Condanna della Corte di Giustizia Europea per la gestione dei rifiuti nel Lazio.
CONDANNA DELL’UNIONE EUROPEA per la gestione dei rifiuti nel Lazio:
il commento di Raggio Verde, Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa), Comitato Residenti Colleferro, Cittadini Liberi della Valle Galeria, Fermiamo Cupinoro, Comitato Malagrotta, Comitato Rifiuti Zero Fiumicino
La Corte di Giustizia Europea, con la sentenza per la causa C323/13, ha dichiarato l'inadempienza dell'Italia agli obblighi statuiti dalla direttiva comunitaria 1999/31 di trattare adeguatamente i rifiuti prima del loro conferimento nelle discariche di Malagrotta, Colle Fagiolara, Cupinoro, Inviolata e Fosso Crepacuore della Regione Lazio e ha altresì dichiarato l'inadempienza dell'Italia agli obblighi statuiti della direttiva comunitaria 2008/98 di dotarsi nella Regione Lazio di un'adeguata ed integrata rete di impianti di gestione dei rifiuti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili.
Per le nostre associazioni, che da anni si battono per tutelare l'ambiente e rappresentare gli interessi dei cittadini delle aree colpite dagli effetti di tali inadempimenti come Cupinoro, Malagrotta e Colle Fagiolara, si tratta di un importante fatto, che, ci si augura, venga preso in seria considerazione da Stato e Regione, per modificare le modalità con cui fino ad ora sono stati gestiti i rifiuti nel Lazio.
La Corte di Giustizia europea ha sancito che la tritovagliatura non costituisce un idoneo trattamento dei rifiuti. E' da dire che sul punto si era pronunciato conformemente e in anteprima anche il TAR del Lazio, da ultimo anche a seguito di un ricorso proposto dalla Rete per la Tutela della Valle del Sacco, dal Comitato Residenti Colleferro e da Raggio Verde avverso l'ordinanza contingibile ed urgente emessa pochi mesi fa dalla Regione Lazio, che consentiva, ancora, l'abbancamento del 65% del tritovagliato nella discarica di Colle Fagiolara senza ulteriore idoneo trattamento.
Desideriamo invece soffermarci sulla declaratoria di inadempimento dell'Italia a dotare la Regione Lazio di una rete adeguata di impianti per la gestione dei rifiuti.
Dalla sentenza emerge che l'Italia avrebbe riconosciuto che la Regione Lazio non sarebbe dotata di un idoneo sistema di impianti TMB.
Ebbene, proprio il processo già citato avverso l'ordinanza contingibile ed urgente, emanata dalla Regione Lazio per una presunta insufficienza degli impianti TMB operanti nella Regione a trattare i rifiuti del bacino di Comuni afferenti alla discarica di Colle Fagiolara, ha invece evidenziato che tale insufficienza in realtà non sussisterebbe, tanto che la predetta ordinanza non è stata oggetto di proroga da parte della Regione Lazio.
Ciò che è emerso nel processo dinanzi al TAR è una gestione del trattamento dei rifiuti certamente non improntata alla massima trasparenza ed efficienza, ma, nel complesso, tutti i rifiuti della Regione Lazio possono essere trattati al suo interno, riferendosi in particolar modo ai TMB, salvo poi essere smaltiti altrove.
E come mai i rifiuti vengono smaltiti altrove?
E' questo l'effetto di anni di gestione emergenziale dei rifiuti, con Commissari che hanno consentito l'apertura di impianti di smaltimento, ad es. discariche in luoghi inidonei: a cominciare dalla discarica di Cupinoro, autorizzata con AIA dal Commissario emergenziale di turno in area adibita ad uso civico, zona ZPS e soggetta a vincoli, all'ultima autorizzazione emessa dal Commissario Sottile per la discarica di Monti dell'Ortaccio, oggetto poi di revoca da parte della Regione Lazio a seguito ed in virtù di quanto emerso in un complesso e ancora non esaurito processo di impugnazione della predetta A.I.A. promosso da Raggio Verde dinanzi al TAR del Lazio.
La declaratoria degli stati di emergenza rifiuti, talora – e ciò costituisce accertamento di un processo penale in corso – “creata ad arte”, ha consentito ai Commissari di derogare a norme in realtà inderogabili e ad affrontare il tema della impiantistica nel Lazio in maniera scoordinata e non conforme a quanto prescritto dall'Unione europea. Ed ora ne paghiamo tutti le conseguenze in termini di danni ambientali, alla salute e al patrimonio.
