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Comunicato Stampa

Depuratore Consortile Anagni, ASI se ci sei batti un colpo.


Comunicato Stampa

Depuratore Consortile Anagni, ASI se ci sei batti un colpo.
 

Il Prefetto di Frosinone, Ignazio Portelli, nel suo appello post natalizio lancia un velato monito a chi, con ipocrisia, si mescola tra i paladini per la tutela dell’ambiente, a nostro parere prendendo spunto dagli sviluppi giudiziari relativi all’incendio Mecoris, passati in esame alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma.

Nel frattempo, i cittadini attivi si muovono anche sotto le festività aderendo all’iniziativa del 22 dicembre delle “Magliette Bianche” e, anche con condizioni meteoclimatiche sfavorevoli, partecipano ad un tour nei luoghi più toccati dal disastro ambientale della valle del Sacco.
Ogni luogo visitato nel tour ha una sua caratteristica in un SIN molto eterogeneo, ma il depuratore consortile di Anagni è una di quelle situazioni paradossali, oggetto anche di numerosi servizi tv e articoli di giornale derivanti dalle continue segnalazioni, ultimo un servizio del TG3, che lascia l’amaro in bocca e dovrebbe far mobilitare gli enti locali e  quelli preposti alle attività giudiziarie: come al solito però devono essere i semplici cittadini, associati e non, a far riemergere i “dece-annosi” problemi.

Raccontarne la storia è necessario per ricostruire la vicenda, per tentare di ottenere risposte e avere notizie su quando l’opera incompiuta vedrà la luce.
Rileggendo le carte affermiamo che l’opera ha inizio ben 30 anni fa.
 
Negli anni ’90 la Regione Lazio ha realizzato il depuratore in zona ASI, in Comune di Anagni, concludendo i lavori in data 12 novembre 1992; l’impianto, di proprietà della Regione, non è però entrato in funzione a causa del sovradimensionamento della parte relativa ai reflui civili e industriali effettivamente prodotti e collettabili, nonché per la mancanza dell’ultimo tratto dei collettori fognari e di alcune necessarie apparecchiature”.

Con DGR n. 354/03 sono stati effettuati lavori per la ristrutturazione e l’adeguamento dell’impianto che prevedeva due fasi: una prima realizzazione, affidata nel 2005 ad ACEA ATO5 per un importo di € 3.606.131,46, con una capacità pari a 74.000 abitanti equivalenti, di cui 48.293 per scarichi industriali e 25.707 per scarichi civili; successivamente, l’impianto avrebbe dovuto acquisire una ulteriore capacità di 50.000 abitanti equivalenti.
In questo periodo viene istituito il SIN Bacino del fiume Sacco e iniziano le attività di bonifica da parte del Commissario delegato per l’Emergenza, tra cui quelle per l’avvio del Depuratore Consortile di Anagni.

Con delibera del 3 agosto 2007 la Giunta della Regione Lazio ha approvato l’inclusione dei lavori di completamento dell’impianto tra gli interventi infrastrutturali di prioritario finanziamento, costo € 4.000.000, e con disposizione commissariale del 13 marzo 2012, acquisito il parere del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del  Mare, si è affidata la gestione provvisoria dell’impianto al Consorzio per lo Sviluppo Industriale Frosinone (Consorzio ASI).

Preventivamente, il Consorzio ASI, il 19 maggio 2011, ha trasmesso alla Regione Lazio e all’Ufficio commissariale una relazione tecnica con cui ha segnalato la necessità di effettuare sull’impianto alcune attività complementari e propedeutiche all’avvio della gestione, evidenziando che in assenza di dette ulteriori attività non avrebbe potuto prendere in consegna l’impianto.

A questo punto l’Ufficio commissariale ha affidato i lavori e le attività complementari di adeguamento dell’impianto con lavori conclusi e collaudati, con esito positivo, in data 3 luglio 2014.

Nel frattempo con la delibera del C.d.A. dell’11 aprile 2012 il Consorzio ASI ha accettato la gestione provvisoria dell’impianto condizionandolo ad una convenzione con la Regione Lazio, sottoscritta in data 28 marzo 2013, per disciplinare i profili estranei alla competenza del Commissario.

I “profili estranei” si traducono nel 2014 con la presentazione da parte del Consorzio ASI alla Direzione Regionale Risorse Idriche e Difesa del Suolo ed all’Ufficio Valle del Sacco, di un piano lavori e servizi propedeutici all’avviamento dell’impianto, nonché una stima dei costi.

Il 26 ottobre 2016, il Responsabile degli Interventi, ha disposto l’impegno della somma di € 130.968,00 al netto di IVA a favore del Consorzio ASI, quale contributo alle attività funzionali all’avvio della gestione del depuratore.

Il 7 marzo 2017 viene approvato dalla Regione Lazio lo Schema di Protocollo d'intesa con il Consorzio per lo Sviluppo industriale Frosinone per la presa in carico ed avviamento dell'impianto di depurazione di Anagni.

