenti, rispondo che sarò onorato di recarmi davanti al giudice perché non ho nulla da temere. Il mio operato è stato trasparente e legittimo; l'unica soluzione alternativa sarebbe stato chiudere l'amministrazione per mancanza di "dirigenti", visto che quelli di ruolo erano solo due.

A questo punto chiedo a Scalia di spiegare, a chi non ha ancora ben capito come si gestiva prima l'Amministrazione provinciale, perché in 10 anni non è mai stato indetto un concorso per questi ruoli professionali; io invierò tutta la mia documentazione alla Corte dei Conti.

Voglio inoltre ricordare che, a seguito del mio insediamento, quel "nulla" di cui parla il centro sinistra è la proposta di revoca della delibera del 2 luglio del 2007 che aumentava la tariffa ad 1.20 euro al metro cubo. Ho proposto la tariffa di 0,94 euro, che è stata votata dai sindaci e mi è stato dato mandato di valutare gli estremi per la risoluzione del contratto con la società.

Infatti, la delibera di lunedì scorso, che sarà ripresentata il 24 gennaio, ripropone la stessa tariffa di 0.94 euro al metro cubo, oltre all'avvio della procedura prevista dall'art. 34, relativa al procedimento di risoluzione e all'escussione della polizza, dal momento che a molti Comuni non è stata rimborsata la rata di mutuo e ci sono ben… 27 contestazioni del contratto.

Riguardo alle contestazioni, – conclude Antonello Iannarilli – voglio ricordare a Scalia che è stata la Sto da lui nominata, e rinnovata poco prima del mio insediamento, a presentare le contestazioni dovute, e non io. Voglio anche ricordare che in sede di assemblea io avevo dato la disponibilità a rinviare gli atti per un'opportuna valutazione, ma è diventato uno scontro politico e davanti al documento presentato dal centrosinistra, i sindaci di centrodestra non hanno accettato. E' tutto registrato, e tutti potranno vedere come è andata».
 
L'ASSESSORE PROVINCIALE TERSIGNI: NO AL MEGA INVASO A SORA

Il Messaggero FR 14.1.11 p.30 – di Gianpiero Pizzuti
«La prospettiva di costruire un mega invaso a monte di Sora per proteggere la città, durante le fasi di piena del fiume Liri, appare come un’opera mastodontica la cui realizzazione richiede tempi lunghissimi, paragonabili a quelli occorsi per lo scolmatore di Isola del Liri iniziato trent’anni fa e non ancora ultimato». Lo scrive in una nota Assessore Provinciale Ernesto Tersigni rispondendo al sindaco di Sora Cesidio Casinelli, che in questi giorni aveva illustrato uno studio tecnico sulla possibilità proteggere la città dalla minaccia dei suoi fiumi con la costruzione di un invaso a monte della città: «La proposta dell’attuale sindaco – sottolinea Tersigni – non costituisce certamente una novità. Anche nel passato le precedenti amministrazioni avevano prospettato una simile risoluzione ma alla fine l’avevano accantonata per diversi problemi legati sia all’individuazione della zona dove poter costruire l’invaso, sia per la difficoltà a reperire i fondi utili alla sua costruzione». Il primo dicembre scorso le periferie della città furono sommerse dal Liri, che straripò in diversi punti, causando danni ingenti, ma soprattutto mettendo a nudo la fragilità dell’intero sistema di deflusso delle acque, che in pratica non tenne, collassando in più punti : «L’unica azione incisiva – ritiene Ernesto Tersigni – che può essere attuata è rappresentata da interventi di manutenzione ordinaria come il taglio della vegetazione infestante l’ alveo e la sistemazione delle frane esistenti lungo gli argini del Liri utili a garantire una portata del fiume maggiore». Tersigni conclude invitando Casinelli ad attivarsi «per far raccogliere agli uffici comunali competenti le domande relative alla richiesta di contributi per i danni subiti dai cittadini sorani lo scorso 1 Dicembre 2010 durante la piena del Liri». 
 