E' bene che lo Stato e la Regione prendano atto del fallimento di simili gestioni e adottino i provvedimenti necessari al fine di conformarsi agli obblighi della direttiva 2008/98 e ciò non vale solo per la rete adeguata di impianti ma anche per il rispetto della gerarchia nella gestione dei rifiuti.
La gestione dei rifiuti nella nostra Regione è stata, in violazione della direttiva 2008/98, improntata allo smaltimento in discarica, anche se, per il futuro, se verrà convertito in legge il decreto “Sblocca Italia”, bisognerà attendersi un malaugurato proliferare di inceneritori, con la paradossale definizione di “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell'ambiente.”
L'Unione Europea ci impone invece una gestione dei rifiuti che considera lo smaltimento – che sia in discarica o negli inceneritori- come la ultima ratio nella gestione dei rifiuti.
Ebbene, a distanza di ben 6 anni dalla direttiva, l'Italia non ha ancora adottato un piano concreto ed efficiente di prevenzione nella formazione dei rifiuti.
Nemmeno la proposta di legge del parlamentare on. Vignaroli del M5S sul “vuoto a rendere” certamente utilissima al fine di prevenire la formazione dei rifiuti, ha avuto seguito in un Parlamento che appare, agli occhi dei cittadini, completamente esautorato dal suo ruolo da un governo, poco rappresentativo dei cittadini, che emana decreti a pioggia e che ha inserito la proposta di legge nel collegato ambiente che verrà approvato dopo lo “sblocca- Italia”.
Cambiano i Governi, non la logica. Si continuano a percorrere impegni programmatici di esclusivo favore alle lobby industriali, tralasciando le terribili conseguenze sanitarie che tali decisioni comporteranno, con inopportuna sfrontatezza nonostante i continui richiami sanzionatori dell’UE e le richieste di intere comunità che chiedono a gran voce di abbandonare tali propositi.
Data, 19 ottobre 2014
f.to:
Raggio Verde
Rete per la Tutela della Valle del Sacco (Retuvasa)
Comitato Residenti Colleferro
Cittadini Liberi della Valle Galeria
Fermiamo Cupinoro
Comitato Malagrotta
Comitato Rifiuti Zero Fiumicino
Oltre 160 adesioni alla Campagna Blocca lo Sblocca Italia

“Blocca lo Sblocca Italia”, difendi la tua terra!
Partecipa alla campagna contro il decreto che distrugge il belpaese

Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.
Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.
Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio.
Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
COSA PUOI FARE DA CITTADINO, COMITATO O ASSOCIAZIONE?
PARTECIPARE AL PRESIDIO A ROMA a Piazza Montecitorio, un sit-in “a staffetta” tra cittadini che difenderanno la loro terra per i giorni:
MERCOLEDI' 15 OTTOBRE, ore 10-14
GIOVEDI' 16 OTTOBRE, ore 10-14
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Blocca lo Sblocca Italia, Presidio alla Camera il 15 e 16 ottobre

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MERCOLEDÌ 15 E GIOVEDÌ 16 OTTOBRE MATTINA A ROMA DUE GIORNI DI PRESIDIO
DI COMITATI E CITTADINI DAVANTI AL PARLAMENTO.
ATTENZIONE: le indicazioni di partecipazione per la Valle del Sacco e per le questioni riguardanti i rifiuti sono per il Presidio del 16 ottobre
MANDA UN'EMAIL DI DISSENSO AI PARLAMENTARI DA MARTEDI' 7 OTTOBRE.
L'APPELLO
Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento, Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale.
Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento.
Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva.
Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti.
Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli.
Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio..
Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità.
Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo.
Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.
COSA PUOI FARE DA CITTADINO, COMITATO O ASSOCIAZIONE?
PARTECIPARE AL PRESIDIO A ROMA
-Partecipare al presidio a Roma a Piazza Montecitorio, un sit-in “a staffetta” tra cittadini che difenderanno la loro terra per i giorni:
MERCOLEDI' 15 OTTOBRE, ore 10-14
GIOVEDI' 16 OTTOBRE, ore 10-14
-INVIARE UN'EMAIL “BLOCCA LO “SBLOCCA-ITALIA” A PARTIRE DA MARTEDI' 7 OTTOBRE ai parlamentari - link: www.acquabenecomune.org per testo ed indirizzi dei parlamentari.