In seguito, la vicenda viene riportata anche dalla Commissione Bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti con la relazione approvata il 17 ottobre 2017: “il suddetto impianto di depurazione, a seguito degli interventi effettuati, risulta idoneo al trattamento sia dei reflui industriali che dei reflui civili, rappresentando una infrastruttura essenziale per le collettività che insistono sul territorio ma non è ancora entrato in funzione”.
Alla Commissione con tutta probabilità non viene segnalato che ci sarebbe da verificare, oggi come accaduto già in passato, se non ci siano stati furti all’interno dell’area e se gli impianti, dopo anni di incuria, siano ancora realmente funzionanti.

Come non ricordare la conferenza stampa del 9 aprile 2017 in cui l’allora Assessore all’Ambiente della regione Lazio, Mauro Buschini, e il Presidente del Consorzio ASI di Frosinone, Francesco De Angelis, annunciavano che tutto era pronto per l’avvio del depuratore.

Dopo 30 anni, miliardi di lire e milioni di euro pubblici spesi per un’opera ritenuta da tutti di fondamentale importanza per preservare dagli scarichi indiscriminati uno dei corsi d’acqua più vilipesi della storia industriale del nostro paese, ci saremmo aspettati finalmente un’assunzione di responsabilità da parte del Consorzio ASI per trovare una soluzione definitiva alla messa in funzione del Depuratore Consortile di Anagni.
Ma noi siamo pazienti e, come è nostro costume, restiamo fiduciosi in attesa di buone nuove che ci permettano di partecipare all’inaugurazione di una delle opere più attese del nostro territorio.
 
Anagni, 23.01.2020
 
Firmato:
Retuvasa
Coordinamento di Frosinone Salviamo il Paesaggio
Diritto alla Salute
Città Futura
Cittattiva
Anagni Viva
GASP Frosinone
Legambiente Anagni
Comitato Rinascita
 

Magliette Bianche 22 dicembre 2019, Bianco Natal: l’Italia non SINquina!


MAGLIETTE BIANCHE ITALIANE - (22 Dicembre 2019)
 
Ci rivolgiamo al Governo Italiano, alla maggioranza ed alla opposizione di Camera e Senato, alle Regioni interessate ed alle Istituzioni competenti
 

Le Magliette Bianche sono cittadini che hanno a cuore la tutela della salute e dell’ambiente, spesso sono cittadini che vivono all’interno o in prossimità di territori gravemente inquinati, classificati dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalle Regioni come S.I.N. o S.I.R (Siti Interesse Nazionale o Regionale per le bonifiche da effettuare), oppure in territori in cui gli standard di qualità ambientale comunitari per aria, acqua o suolo potrebbero non essere rispettati.
Vi chiediamo di accogliere le seguenti richieste che scaturiscono dalla nostra esperienza, come cittadini esposti all’inquinamento ed impegnati tutti i giorni per reclamare i propri diritti ed il risanamento delle aree con criticità ambientali, che potrebbero condurre a problemi sanitari per la popolazione li residente o domiciliata. Auspichiamo una attuazione in maniera sempre più stringente delle leggi esistenti, con la creazione di nuove, nell’ottica di una nostra maggiore tutela, con un ruolo operativo e di coordinamento del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
Chi abita nei siti contaminati o in zone limitrofe, dove potrebbe essere esposto frequentemente a contaminanti pericolosi, cancerogeni e neurotossici, potrebbe forse vivere situazioni inaccettabili per una nazione che vuole dirsi, civile.
Chiediamo il rispetto delle norme esistenti e dei procedimenti amministrativi e penali rapidi ed efficaci, affinchè il principio “chi inquina paga” sia realmente rispettato e che siano svolte le bonifiche, con ristoro dei danni da parte delle aziende, che dovessero essere individuate come colpevoli.
E’ indispensabile varare nuove norme più stringenti. Con il nostro vissuto ormai siamo in grado di proporre misure concrete e specifiche, che non farebbero altro che riconoscere le nuove conoscenze scientifiche sull’impatto ambientale e sanitario dell’inquinamento e così contemplare, la maggiore sensibilità ambientale oggi esistente nella popolazione.
Questa iniziativa è scaturita dalla voglia di far rinascere i territori dove viviamo. La caratteristica che distingue le nostre iniziative è rappresentata dalla presenza di semplici cittadini con indosso delle “Magliette Bianche”, prive di qualsiasi ulteriore segno distintivo, che presenzieranno pacificamente per i loro diritti in luoghi pubblici o a libero accesso.
Ogni Individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”, recita l’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, parte del testo complessivo approvato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1984.
Chiunque può partecipare ai nostri eventi, in special modo tutti gli abitanti di zone con “criticità ambientali”, stanchi di subire passivamente situazioni che potrebbero forse anche avere ripercussioni sulla propria salute, ledendo così il proprio diritto all’esistenza ed a vivere in condizione di sicurezza, in un ambiente salubre.
 