CECCANO, STOP ALLE AUTO PER I VALORI DI PM10
Il Messaggero FR 14.1.11 p.30 – di Denise Compagnone
Se a Ceccano su dodici giorni trascorsi dall’inizio di questo nuovo anno, i giorni di sforamento dei valori di pm 10 sono praticamente dodici, urgono misure urgenti. L’amministrazione comunale il provvedimento previsto per legge, quello della limitazione al traffico delle auto più inquinanti, l’aveva preso già la prima domenica di questo mese, il 2 gennaio, visto che i valori rilevati dalla centralina di piazzale Europa erano stati superiori già per l’anno precedente (36 sforamenti su 35 annui consentiti). Quella di domenica 2 era stata una giornata un po’ di prova, con le pattuglie dei vigili urbani impegnati più che altro ad avvisare la popolazione, ancora per lo più all’oscuro dell’iniziativa. Poi però la misura, prevista anche per domenica scorsa, era stata sospesa in attesa di discuterne a palazzo Antonelli. E nel frattempo la centralina, tra l’altro collocata non di certo in una zona della città trafficata, essendo un parcheggio, continuava a registrare valori elevatissimi: il 12 gennaio alle 17, secondo il sito dell’Arpa che monitora la situazione con cadenza giornaliera, la concentrazione di polveri sottili nell’aria era di 105 microgrammi per metro cubo, più del doppio del limite consentito (50 mg/mc). E nei giorni precedenti si assestava comunque intorno ai 100 mg/mc. Valori sforati, per l’appunto, addirittura 12 giorni su 12. Ieri la giunta a palazzo Antonelli, dopo la sospensione di domenica scorsa, ha deciso di applicare nuovamente la misura di limitazione al traffico estendendola non solo a domenica prossima, ma anche al lunedì successivo (quindi 16 e 17 gennaio), dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 18. Ma la grande novità è che il divieto di circolazione per le auto inquinanti (nello specifico non potranno circolare le vetture euro 0, 1 e 2 a benzina e quelle diesel euro 0, 1, 2 e 3) è esteso non soltanto al centro storico, ma anche a tutta la parte bassa della città, che praticamente diventerà, per chi non ha vetture ecologiche (per l’esattezza auto a benzina euro 3,4 e 5, quelle diesel euro 4 e 5 e quelle alimentate a Gpl oltre a quelle a metano e ibride), praticamente inaccessibile. Essendo praticamente inutilizzato il trasporto pubblico in città sarà curioso vedere quale sarà la risposta dei cittadini di Ceccano e non solo. Anche perché libero transito sarà lasciato solo nelle arterie periferiche (fino a via Gaeta e a metà via Per Frosinone) per consentire ai veicoli di passaggio di raggiungere facilmente i comuni confinanti, ma anche in questo caso il percorso sarà più lungo e tortuoso. “Si tratta di una misura provvisoria e applicata in questi due giorni in via sperimentale – ha spiegato l’assessore all’ambiente Nicolino Ciotoli – Poi vedremo se continuare così o modificare le disposizioni”. Di certo non una notizia positiva per la città, già gravata da ogni forma di inquinamento, e negli ultimi giorni in apprensione anche per la natura della nube che si è alzata dall’incendio al centro di autodemolizioni e sulla quale si resta ancora in attesa degli esiti dell’analisi dell’Arpa.

FERENTINO. "RIFIUTO SELVAGGIO" NON DEMORDE

La Provincia FR 13.1.11 p.21 di Nicoletta Fini

Altri rifiuti di ogni genere abbandonati sul territorio. C'è chi pulisce e chi continua a sporcare, chi danneggia l'ambiente e chi spera che venga posto un freno a tali scempi. Le discariche si incrementano sempre di più, ammassi di ingombranti vengono abbandonati insieme a pneumatici, sacchi neri contenenti chissà cosa, e purtroppo anche amianto.

La situazione non è migliorata nei pressi di via Ciammotte. Ne avevamo parlato già tempo fa, portando alla ribalta lo stato vergognoso in cui versa la zona, con tanto di materiale fotografico. Purtroppo non ci sono stati cambiamenti in positivo, anzi agli altri rifiuti se ne sono aggiunti diversi. E' stata posizionata tra l'altro una sorta di recinzione ‘cantieristica' nell'area interessata dalla discarica, ma gli incivili non si fermano. E' comparso altro materiale, tra materassi, giocattoli, carte, vetro, elettrodomestici, gomme e altro ancora.

I cittadini, quelli perbene, sono stanchi di vedere l'ambiente deturpato. L'area nei pressi di via Ciammotte non è interessata da abitazioni ma ci sono terreni dove si portano a pascolare gli animali, dove ci sono i frutteti. «Bisogna porre fine a questo schifo, prima di tutto bonificando completamente l'area e poi cercando di trovare il modo di individuare i colpevoli e sanzionandoli come previsto dalla legge» l'appello dei cittadini.