PER ADESIONI DI ORGANIZZAZIONI E INFORMAZIONI: nosbloccaitalia@gmail.com
Prime adesioni: Coordinamento nazionale NO TRIV, Forum Italiano Movimenti per l'Acqua Coordinamento Nazionale Siti Contaminati; Abruzzo Social Forum; Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua; Rete per la Tutela della Valle del Sacco, Associazione A SUD; Stop Biocidio Lazio; Taranto Respira; Peacelink; WWF Taranto; NO Carbone Brindisi, Confederazione COBAS, Ambiente e Salute nel Piceno; Comitato Stoccaggio Gas S. Martino (CH), Comitati Cittadini per l'Ambiente di Sulmona; Associazione Nuovo Senso Civico; Comitato No TAP; Coordinamento nazionale No Triv-sez Basilicata; Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata; Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cremona-Mantova e Tirreno-Brennero; Onda rosa, comitatino di mamme e donne del centro olio (ENI) di Viggiano; No Triv Sannio, Altragricoltura, Comitato per la Difesa delle Terre Joniche, Rete Forum Ambientale dell'Appennino; Comitato No Powercrop Avezzano (AQ), Circolo culturale "Ambientescienze" – Cremona; Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano (SA), Comitato "No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili", Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni (Tortoreto, TE), Comitato Opzione Zero - Riviera del Brenta, Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, Forum Ambientalista di Grosseto, Associazione Made in Taranto, Ola (Organizzazione lucana ambientalista), Rete dei comitati in Difesa del Territorio, Medicina Democratica Onlus, Associazione AmbienteVenezia, Cambiamo Abbiategrasso, Circolo culturale "AmbienteScienze" di Cremona, Comitato NO Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, Comitato sardo Gettiamo le Basi, Radio AUT per l'antimafia sociale, Comitato NOil Puglia, Rete della Conoscenza, Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, Comitato SpeziaViaDalCarbone (La Spezia), WWF Potenza e Aree Interne, MEDITERRANEO NO TRIV, Comitato Verità per Taranto, Comitato 12 giugno Familiari delle vittime del lavoro di Taranto, Associazione ambientalista “Clan-Destino O.N.L.U.S.”, Ass. Ravenna virtuosa, A.N.P.I. Sezione di Nova Milanese (Monza e Brianza), Assotziu Consumadoris Sardigna – Onlus. Comitato NO TUNNEL TAV Firenze, Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", AmicoAlbero – Venezia, Movimento dei Consumatori, Collettivo Nonviolento Uomo Ambiente della BASSA - RE- Guastalla, L.O.C. - Lega Obiettori di Coscienza alle spese militari e nucleari, Milano, Coordinamento Campano per la Gestione Pubblica dell'Acqua, Brindisi Bene Comune, ATTAC Italia; Associazione ZeroWasteLazio, Associazione Alternativa@Mente, Rete Campana della Civiltà del Sole e della Biodiversità, Coordinamento regionale dei comitati NoMuos, Osservatorio sulla Repressione, Fondazione Lorenzo Milani, Associazione RAP Molise, Coordinamento No Triv - Terra di Bari, Coordinamento Nord Sud del Mondo, Mountain Wilderness Abruzzo; Associazione TILT!; Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia; Legambiente Italia; Comitato FuoriPista; Associazione Bianchi Bandinelli; Forum Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori; Rete civica italiana; Consiglio Metropolitano Partecipato; Era Onlus - Associazione Radicale Esperanto; Laboratorio sociale "La città di sotto" – Biella; Associazione Rita Atria; L'Albero Vagabondo; Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti; Fronte Sannita per la Difesa della Montagna; Forum Paesaggio Marche; CSOA La Strada; Action.
Colleferro, la discarica sta inquinando la falda
Comunicato Stampa
Rete per la Tutela della Valle del Sacco
Comitato Residenti Colleferro
Raggio Verde

Tale è la gravità della situazione che le conclusioni della Conferenza di Servizi del 9 luglio 2009 prescrivono ad Agensel di: “…comunicare immediatamente le misure adottate per la messa in sicurezza di emergenza; presentare entro 30 gg dalla data odierna il Piano di Caratterizzazione, con requisiti di cui all’Allegato 2 alla parte quarta del D.Lgs. n. 152/2006.”