Chiediamo:
 
1) CRONOPROGRAMMA NON DEROGABILE PER LE BONIFICHE, FINANZIAMENTI E RESPONSABILITA’
Partenza delle bonifiche ambientali in tutti i siti SIN d’Italia, senza compromessi o rinvii. La struttura ministeriale dedicata ai SIN deve essere rafforzata e prevedere obiettivi di breve, medio e lungo periodo, chiari e non derogabili in termini di aree bonificate/messe in sicurezza. Gli obiettivi devono essere pubblici ed il loro raggiungimento strettamente connesso alla retribuzione dei dirigenti. Le informazioni devono essere rese facilmente accessibili ai cittadini con un sistema di verifica pubblico.
Siano stanziate somme rilevanti nel bilancio dello Stato per garantire le bonifiche nei siti “orfani” (cioè dove non è possibile rintracciare chi ha inquinato) e per far svolgere lavori necessari e urgenti da realizzare “in danno” di chi sarà dichiarato colpevole dalla Magistratura. Le indagini dell’eventuale responsabile della contaminazione sia solo di competenza dei NOE o dei Carabinieri-Forestali o delle Capitanerie di Porto se trattasi di aree marine.

2) SORVEGLIANZA EPIDEMIOLOGICA NEI LEA E CURE GRATUITE
Siano effettuati, in breve tempo, dal Ministero della Salute per il tramite dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS) o dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), studi epidemiologici di coorte per ogni sito SIN, finalizzati a stabilire eventuali possibili correlazioni tra “cause ed effetti”. Il Ministero della Salute introduca nei LEA la sorveglianza epidemiologica anche per i Siti di Interesse Regionale per le bonifiche e nelle altre aree con criticità ambientali conclamate, che non rispettano gli standard comunitari.
Creazione di una tessera sanitaria denominata “Green Card SIN, gratuita per tutti gli abitanti, pregressi o attuali, vicini od interni ad aree SIN, con screening sanitari a cadenza, per rischi specifici, stabiliti da linee guida predisposte dal Ministero della Salute, specifiche per ogni area SIN. Tali attività dovrebbero essere inserite nei LEA.
 
3) VALUTAZIONE IMPATTO SANITARIO, VALUTAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE E SANITARIA
I ministeri della Salute e dell’Ambiente costituiscano un gruppo di lavoro congiunto per verificare, con il supporto di organismi pubblici di ricerca ed entro un anno, la sommatoria delle emissioni degli stabilimenti produttivi, ad alto e medio impatto ambientale, presenti all’interno o nelle immediate vicinanze dei SIN. Chiediamo che venga valutato non solo l’effetto cumulo ma anche quello sinergico delle emissioni e delle ricadute in una determinata area, a cui sono esposti i cittadini. Per ogni procedura di autorizzazione ambientale chiediamo che vengano eseguite una VIS (Valutazione di Impatto Sanitario) ed una VIIAS (Valutazione Integrata di Impatto Ambientale e Sanitario). Vi siano procedure pubbliche sulle verifiche connesse agli impianti a Rischio di Incidente Rilevante e siano obbligatoriamente resi pubblici i verbali dei CTR regionali, che si occupano degli Impianti a Rischio di Incidente Rilevante, garantendo altresì la possibilità di essere auditi su richiesta in sede di riunione.

4) COORDINAMENTO INTERFORZE PER CONTROLLI SUI REATI AMBIENTALI ED INASPRIMENTO DELLE PENE
Istituzione di un CNI - Coordinamento Nazionale Interforze, tra NOE, Carabinieri-Forestali, Guardia di Finanza e Guardia Costiera per l’accertamento di reati ambientali, che attui un programma minimo nazionale di controlli e sorveglianza a campione sui SIN e sui SIR, con particolare riferimento all'attuazione delle procedure di bonifica (con competenze anche, ad esempio, sui ritardi e sulle omissioni nelle attività di messa in sicurezza e bonifica), alla reale corrispondenza tra prescrizioni contenute nei vari procedimenti di carattere ambientale (A.I.A., V.I.A., A.U.A.) ed attuazione dei piani per gli impianti a Rischio di Incidente Rilevante di cui al D. lgs. 105 del 2015. Forte inasprimento delle pene per chi commette reati ambientali, frodi o falsificazioni alimentari, con ancora una maggiore tutela del Made in Italy ed una maggiore promozione e tutela delle eccellenze di biodiversità territoriali. Chiediamo una dichiarazione da parte di tutte le forze politiche finalizzata a non promuovere decreti, volti a concedere la facoltà di utilizzo ad impianti sequestrati dalla Magistratura. Venga previsto un reato per chi realizza opere e svolge attività in assenza di V.I.A. o V.Inc.A.