AGRICOLTURA CIOCIARA, COLDIRETTI COMMENTA I NUOVI POSITITI DATI (2008)

La Provincia FR 14.1.11 p.12
Per il 2010 si prevede una contrazione del 2 per cento della produzione agricola totale imputabile alla forte riduzione delle colture vegetali (- 5 per cento) e ad una crescita di tutte le produzioni zootecniche (+ 2,3 per cento). Intanto in Ciociaria si commentano positivamente i dati diffusi dall'Istat che, dal 2007 al 2008, ha riscontrato, nel settore primario, un incremento, davvero considerevole, pari al 19%. "Le rilevazioni sulla produzione industriale elaborati dall'Istat, sulla base di una analisi su dati Ismea a livello nazionale – ha commentato il direttore provinciale di Coldiretti Gianni Lisi – fanno emergere dei cali produttivi che dovrebbero riguardate tutte le coltivazioni tranne l'olio di oliva ed in particolare l'ortofrutta (mele, pere, pesche, agrumi e kiwi, patate e pomodoro da industria), ma anche i cereali invernali, il mais e il riso. A differenza – aggiunge Lisi – sarebbero in lieve ripresa le consegne di latte e in aumento le macellazioni di carni bovine, bufaline e suine, e avicole". Intanto però il direttore della Coldiretti sottolinea la performance della provincia di Frosinone per l'agricoltura in relazione al valore aggiunto che per gli anni presi in esame dall'Istat (2007-2008) indicano un dato senz'altro positivo. Nello stesso periodo – ha detto Lisi – l'industria registra un -1,3% e i servizi un +1,2% e in totale in provincia il segno è positivo anche se solo dello 0, 7%. Il settore agricolo, in virtù senza dubbio anche degli aiuti inseriti nel piano di sviluppo rurale per i giovani, ma, anche in considerazione della vitalità di alcune attività che si sono riscoperte e in questi anni consolidate, fa segnare questo risultato. La traduzione del mero numero credo – conclude Lisi – vada letta nella direzione della grande attrattiva che oggi la multifunzionalità dell'agricoltura assicura e all'apertura, anche in Ciociaria, di numerose imprese dedite alla vendita diretta, all'agriturismo e più in generale, alla valorizzazione delle produzioni eno-gastromomiche riconducibili al prodotto locale. Riscontri più che positivi – ha concluso Lisi – per il nostro progetto la filiera tutta agricola e tutta locale che come organizzazione stiamo portando avanti con passione e con discreto successo a giudicare oltre che da questa percentuale anche dal gradimento dei cittadini-consumatori".

DISAGI SUI TRENI, DIRITTO AL RIMBORSO

La Provincia FR 14.1.11 p.12
di Giorgio Alessandro

Pacetti

I disagi subiti dai pendolari laziali nella giornata di lunedì scorso, causati da un guasto alla linea elettrica in prossimità della Stazione Termini, mi fanno ritornare indietro di qualche anno quando Trenitalia decise di automatizzare la Stazione Termini per il controllo del traffico con un "computer" altamente sofisticato, mandando in pensione, dopo sessanta anni di onorata attività, il vecchio sistema manuale a leva. Il cervellone, chiamato Apparato Centrale Statico, attivato l' 11 Ottobre 1999, costato 70 miliardi delle vecchie lire, permetteva di far ospitare alla Stazione Termini ben 900 treni al giorno invece dei 600 e di garantire una maggiore sicurezza. Per l'installazione di questo "cervellone" Trenitalia aveva ordinato la chiusura della stazione Termini dal sabato e alla domenica, per 53 ore, che purtroppo non furono sufficienti per l'attivazione. Il disguido aveva causato nella giornata del lunedì 11 ottobre numerosi disagi protratti per altrettanti giorni ai poveri pendolari.

La Consulta del Comitati pendolari del Lazio e le Associazioni dei consumatori, avevano chiesto come risarcimento viaggi gratis, sconti sugli abbonamenti e le scuse per i gravissimi disagi e le perdite economiche subite dai pendolari del Lazio.

E' quello che dovrebbero ora richiedere i pendolari del Lazio senza alcun indugio.