La Conferenza di Servizi del 2010, pur prendendo atto che il Centro di Ricerca dell’Università La Sapienza di Roma ha attestato che la presenza di Ferro e Manganese, oltre i limiti consentiti, non è determinata dal percolamento della discarica, prescrive ad Agensel di installare ulteriori piezometri per il prelievo delle acque di campionamento dalla falda superficiale, intermedia, profonda.
Le analisi delle acque di falda attraverso i piezometri di ispezione vengono effettuate approfonditamente da Arpa Lazio nel 2011, che certifica la presenza, oltre i valori consentiti dalla Legge, di Manganese, 1,2 Dicloropropano, 1,4 Diclorobenzene ed una concentrazione di Tetracloroetilene prossima al limite. Risultanze che vengono ribadite, sempre da Arpa Lazio, nel 2013, nell’ambito dell’attività di verifica e di rispondenza alla Circolare del Ministro Orlando sul divieto di conferimento nelle discariche di rifiuti non trattati.
Come già anticipato, nel luglio 2104, l’Arpa Lazio, nel riesaminare la questione dei valori limite rende noto che dall’indagine risultano utilizzabili solamente 6 piezometri su 20 e che le pompe per il prelievo non sono conformi ai manuali ISPRA ed EPA.
Ma la nostra attenzione si concentra sulle conclusioni di tale indagine in quanto viene evidenziata la presenza, oltre i limiti consentiti, di sostanze come il Ferro, il Nichel, il Dicloropropano e conclude “… si coglie l’occasione per richiedere al Comune di Colleferro e agli altri enti competenti lo stato di avanzamento del procedimento di bonifica avviato con la citata comunicazione Agensel”.
Nel frattempo, a luglio 2013, Agensel è stata rilevata da Lazio Ambiente SPA, che nelle relazioni di bilancio di fine anno non sembra prendere in minima considerazione l’ipotesi di risolvere il problema dell’inquinamento della falda, ma si preoccupa essenzialmente di mantenere gli equilibri economici, ribadendo la necessità di costruire l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico (TMB).
L’Arpa Lazio parla di bonifica, non di profitti; questo significa che il sito non può accogliere rifiuti di nessuna natura, nemmeno quelli di scarto derivanti dagli impianti di TMB. Ne consegue che è necessario chiudere la discarica e bloccare anche la procedura di Autorizzazione richiesta da Agensel già dal 2010.
Non ci sorprende constatare, anche in questa circostanza, la leggerezza generalizzata nell’affrontare la grave situazione, da parte del Comune di Colleferro e degli enti preposti, tutti a conoscenza di quanto stava accadendo. La disinvoltura di amministratori irresponsabili, infatti, mette in conto il “prezzo” di pesantissime ripercussioni, facendole divenire come necessarie per mantenere in vita un sistema decaduto sotto tutti i profili. Ora, come sempre con cognizione di causa, le associazioni, i comitati e i cittadini rifiutano tale modo di governare il territorio e ribadiscono la richiesta di chiusura della discarica, non sotto slogan mascherati da intenti nascosti.
In divenire, è inconcepibile ed inaccettabile la presa d’atto della Regione Lazio che ha ritenuto opportuno premiare il Comune di Colleferro con un contributo di 1,5 milioni di euro a fronte del minore conferimento in discarica tra gli anni 2012 e 2013, a copertura del “buco” di bilancio derivante dal ristoro ambientale. Nella determina di contributo in effetti non si riscontra alcunché riguardo alla necessità di utilizzare tali fondi per la reale emergenza proveniente dalla discarica e cioè la contaminazione in essere.
Riteniamo, quindi, prioritaria la chiusura del sito e la sua messa in sicurezza, il fermo del conferimento di rifiuti e il blocco autorizzativo del TMB, l’installazione dei piezometri mancanti e la verifica costante dello stato delle acque. In caso contrario, la contaminazione si estende, si propaga e noi non vogliamo coprire l’incapacità amministrativa di un Comune e di una Regione.
L’economia del “profitto” del rifiuto sta crollando sotto i colpi derivanti dalle necessità di bilancio ai vari livelli, tra società pubblico-private ed enti locali, con l’unica direttiva, non comunitaria, di perseguire pratiche illegali, nascondendo ciò che ormai è di evidenza pubblica e dando il colpo finale all’ecosistema della Valle del Sacco già devastato da pratiche illegali molto simili alle attuali.
Colleferro, 6 ottobre 2014