5) CREAZIONE DI UNA "DDA" DELL'AMBIENTE E SEMPLIFICAZIONE ALL’ACCESSO ALLA GIU-STIZIA PER I CITTADINI
Riteniamo necessaria una maggiore specializzazione delle Procure sui reati ambientali, connessi all'inquinamento. Si propone la creazione di una “Procura Speciale Ambientale”, dedicata ai problemi dell'inquinamento e delle bonifiche, da affiancare a quella sui rifiuti.
Creazione di una apposita normativa “semplificata”, volta a favorire la tutela legale degli individui che vivono od hanno vissuto attorno o nei siti SIN e che potrebbero aver visti lesi, negli anni, dei loro diritti.
 
6) CANCELLARE L’ATTUALE ANALISI DI RISCHIO
Riteniamo che debba essere abolita l’attuale Analisi di Rischio, fissando soglie e limiti certi delle CSC - Concentrazione Soglia di Contaminazione, adottando un approccio olistico ed ecosistemico, che non guardi esclusivamente all'esposizione umana.
 
7) CANCELLARE L’ART. 242 BIS SULLE PROCEDURE SEMPLIFICATE ED ABOLIZIONE DELLA V.I.A. POSTUMA OD A SANATORIA
Venga cancellato l’art. 242 bis sulle procedure semplificate od in subordine, prevedere da parte delle ARPA regionali, almeno un elenco minimo di sostanze da ricercare con controlli a campione sul 20% dei siti nelle fasi preliminari. Chiediamo che sia abolita la cosiddetta V.I.A. postuma ed in sanatoria, introdotta dal D. lgs. 104 del 2017.
 
8) RUOLO DEI COMUNI
Ridefinizione della normativa sulle responsabilità dei Comuni per le procedure di bonifica nelle aree inquinate non SIN, con previsione di parametri minimi di personale esperto (geologi; biologi; ingegneri ambientali) per istruire i procedimenti, introducendo l'azione sostitutiva delle regioni per i comuni che non hanno le competenze minime, oppure definire strumenti di coordinamento tra enti.
 
9) TRASPARENZA, PARTECIPAZIONE ED EDUCAZIONE AMBIENTALE
Venga assicurata dal Ministero dell'Ambiente e dalle Regioni la massima trasparenza ed accessibilità alla documentazione connessa alle procedure di bonifica nei SIN ed ai monitoraggi ambientali. La pubblicazione deve essere integrale e preventiva rispetto alla convocazione delle conferenze dei servizi, senza che sia assoggettata alla norma sull'accesso agli atti (con tempi che quindi potrebbero non consentire di accedere ai documenti prima delle decisioni). Chiediamo l’applicazione del D. lgs. 195 del 2005 sulla trasparenza delle informazioni ambientali attraverso:
- Programma di incontri pubblici informativi sui SIN da parte del Ministero (almeno due ogni anno); - Sviluppo dei piani di comunicazione;
- Sviluppo di siti WEB dedicati per i SIN/SIR e per le bonifiche, almeno nelle città capoluogo.

Per quanto riguarda l’educazione ambientale, siano finanziati ed attuati dal Ministero dell’Ambiente e dalle Regioni interessate, programmi specifici per le scuole dei territori SIN, SIR od in cui non siano rispettati gli standard ambientali comunitari. Siano finanziati altresì dal Ministero dell’Ambiente e dalle Regioni interessate, attività conoscitive dei territori SIN, SIR, rivolti all’intera collettività in essi residente o domiciliata.
 
10) CAMBIAMENTO DELLE POLITICHE PRODUTTIVE
Creazione di un piano industriale italiano volto al cambiamento delle politiche produttive, con una normativa che incentivi la realizzazione di prodotti ecosostenibili, venduti in imballaggi esclusivamente compostabili, con progettazione a priori del fine vita.

 
Alcuni dei nostri slogan:
  
Bianco Natal: l’Italia non SINquina! - Cosa si è fatto SINora? - La nostra vita, non è business! -Bonifichiamo la nostra Italia! - La nostra salute, viene prima del vostro profitto!
 
  
Le “Magliette Bianche” saranno presenti su:
 
Gela, Sulcis, Livorno, Augusta, Bacino del fiume Sacco, Massa Carrara, Biancavilla, Bari, Manfredonia, Casale Monferrato, Val Basento, Orbetello, Taranto, Trieste, Falconara, Mantova, Brescia, Crotone, Civitavecchia, Bussi, Firenze, Val Basento (Località Pisticci), Bologna, Piombino, Milazzo, delegazione “all’Angelus” del S. Padre, Vaticano.

Per il SIN “Bacino del fiume Sacco è previsto un “Flash Mob” itinerante con i seguenti luoghi e orari:
Colleferro - Quartiere Scalo - ore 9.00
Anagni - Depuratore Consortile - ore 9.40
Frosinone - Discarica Le Lame - ore 10.20
Ceccano - Bosco Faito - ore 11.00
Ceprano - Ex Olivieri - ore 11,40

Il manifesto al LINK
 

SIN Bacino del fiume Sacco, cosa si ottiene con la partecipazione agli incontri pubblici?


Comunicato Stampa
Retuvasa e Coordinamento Interprovinciale
 
 Cosa si ottiene con la partecipazione agli incontri pubblici?