Finora avevano un bonus di risarcimento solamente i viaggiatori che utilizzavano Eurostar o Intercity che arrivassero a destinazione con un ritardo di oltre 30 minuti. Ora non più. Secondo la sentenza 16945 emessa dalla Terza Sezione Civile la Corte di Cassazione ha convalidato la decisione del Giudice di Pace di Roma che nell'ottobre 2000 aveva ordinato all'ex Ferrovie dello Stato oggi Trenitalia di rimborsare a due impiegate il prezzo del biglietto aereo che avevano dovuto acquistare nuovamente, per un importo di un milione e 200 mila delle vecchie lire. Le due impiegate dovevano partire per lavoro il 24 Novembre 1999 per Bruxelles con il volo Alitalia delle 9,15. Il volo venne perso per colpa del ritardo del treno navetta arrivato alla stazione di Fiumicino alle ore 8,56 anziché alle 8,18, come previsto da orario ferroviario. Questa sentenza si aggiunge a quella emessa nel 1999 dal Giudice di Pace di Venezia, che si era espresso su un caso in cui i ritardi assumevano addirittura il carattere della regolarità, ritenendo le Ferrovie dello Stato colpevoli di inadempienza relativamente al contratto stipulato con l'utente (sentenza n°10/99, pubblicata il 9/2/1999). Con detta sentenza il professore Alessandro Gozzo, pendolare, difeso dagli avvocati Antonio Romeo e Andrea Bordignon, ha ottenuto un risarcimento di 20.317 delle vecchie lire che, per quanto irrisorio, confortava i pendolari nell'adire la via del Giudice di Pace per ottenere giustizia. La sentenza del Giudice di pace di Venezia ha fatto da paio a quella emessa dal Giudice di pace di Roma che ha dato ragione ad un avvocato civilista di Fondi, pendolare, abbonato a Metrebus per la tratta Roma-Fondi, difeso dall'avvocato Maria Cialone. Secondo il Giudice di Pace di Roma, Trenitalia, aveva violato l'art. 1678 del codice civile, che regola i rapporti contrattuali dei servizi di trasporto. Poichè i pendolari sanno che esistono delle associazioni scaturite dal loro interno che tutelano i loro interessi, sono quindi invitati a prendere nota di tutti i ritardi, avallati dal Capostazione in arrivo, affinchè possano essere inseriti in una azione giudiziaria collettiva promossa con l'assistenza di un legale. Ora a seguito della pronuncia della Cassazione che ha confermato e rafforzato le decisioni prese in materia dai Giudici di Pace di Venezia e di Roma, i Comitati Pendolari del Lazio hanno deciso di raccogliere le prove dei ritardi ingiustificati, delle mancate coincidenze con i pullman di interscambio, della sporcizia delle vetture, dei danni materiali e morali subiti dagli utenti, allo scopo di adire le vie legali con ricorso al Giudice di Pace. A seguito di quanto sopra sarebbe bene, dicono i pendolari, che Trenitalia si mettesse in riga portando la qualità del servizio a livelli accettabili.

FROSINONE. SULLO "ANTI-ROMACENTRISMO" IL PDL RISCHIA SPACCATURE. IL GRUPPO PALLONE-ABBRUZZESE NON SEGUE IL CORAGGIOSO IANNARILLI

La Provincia Fr 14.1.11 pp.1 e 5 – di Cesidio Vano

Un'iniziativa: inopportuna, impraticabile, improponibile, penalizzante, intempestiva. Così, dando fondo ad un buon vocabolario, i sette consiglieri provinciali del Pdl Eligio Ruggeri, Mario Giannadrea, Sergio Cippitelli, Gennarino Scaccia, Ennio Marrocco, Ernesto Tersigni e Silvio Tagliaferri (tutti dell'area politica di riferimento, nel Popolo della Libertà, degli onorevoli Alfredo Pallone e Mario Abbruzzese) hanno bocciato senza appello l'iniziativa promossa dalle province di Frosinone e Latina per un referendum sulla nascita di una regione senza Roma.

Una spaccatura nel Pdl ciociaro che è stata messa nera su bianco in un documento politico firmato dai sette ed inviato al presidente Iannarilli proprio il giorno in cui, ieri pomeriggio, nella sede dell'amministrazione provinciale di Frosinone si è tenuta l'assemblea che ha dato vita al Comitato referendario per il Sì.