 
Informazione, Conoscenza, Partecipazione, Condivisione, Trasparenza sono stati gli obiettivi dell’incontro pubblico tenutosi a Colleferro per lo stato dell’arte della bonifica del SIN “Bacino del Fiume Sacco”.

Sono elementi che non possono prescindere l’uno dall’altro, senza uno di essi non può esserci Consapevolezza e Coscienza, e questo dovrebbe valere per ogni area tematica non solo per quella ambientale.

La ‘Vertenza valle del Sacco’ ha sollevato già queste necessità, di fronte allo scarso impegno da parte delle diverse Istituzioni coinvolte e soprattutto senza un loro coordinamento, che costituisce una condizione necessaria non solo per una azione efficace, ma anche per rendere fattibile la partecipazione dei cittadini. Associazioni e Comitati hanno svolto in proposito una funzione di supplenza, ma questa azione non può sostituire procedure e strumenti di partecipazione e condivisione delle informazioni e della conoscenza.

Il convegno di sabato 22 novembre ha permesso a cittadini ed Istituzioni di entrare in contatto diretto con chi dovrà sovraintendere tutte le operazioni di bonifica del SIN , il cosiddetto RUA o Responsabile Unico dell’Attuazione, attualmente in capo all’area Bonifiche della Regione Lazio sotto la Direzione dell’ Ing. Flaminia Tosini.
 
Uno dei primi effetti di questo incontro è stato quello di definire modalità di consultazione periodica e permanente con tutti i soggetti attivi  del territorio.
Premesso che i contenziosi aperti con la Regione Lazio  restano necessariamente in piedi, per il SIN apriamo una nuova fase, già sperimentata durante le sessioni della conferenza dei servizi istituita allo scopo di ridefinire la nuova perimetrazione del SIN, quella dell’incontro tra le parti per la soluzione dei problemi.

L’ing. Tosini, assieme ai suoi collaboratori, dopo una breve introduzione sullo stato dell’arte della bonifica si è prestato alle numerose domande e richieste da parte di Amministratori e Cittadini, nelle quali si è manifestato la volontà di capire, a fronte della oggettiva complessità degli aspetti tecnici ed amministrativi.

Se i presenti hanno potuto rendersi conto della estrema articolazione delle procedure amministrative, da cui dipendono i tempi di esecuzione delle diverse pratiche, dalle caratterizzazioni ai progetti di bonifica ed alla loro esecuzione, non si sono certo sentiti rassicurati dalla scarsità del personale addetto a queste pratiche. In proposito è emersa una proposta da parte delle amministrazioni di Colleferro (Sindaco Pierluigi Sanna) e Ceprano (assessore all’ambiente Elisa Guerriero) di recuperare personale per istituire un ufficio/sportello di collegamento. Nel frattempo si è in attesa della conclusione del bando di gara per la nomina del Dirigente dell’Area Bonifiche della regione Lazio.
 
Le domande hanno coperto un ampio raggio, passando per questioni specifiche nei vari angoli della valle del Sacco, Colleferro Arpa 2 e caratterizzazioni area industriale, Anagni polveriera, Frosinone Le Lame, Ceccano Bosco Faito, Ceprano Europress e regolamenti edilizi, indagini epidemiologiche., partecipazione e collaborazione.

L’importanza di partecipare a questo tipo di incontri è fondamentale, si viene a sapere ad esempio che a parte Arpa2 a Colleferro, il resto è in fase di avvio.

Per quanto riguarda le aree di proprietà SE.CO.SV.IM a Colleferro -area industriale-, la caratterizzazione fu effettuata ai tempi dall’Ufficio Commissariale senza il contraltare di intervento analogo da parte dell’ ARPA regionale,  richiesta in modo vincolante per ogni indagine. Alla richiesta di chiarimenti in merito,  si è prospettato una integrazione di indagine, sino ad allora comunque la questione della validità di quelle indagini resta in sospeso.

Le caratterizzazioni nelle aree ripariali ad esempio richiedono 4 campionamenti ad ettaro, per circa 800 ettari, da eseguire in un tempo che dipende ovviamente dalle strutture e dalle risorse a disposizione. L’Arpa Lazio, che dispone oggi di un laboratorio autonomo anche per le diossine, non sarebbe in grado di effettuare tutte le analisi in tempi brevi, per cui si pensa di stipulare convenzioni con altre ARPA, Istituto Superiore di Sanità, Servizio Sanitario Nazionale, Istituto Zooprofilattico Nazionale e ASL come comunicato dal RUA alle amministrazioni locali. Probabile si debba ricorrere anche all’ausilio dei Carabinieri Forestali per l’accesso alle aree oltre naturalmente al supporto delle Amministrazioni locali. La tipologia di interventi si valuterà in relazione al grado di contaminazione, prima di allora non c’è motivo di delineare sperimentazioni o altro. E’ previsto un incontro con le Amministrazioni per i giorni dal 13 al 16 gennaio 2020 presso la sede del RUA.

La Circolare ministeriale del 02.05.19 per gli interventi edilizi in area SIN non ha contribuito a una reale normalizzazione, per cui i Comuni si trovano costantemente in netta difficoltà nel rispondere alle richieste che gli pervengono, ciò tende a congelare questo settore tecnico amministrativo con il pericolo di ricorsi avverso gli stessi Enti. E’ stato chiesto al RUA di farsi portavoce di questa situazione presso il Ministero.

La nuova indagine epidemiologica è in fase di avvio secondo i termini dettati dalla Delibera Regionale del 2016, delibera che prevedeva anche il monitoraggio delle acque. Quest’ultima, che include anche pozzi privati, richiede per la sua complessità il coinvolgimento dei Comuni, delle ASL, dei cittadini. Quindi collaborazione e coordinamento.

Per la discarica delle Lame a Frosinone si è accennato, ma il discorso è ancora prematuro, ad una paratia che tenda ad evitare la migrazione di contaminanti in falda e nel fiume, impensabile ad oggi che si possa pensare all’asporto dei 600.000mc di materiale informe da inserire nella programmazione della bonifica, anche perché ciò non è previsto in termini legislativi. La discarica delle Lame è stata inserita nel SIN per la sua internità all’area industriale e prossimità al fiume. Asportare i rifiuti dalle Lame costerebbe un centinaio di milioni di euro, inoltre recuperare quei rifiuti è praticamente impossibile per la loro eterogeneità.
 
Ci si è concentrati anche sugli scarichi nel fiume per i quali ci sono normative vincolanti da rispettare. Molti impianti ricadono in aree di competenza ASI ad esempio ed è da li che dovrebbe partire la task force sui controlli. Molte aziende sono state indotte agli auto-campionamenti e si sta provvedendo, in caso di rinnovo di autorizzazioni provinciali, ad intervenire con prescrizioni nel merito.

In particolare la situazione di Patrica molto preoccupante, ora può diventare area ad elevata crisi ambientale secondo la nuova Legge regionale, ci sarà da ragionare come ciò si integra nel SIN.

In generale ogni procedura attivata per gli interventi sul Sin è documentata sul sito della regione, tuttavia può risultare difficile recuperarla per cui è stato accolto con favore l’idea prospettata in un intervento di creare un sito in cui vengano raccolte tutte le informazioni relative in modo da renderne agevole la consultazione.

Le informazioni fornite in questo incontro pubblico, grazie alla ricca interlocuzione tra i responsabili ed partecipanti, ha delineato i caratteri di un contesto molto complesso che richiederà per essere affrontato il senso della responsabilità da parte di tutti gli attori in gioco in questa partita. A tal proposito dobbiamo ancora una volta evidenziare la scarsa partecipazione da parte delle amministrazioni dell’area SIN, invitate in tempo utile via PEC, a cui forse è sfuggita l’importanza di un confronto pubblico con i soggetti responsabili della azione di caratterizzazione e bonifica.

Ci siamo premuniti di ringraziare chi -nel corso di questi anni- ha contribuito con passione a mettere in campo la propria professionalità per il bene del nostro territorio, dai componenti dell’ex Ufficio Commissariale per quanto fatto nel periodo di loro competenza, a quelli regionali, in particolare sul ricorso al TAR contro il declassamento e per l’approccio sulla fase di riperimetrazione.

Come Retuvasa, come Coordinamento Interprovinciale, come Vertenza valle del Sacco abbiamo aperto una strada al confronto pubblico che, come richiesto in fase di firma dell’Accordo di Programma Quadro della bonifica, può portare ad una forma di partecipazione e collaborazione volontaria delle Associazioni - il RUA ci ha chiesto indicazioni su come improntarla- soprattutto dando disponibilità a programmare trimestralmente questa tipologia di incontri, necessari per garantire la conoscenza dello stato dell’arte.

 
Valle del Sacco, 27 novembre 2019
 
Al LINK le slides dell’incontro
 

Incontro Pubblico 22 novembre 2019, a che punto siamo con la bonifica del SIN "Bacino del fiume Sacco"

Comunicato Stampa Retuvasa e Coordinamento Interprovinciale

A che punto siamo con la bonifica del SIN “Bacino del fiume Sacco”
Incontro Pubblico con l’Ing Flaminia Tosini RUA del SIN
22 novembre 2019 a Colleferro
 

In seguito all’Accordo di Programma Quadro del 6 marzo scorso si delinea una nuova fase per la bonifica del Sito di Interesse Nazionale (SIN) “Bacino del fiume Sacco”.

Dopo l’interruzione delle attività di inizio 2013 con il declassamento a competenza regionale, il ricorso al TAR da parte della regione Lazio che lo riporta a competenza nazionale, la fase di ri-perimetrazione, si giunge a stabilire il cronoprogramma e chi dovrà presiedere le attività connesse.
Il Comitato di Controllo composto da un responsabile del Ministero dell’Ambiente, della Regione Lazio, dell’Ispra, dell’Arpa Lazio avranno la funzione di supervisione.