In una nota ufficiale i sette consiglieri provinciali scrivono:

«I sottoscritti consiglieri provinciali del Popolo della Libertà di Frosinone, in merito all'iniziativa nata per promuovere una "Nuova Regione" staccata da Roma, osservano che, seppur legittimo, il progetto è da ritenersi inopportuno, intempestivo e non percorribile, soprattutto se si tiene conto che l'intera procedura rientra in un ambito di modifica costituzionale. L'iniziativa in questione non è praticabile, soprattutto se si considera il momento difficile che le finanze del nostro Paese stanno attraversando. Siamo in tempi di razionalizzazione e contenimento della spesa pubblica statale, quindi gli Enti Locali, Regioni, Province, Comuni ed Enti sovracomunali devono impegnarsi per ridurre spese e costi di gestione. Una "Nuova Regione" non può pensare di escludere Roma Capitale d'Italia, da sempre punto di riferimento per civiltà e cultura, centro della cristianità e sede di Associazioni e Organismi Internazionali, oltre che meta preferita del turismo mondiale. Roma Capitale d'Italia è un soggetto trainante per l'economia locale e nazionale. Può contare su un terziario del quale potrebbero avvantaggiarsi tutti, in primis le aree circostanti. Questo dovrebbe spingere proprio gli amministratori locali ad operare in sinergia, con determinazione e con il chiaro intento di trovare strade per legarsi il più possibile alle potenzialità di cui la Roma è dotata. Il progetto, inoltre, è intempestivo perché si stanno anticipando in modo superficiale quelli che saranno i contenuti dei decreti attuativi sul Federalismo fiscale, che daranno vita ad un nuovo e aggiornato sistema fiscale per tutti gli Enti Locali. In conclusione, pur ritenendo legittimo il progetto del nascituro Comitato per una "Nuova Regione", riteniamo che la proposta sia sconveniente, visto che andrebbe a creare un Ente territoriale che, senza Roma Capitale, difficilmente si posizionerà fra quelli ricchi e virtuosi. Ricordiamo, infine, che la strada del referendum potrebbe aver bisogno di molto tempo, probabilmente anni. Il progetto in questione rischia di rappresentare solo uno slogan per fini propagandistici». Il comunicato dei sette si conclude con un'affermazione fortissima: «Sulla proposta avanzata dal Comitato "Nuova Regione" la linea del Pdl è chiara: il partito è contrario». Un'affermazione, quest'ultima, perentoria che rivela forse come le sfere più alte del Pdl abbiano già liquidato l'iniziativa.

Da parte sua, Iannarilli, ieri in occasione della manifestazione tenutasi in provincia, ha dedicato solo poche battute alla vicenda: «Quei sette consiglieri provinciali – ha detto il presidente della provincia – dovrebbero ricordarsi che l'iniziativa per una regione senza Roma è nel programma elettorale con cui abbiamo vinto le elezioni. Programma che hanno firmato e sottoscritto anche loro e che i cittadini hanno votato. Allora lo scrivemmo quando in regione c'era il centrosinistra, oggi c'è il centrodestra ma questo non fa alcuna differenza. Io ho intenzione di onorare gli impegni presi con gli elettori. Poi – ha aggiunto – questa non è un'iniziativa politica. E' un'iniziativa che viene dalla società civile e che alcuni politici, tra cui io, appoggiamo». Iannarilli ha anche precisato che per lui non c'è alcun scontro all'interno del Pdl dove la questione non è stata affrontata, tanto che gli stessi critici consiglieri provinciali hanno riaffermato la loro fedeltà a lui presidente. Fedeltà di cui però non c'è traccia nel documento politico consegnatogli.

 

ANAGNI, POLENTATA PER SPESE LEGALI ANTI CAR FLUFF AL COMITATO PONTE DEL PAPA
La Provincia Fr 13.1.11 p.23
Il comitato cittadino "Ponte del Papa", in collaborazione con le varie associazioni civiche del territorio, organizza per sabato prossimo dalle ore 19 alle ore 22 presso il Centro Carni Monti, una polentata "per stare insieme e salutare il nuovo anno". Sarà un'occasione per stare insieme e per discutere dei problemi della nostra cittadina – fanno sapere gli organizzatori – in vista anche delle importanti scadenze che si profilano all'orizzonte. Tutti i cittadini sono invitati a partecipare, sono previste attività di animazione e di intrattenimento. Per ulteriori informazioni e per prenotazioni si può contattare il numero telefonico 3662902261.
Segnalato da DAS Anagni
Il Comitato Ponte del Papa organizza sabato 15 gennaio alle ore 19.00 presso il centro carni Monti in via anticolana di Anagni.

La polentata è finalizzata alla raccolta fondi per sostenere la battaglia legale anti inceneritore di Car fluff.
Gradita la prenotazione al n. 3930723990.
Per informazioni e aggiornamenti:

DAS e COMITATO OSTERIA DELLA FONTANA (vedi lista green friends)