Il 22 novembre 2019 presso la ex sala Konver di Colleferro in via degli Esplosivi alle ore 17.00 incontreremo l’Ing. Flaminia Tosini, Responsabile Unico dell’Attuazione (RUA) delle attività di bonifica del SIN per fare il punto della situazione sullo stato dell’arte.

Invitiamo alla partecipazione Cittadini, Associazioni, Amministratori, riportando uno dei punti cardine della Piattaforma preparata per la Vertenza Valle del Sacco a nome del Coordinamento Interprovinciale Ambiente e Salute valle del Sacco e bassa valle del Liri al quale Retuvasa ha aderito: “Le forme di partecipazione che vogliamo attivare devono produrre una profonda e radicale innovazione organizzativa -un cambiamento del modo di funzionare delle istituzioni- capace di renderle più efficienti, di rendere più efficaci e giusti i processi decisionali.
Cabina di regia, informazione, formazione, educazione e partecipazione.
Sino ad oggi comitati e associazioni si sono dovute dedicare alla caccia delle informazioni, d’ora in poi il sistema delle informazioni pubbliche deve essere aperto, deve rivolgersi ai cittadini educandoli alla consultazione, rendendoli partecipi di ogni importante cambiamento. Deve essere strumento di educazione e formazione di una opinione pubblica consapevole, al servizio delle istituzioni e delle reti educative e culturali da cui dipende la formazione di cittadini consapevoli.”
 

Valle del Sacco, 18 novembre 2019
 
Info:
Link Manifesto
https://drive.google.com/file/d/1GpAAOCCsOxsI1vZCP8vXeKFoNpcUOtES/view?usp=sharing
Link Evento FB
https://www.facebook.com/events/501842890414839/
 

Colleferro e la cultura delle armi.


Comunicato Stampa Retuvasa

Colleferro e la cultura delle armi


 
Nel mondo la guerra, le guerre non si sono mai interrotte dai milioni di morti del Congo alla macelleria dello Yemen.  La guerra continua ad essere strumento per risolvere conflitti e regolare l’accesso alle ricchezze del pianeta, devastando regioni di soluzione dei conflitti che nascono dalla volontà di appropriarsi delle risorse strategiche delle diverse regioni del globo. Guerre che distruggono le condizioni di vita di intere popolazioni, mentre il modello di sviluppo produce la migrazione verso le aree urbane con conseguente sviluppo di gigantesche megalopoli verso le nazioni più sviluppate. La guerra è un elemento fondamentale e necessario per il modello di sviluppo dominante, certamente non l’unico, ma ineliminabile.
 
Il nostro paese è diventato una posta in gioco simbolica dello scontro politico -la contesa è su poche decine di migranti salvati dalle ONG, mentre contemporaneamente centinaia di altri sbarcano autonomamente, senza contare quelli che nel frattempo sono annegati-, soprattutto da parte di chi punta ad esasperare le contraddizioni e le reazioni dei cittadini italiani, soprattutto le parte più povera esasperata dalle proprie condizioni di vita, incapace di mettere in piedi autonomamente un conflitto, una lotta per migliorare le proprie condizioni di vita, a cui è facile proporre un capro espiatorio.
In questo contesto globale, nazionale e locale è necessario fare i conti con il ruolo che gioca l’industria degli armamenti del nostro paese.
 
Un riconoscimento particolare va riconosciuto agli attivisti che combattono contro la RWM Italia e la sua fabbrica di Domusnovas-Iglesias in Sardegna, che esporta armamenti verso l’Arabia Saudita artefice -nel silenzio globale- dell’eccidio nello Yemen.
Nessuna voce si alza in difesa di quelle popolazioni vittime di un massacro quotidiano da parte dei governi del mondo: lo Yemen non ha risorse da depredare, quindi può tranquillamente affondare nel mare dell’indifferenza.
La produzione di armamenti -bombe per aereo- della RWM Italia -100% di capitali tedeschi-, prima S.E.I. Società Esplosivi Industriali SPA, è un'attività insediatasi da poco meno di venti anni, nell’Iglesiente, territorio piagato dalla disoccupazione, facilmente ricattabile.
Colleferro fa da contraltare, ha nel DNA la cultura delle armi, Colleferro ha quel marchio di fabbrica che poche città italiane hanno “l’onore” di avere. A Colleferro si è nati e cresciuti con gli esplosivi nel giardino di casa. Colleferro è stata strategica nelle guerre mondiali e nel panorama industriale del nostro Paese. Colleferro ha dato da mangiare al popolo contadino bisognoso di cibo, ha permesso a tanti giovani di studiare, li ha resi edotti e volenterosi di sapere.
 
Tutto ciò però è splendidamente terminato.
 
L’industria bellica è oggi il residuo di un apparato industriale che mentre produceva ed esportava strumenti di morte, produceva e diffondeva sostante che portavano malattia e morte in tutto il territorio circostante.
Come dicemmo anni fa “la morte dentro e fuori”.
 
Oggi l’innovazione tecnologica, la forte concorrenza, l’impatto di armamenti ipertecnologici rende l’assetto industriale bellico di Colleferro ridicolo rispetto agli allori del passato, ma la cultura delle armi permane, ridimensionata, non più eccellenza italiana come un tempo, da tempo proprietà straniera.
La relazione del Governo per le autorizzazioni alle esportazioni nell’anno 2018 parla chiaro, c’è il crollo dell’interesse per il prodotto locale, ma il signore della guerra non demorde e attende con calma che ci sia una ripresa, qualche nuovo conflitto che gli permetta di risollevarsi.
 
La Simmel Difesa Spa segue l’onda nazionale riguardo al netto ridimensionamento delle esportazioni di armamenti.
Nel 2018 il paese ha subito un -53,78% rispetto al 2017 (-66,71% rispetto al 2016) di valore di autorizzazioni alle esportazioni passando da circa 10mld di euro a circa 5 mld di euro -erano 14mld di euro circa nel 2016-, cifre che comunque dovrebbero far riflettere su quanto possa essere ghiotta l’economia delle armi, e se il mercato estero è in ribasso allora si passa ad alimentare quello interno.
 
Nel 2018 la fa da padrone il Qatar con circa 2Mld di euro di richieste di armamenti dall’Italia -in seconda posizione il Pakistan, in terza l’Egitto-, lo scorso anno il primato spettava all’Arabia Saudita, complice anche la RWM Italia. A lume di naso tutti paesi che i diritti umani non sanno proprio dove siano di casa, alcuni sono anche in guerra e ciò contrasterebbe con la Legge italiana di riferimento, la 185/90, ma si sa in alcuni casi le Leggi vengono lasciate a libera interpretazione.
 
La Simmel Difesa SpA nel 2018 riceve autorizzazioni alle esportazioni per circa 23,6mln di euro contro i circa 60mln di euro del 2017 e i circa 45,5 mln di euro del 2016.
Facile intuire che è una azienda in decrescita, difficile intuirne il destino visto che in questo ventennio di insediamento dopo l’acquisizione del comparto bellico della ex Snia BPD, ha visto prima la cessione in mani inglesi, Chemring Group PLC, e da qualche anno in mano ai francesi, Nexter, gruppo societario di proprietà dello Stato transalpino.
 
La tipologia di produzione è cambiata di poco, i francesi l’hanno acquisita con tutta probabilità per il know how, la Simmel Difesa è l’unica in Italia che produce proiettili per i cannoni navali della Oto Melara, calibro 76/62, oltre a classiche produzioni come le bombe da mortaio illuminanti, 81mm, che schiariscono i cieli di guerra, o la testa di guerra del Missile anti-missile Aster frutto di cooperazione internazionale a cui partecipa anche la AVIO Spa, anch’essa sede di Colleferro.
 
Colleferro ha da decenni l’Arabia Saudita come cliente, la stessa di RWM Italia; circa 5mln di euro di spesa dal più grande paese della penisola arabica, un buon 20% del totale autorizzato all’esportazione per il 2018. L’India però si attesta a circa 13mln di euro di acquisti (più del 50% del totale), poi le Filippine, l’Egitto, la Grecia.
Insomma un variegato parco clienti, da più di 100 anni contribuisce a rifornire di armi le guerre, nei decenni passati anche con strumenti poi banditi dalla comunità internazionale come le mine antiuomo, le armi chimiche -nel caso di Colleferro ancora più subdola perché si fornivano ai clienti i test per modificare gli armamenti “convenzionali” forniti come i razzi Firos o i proiettili di artiglieria da 155mm, in vettori chimici-, le cluster bombs.
 
Un’onta che non potrà mai essere lavata.
 
Ora in seguito all’intervento del precedente Governo, che con un provvedimento ha posto il veto alla vendita di RWM Italia all’Arabia Saudita, di cui peraltro non si riesce a trovare traccia documentale, ci si attende che si faccia luce anche sulle esportazioni di Colleferro.
 
Qualcuno ci potrebbe domandare che cosa se ne fa dei lavoratori in caso di crollo delle vendite.
 
Riconosciamo le complessità e le difficoltà di sviluppare produzioni alternative, proprio per questo come movimenti abbiamo aperto un percorso che punta a costruire una vertenza di tutta la Valle del Sacco con l’obiettivo dare vita ad un modello di società, di uso del territorio, di filiere produttive, non solo compatibile, ma capace di ricostituire gli equilibri ambientali devastati nei decenni passati, di valorizzare le risorse del territorio.
 
La sfida non è delle più semplici, ma credere nella Vita è la nostra forza.
 
 
Colleferro, 21.09.2019
 
P.S. Invitiamo a sintonizzarsi su Rai2 Protestantesimo, programma curato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia in convenzione con la Rai, lunedi 23 settembre ore 8.00 per un interessante servizio su Colleferro e Domus Novas-Iglesias.
 
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